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Ars et Labor | Musica e musicisti

1902 | 1912

Schede

Ars et Labor è una rivista che cerca “di allietare i suoi lettori con novelle e romanzi, di informarli di quanto vi è e si fa di buono, di attraente nel mondo, di mostrar loro in uno specchio riassuntivo le immagini più varie e più significanti degli atteggiamenti che va assumendo la vita moderna, si studia insomma di interessarli il meglio possibile a tutte quelle manifestazioni che formano l'espressione, il profumo, la grandezza, la bellezza, la spiritualità della nostra esistenza civile”. (da Ars et Labor – Musica e musicisti, gennaio 1911).

Ars et Labor – Musica e musicisti è una delle migliori avventure editoriali italiane di inizio Novecento. E’ una storia che si svolge dal 1902 al 1912 con l’unione di più riviste edite dalla casa editrice Ricordi, le quali vennero fuse man mano tra loro. La prima è Musica e Musicisti, che nel 1904 assorbe la Gazzetta musicale di Milano e che a sua volta entra a far parte di Ars et Labor nel 1906, successivamente inclusa nel 1913 a Il Secolo XX, dopo la morte di Giulio Ricordi. L’annata 1902 viene stampata nel formato 16x12 cm, mentre dal secondo anno nel classico formato in ottavo (25x18 cm). Tutto il percorso editoriale si caratterizza per il tono leggero ma non frivolo, il sense of humour, l’apertura ad un pubblico sia maschile sia femminile, colto ma in cerca di letture piacevoli, approfondimenti culturali e cronache mondane. Certamente Musica e musicisti ha un tono più intellettuale, mentre dal 1906 – come Ars et Labor – diviene più attento alla mondanità ed alle bizzarrie, seguendo i progressi tecnologici che consentono sempre più di migliorare la qualità editoriale, con la presenza di copertine e tavole a colori.

Musica e Musicisti diventa in breve un punto di riferimento per l’informazione musicale e teatrale italiana. L’annata 1902 ha un’uscita bimestrale, mentre dall’anno successivo esce con cadenza mensile. Ogni numero si divide in due parti, ognuno con una sua numerazione: il primo in carta patinata dedicato a servizi corredati da fotografie, mentre il secondo è su carta normale, scarsamente illustrato e contenente piccole rubriche e racconti, giochi, rebus, inserzioni pubblicitarie. Non mancano le cronache raccontate esclusivamente con gallerie fotografiche, brevi recensioni con immagini dedicate a giovani attrici e musicisti, la pubblicazione di piccoli pezzi musicali da poter suonare in privato (tra gli autori Francesco Paolo Tosti, Armando Seppilli, Mario Pasquale Costa, Napoleone Cesi, Enrico De Leva, Victor Dolmetsch, Giuseppe Galimberti, Renato Avena, Giulio Ricordi...). Tra le rubriche sempre presenti vi sono ‘Il giro del mondo in un mese’, ‘Proiezioni’ e dal 1903 ‘Attraverso le arti sorelle’ ed ‘In memoria’. Nel tempo si aggiunge 'Movimento politico estero' e 'Mirabilia' (con firma di Americo Scarlatti), 'Chiacchiere di un ingenuo' (Ugo Pesci) e soprattutto ‘Corrispondenza intima’, in cui sotto l’anonimato probabilmente si cela Giulio Ricordi, il quale risponde ai propri lettori con un linguaggio fresco, arguto e ironico su temi musicali, critica d’arte, bon-ton, vita di società. Dal 1904 la seconda parte della rivista viene integrata da vignette caricaturali dedicate ad avvenimenti musicali - più raramente alla politica locale – mentre dal 1910 compare la rubrica 'Le eleganze della moda'. Non mancano approfondimenti con ricchi apparati fotografici dedicati all’inaugurazione o ammodernamento dei teatri, soprattutto italiani: il Teatro Verdi di Napoli, il Corso ed il Duse di Bologna, il Massimo di Palermo. Nel 1906 con il passaggio ad Ars et Labor si assiste ad alcune modifiche editoriali, sparisce la rubrica ‘Albe e tramonti’ e ne sopraggiungono altre. Grande rilievo viene dato alla varie esposizioni e manifestazioni artistiche, spesso offrendo come anteprime servizi dedicati ai cantieri in costruzione. Il lettore viene anche invitato ad approfondire avvenimenti che segnano le cronache nazionali ed estere quali l'eruzione del Vesuvio del 1906, il terremoto di Messina del 1908 o l'inondazione di Parigi del 1911. Come di consueto per questo tipo di riviste sono presenti romanzi a puntate: il primo è L’incubo di Max Pemberton, con disegni di M. Greiffenhagen (1903), seguito nel 1904 dal Il teschio d’argento di Samuel Rutherford Crockett (con disegni di G. Grenville Manton), Oro! di Friedrich Gerstäcker (1904) e La figlia di Lady Rose di Mrs. Mary Augusta Humphry Ward (1904). Segue Antonio Quattrini col romanzo filosofico-spiritistico La pietra filosofale. Con il passaggio ad Ars et Labor nel 1907 vediamo avvicendarsi altri racconti: La casa del pastore di Pietro Magistretti e Faauma di Gilbert Watson, La moneta di stagno di Luciano Zùccoli (illustrazioni di Aleardo Terzi), Avventure di un violinista di Cesarina Lupati (illustrazioni di Aleardo Terzi). Nel 1907 viene svolto in sei uscite il pensiero di Mario Morasso in Armi e scene della guerra dell'avvenire, integrato dalle illustrazioni di Marcello Dudovich. Nel 1910 e per più di due anni il protagonista è Il giardino dell'inganno di Justus Miles Forman, con illustrazioni di Maurice Greiffenhagen.

Per comprendere quanto la rivista sia una diretta emanazione dell’editore basti ricordare che Giulio Ricordi amava comparire spesso sotto lo pseudonimo di Jules Burgmein quale autore di componimenti musicali e piccole opere teatrali, tra cui la ‘Secchia rapita’ del 1910. Ed anche lo stemma dell’azienda Ricordi - tre cerchi intrecciati tra loro – vede la presenza del motto Ars et Labor. Nel corso degli anni il mensile diviene sempre più curato nella grafica, con una insolita e moderna apertura verso la fotografia. I racconti per immagini possono servire anche a denunce sociali quali il problema degli affitti, i minatori sardi o le condizioni di accesso degli emigranti italiani negli Stati Uniti. La rivista è fedele promotrice del compositore Giuseppe Verdi, ma quando il suo astro va calando viene ‘sostituito’ dal Giovane Giacomo Puccini, il nuovo talento musicale seguito in ogni suo spostamento, con reportage dedicati alle sue opere, ai suoi viaggi, ai suoi momenti di vita privata. Tra le firme vi sono Emidio Agostinoni (1879 – 1933), Ercole Arturo Marescotti (1866 - 1928), Arnaldo Cipolla (1877 – 1938), Ugo Pesci (1846 - 1908), Salvatore di Giacomo (1860 - 1934), Onorato Fava (1859 - 1941), Arturo Lancellotti (1877 – 1968), Ettore Janni (1875 – 1956), Pompeo Molmenti (1852 - 1928), Mario Morasso (1871 – 1938), Giacinto Stiavelli (1853 – 1919). Alcuni si celano sotto pseudonimo: Amilcare Sebetius (1854 – 1932) alias Amilcare Laurìa, Carlo Mascaretti (1855 – 1928) alias Americo Scarlatti, Beatrice Speraz (1839 – 1923), alias Bruno Sperani. Non mancano interventi sporadici di Carlo Abeniacar, Giuseppe Lipparini, Egisto Roggero, Laura Gropallo, Cesarina Lupati, Ambrogio Annoni, Carlo Malagola, Guido Marangoni, Annetta Gardella Ferraris, Emilia Antonelli, Oreste Tencajoli, Berto Barbarani, Paola Lombroso, Bruno Sperani, Guido Vitali, Tito Ricordi, Arnaldo Cervesato, Ernesto Serao, Arnaldo Fraccaroli. Tra gli artisti che realizzano le copertine, i capilettera, le testatine e le illustrazioni interne troviamo Alberto Artioli (1881 – 1917), Ugo Galvagni (1867 – 1910), Gian Emilio Malerba (1880 - 1926), Leopoldo Metlicovitz (1868 - 1944), Alfredo Ornano (1880 - 1955), Aleardo Terzi (1870 – 1943), Marcello Dudovich (1878 – 1962), Ezio Anichini (1886 – 1948), Giuseppe Palanti (1881 – 1946).

Il periodico è stato un mezzo utile alla promozione della produzione grafica della casa editrice, soprattutto dei manifesti e delle immagini cromolitografiche. In quasi tutti i numeri viene inserito un inserto in cartoncino con una riproduzione a colori di propri manifesti, di opere eseguite da artisti attivi per la Ricordi, o di celebri dipinti dell’arte italiana. Punto forte di tutta l'esperienza editoriale è la cura con cui vengono realizzate le copertine a colori che divengono un vero e proprio catalogo del gusto Liberty italiano.

Roberto Martorelli