Schede
“… Voglio adunque che sia eretto nella Città di Bologna un Collegio d’educazione, a comodo d’instruire Giovani studenti di Belle Arti ed ivi siano mantenuti pienamente, in tanto numero, quanto potrà l’entrata di mia Eredità … questo Stabilimento sarà perpetuo e nominato il Collegio Venturoli …”
Bologna, 20 maggio 1820
Dal testamento di Angelo Venturoli.
Nei suoi primi 100 anni di attività, il Collegio Venturoli ha offerto vitto, alloggio, insegnamenti e formazione artistica a 70 giovani ospitati gratuitamente per 8 anni all’interno della Sede di via Centotrecento. Il Collegio ha svolto quindi il compito di liceo artistico privato ante-litteram, che oltre ad occuparsi della formazione artistica - disegno, pittura, scultura e architettura - ha fornito una profonda cultura umanistica prevedendo anche l’insegnamento di materie scientifiche e lo studio delle lingue, dal greco al latino, dal francese al tedesco. I beneficiari di questi privilegi erano giovani bolognesi con predisposizione alle belle arti che a causa del loro stato sociale non avrebbero potuto intraprendere studi artistici. “… Siano persone civili e bisognose e li più bisognosi siano sempre preferiti …” scriveva l’Architetto al punto “quinto” del suo testamento-regolamento, col quale nel 1820 poneva le basi per la nascita e il funzionamento del futuro Collegio. Certamente Venturoli da molto tempo pensava alla creazione del suo Istituto; lo dimostra la grande lucidità e chiarezza nell’indicare le complesse procedure per la sua nascita e la pianificazione di molti aspetti del suo funzionamento, lasciando però agli amministratori che si sarebbero avvicendati la possibilità di adattare il Collegio alle esigenze dettate dal mutare dei tempi.
Anzitutto stabilì erede dei suoi beni il futuro Collegio Venturoli e designò il marchese Antonio Bolognini Amorini, il conte Luigi Salina e l’economo Carlo Savini esecutori testamentari che alla sua morte avrebbero avuto il compito di far sorgere l’Istituto e gestirne il funzionamento. Allo stesso tempo i tre Esecutori testamentari furono nominati amministratori a vita e alla morte o alla rinuncia di uno di loro, i restanti dovevano eleggere il successore e così per sempre, in modo tale che il Collegio fosse sempre retto da tre amministratori. Dopo la scomparsa del Venturoli avvenuta nel 1821, i tre Esecutori testamentari acquistarono l’edificio di via Centotrecento ritenuto idoneo allo scopo e dopo un lungo restauro il 31 dicembre 1825 iniziò l’attività istituzionale con l’ingresso dei primi studenti. Anche per l’accesso dei ragazzi al Collegio le regole erano precise: dovevano avere compiuto 12 anni, appartenere ad una famiglia di modeste condizioni, essere nati a Bologna, essere di religione cattolica ecc. L’ingresso e l’avvicendarsi degli studenti erano scanditi dagli “Alunnati”; mediante alcune prove d’esame venivano scelti 6/8 studenti che fino ai 20 anni vivevano all’interno del Collegio, ricevendo gli insegnamenti necessari alla loro formazione culturale e artistica. Al primo piano dell’Istituto, è tuttora conservato il “Gabinetto delle Arti e delle Scienze” dove troviamo, accanto a numerose strumentazioni dell’epoca per esperimenti di chimica, fisica, astronomia e fotografia, una notevole raccolta di minerali ed una curiosa esposizione di uccelli impagliati con cartellino trilingue: latino, italiano e dialetto bolognese. È inoltre conservato un settecentesco manichino in legno a grandezza naturale il cui viso assume perfette sembianze maschili o femminili a seconda della capigliatura. Nella stanza troviamo anche la preziosa collezione di 605 tasselli in marmo appartenuta ad Angelo Venturoli, a dimostrazione del suo grande interesse professionale verso la policromia architettonica.
Nel suo testamento anche questa collezione assieme al suo archivio sarà oggetto di precise indicazioni: “Rapporto però alla collezione dei miei libri di Belle Arti ed a quella di Marmi, che non senza molte cure e dispendio mi è riuscito di fare, ordino e voglio che non siano distratte, ordinando e volendo anzi, che si conservino ad istruzione de’ Giovani del mio stabilimento. Così parimenti non si dovranno distrarre i miei tipi, mappe e relazioni potendosene però trarre nelle vie regolari quegli estratti e copie che fossero richieste, coll’andarne il profitto che se ne avesse, a comodo del detto Stabilimento.” È grazie a questa pianificata lungimiranza che il suo archivio non è andato perduto, arrivando integro fino ai nostri giorni e rispecchiando fedelmente la sistemazione originaria dovuta al marchese Antonio Bolognini Amorini - autore nel 1827 della biografia “Elogio di Angelo Venturoli Architetto Bolognese” - che dopo la morte di Venturoli si occupò del riordino e dello spostamento di tutto il materiale dalla casa dell’Architetto al Collegio. È solo in tempi relativamente recenti e grazie ai moderni mezzi informatici che ora è possibile consultare agevolmente l’enorme quantità di documenti. Basti pensare ai 7 contenitori fra album e cartelle con 1365 disegni, alle oltre 1800 lettere della corrispondenza (1772-1820) o ai 32 cartoni contenenti 974 perizie con relativo elenco originale in ordine alfabetico; ogni perizia è composta da un fascicolo che racchiude relazioni, mappe, stime edili corredate da schizzi a matita o a penna di straordinario interesse per la conoscenza del tessuto urbano e del territorio bolognese dell’epoca. Oltre ai quasi trecento volumi della sua biblioteca, vorrei segnalare una preziosa rarità ovvero la presenza di 5 cartoni di Raffetti (modelli in cartoncino a grandezza naturale di ornati architettonici) che Venturoli disegnava per le maestranze dei suoi cantieri.
Per tutto l’Ottocento l’Istituzione fu accompagnata dall’ammirazione e dal rispetto dell’intera città, sia per il gesto generoso del Fondatore, la cui fama era allora vivissima, sia per il prestigio degli Amministratori che si avvicendarono nella gestione. Alcuni di loro appartenevano a nobili famiglie come gli Amorini Bolognini, i Salina, i Piella, i Malvezzi, i Pizzardi, altri erano artisti come Alfonso Rubbiani, Raffaele Faccioli (pittore) altri ancora illustri rappresentanti dell’economia e della cultura; tutti loro seppero gestire in modo esemplare la didattica del Collegio avvalendosi dei migliori artisti della città e della vicina Accademia di Belle Arti. Insegnarono al Collegio fra gli altri Pietro Fancelli, Giacomo De Maria, Antonio Marchi, Alessandro Guardassoni, Napoleone Angiolini, Giuseppe Badiali, Gaetano Canedi, Gaetano Serra Zanetti, Giulio Cesare Ferrari, Francesco Cocchi, Alfredo Tartarini, Enrico Barberi, Achille Casanova e Gualtiero Pontoni. Tra i docenti troviamo anche ex allievi del Collegio stesso, come Giuseppe Modonesi, Tito Azzolini, Luigi Serra e Cesare Alessandrini. Ben diversa fu la sorte che attendeva il Collegio nel secolo successivo. I drammatici avvenimenti del Novecento collegati alle due guerre mondiali coinvolsero pesantemente l’Istituto, compromettendone l’attività e minandone suo malgrado il prestigio. Nel 1915 le stanze dei ragazzi diventarono alloggi per ufficiali in attesa di partire per il fronte e molti locali al piano terreno ospitarono i vari comitati di guerra. Terminato il conflitto, seguirono un decennio di profonda crisi economica e infine le conseguenze disastrose della seconda guerra mondiale, con il Collegio invaso da centinaia di sfollati che per lunghi anni occuperanno l’edificio.
È facile immaginare come questi tragici eventi avessero reso marginale e insignificante la storia e la missione del Collegio sfumandone i contorni e l’identità, nota ormai solo a pochi addetti ai lavori e ai giovani artisti che continuavano comunque a beneficiare di borse di studio in danaro, grazie alle quali potevano proseguire gli studi alle Accademie o alle Facoltà di Architettura. Va ricordato che il Collegio non ha mai percepito finanziamenti pubblici, dovendo sempre contare nella sua lunga storia esclusivamente sulle proprie risorse. E così sarà anche nel secondo dopoguerra, quando fortunatamente la forza dell’arte avrà il sopravvento sulle emergenze e inizierà una faticosa fase di rinascita e di lento recupero della perduta identità. Liberati tutti i locali dagli sfollati, si approfitta dei necessari restauri per dare un nuovo assetto all’Istituto. Dall’unione di alcune stanze si ricava l’attuale Galleria in cui viene esposta una selezione di opere eseguite dagli allievi; un percorso molto interessante che inizia con Luigi Serra, Luigi Busi, Raffaele Faccioli e attraversa quasi due secoli di arte bolognese, documentata con opere eseguite dagli artisti nel periodo della loro formazione giovanile. Nel 1955 inizia poi una nuova ed efficace forma di assistenza. Ai vincitori di concorso, oltre al contributo in danaro, viene concesso all’interno della Fondazione un locale adibito a studio, dove i giovani artisti possono compiere e sviluppare la propria ricerca artistica. La vicinanza dell’Accademia di Belle Arti rende particolarmente funzionale questa nuova modalità di assistenza come conferma la lettura dell’elenco degli artisti che si sono avvicendati al Collegio, fra i quali incontriamo autentici protagonisti dell’arte italiana ed europea. Solo scorrendo i verbali, le lettere e i documenti conservati in archivio, si può meglio comprendere lo spirito di questa singolare Istituzione, che anche nei momenti più difficili della sua lunga storia non ha mai negato aiuto e appoggio ai tanti giovani artisti in difficoltà, ai tanti giovani che nel momento di maggiore necessità nessuno considerava. Credo che questo dialogo silenzioso e poco noto intercorso fra amministratori e giovani artisti, questo sostegno discreto che apparentemente non fa notizia, costituisca in filigrana l’essenza di questo 190° anniversario di attività del Collegio, un valore etico che viene da lontano, dalla moderna intuizione del suo generoso Fondatore nel concepire un aiuto così mirato e sempre attuale convinto della missione irrinunciabile e universale del “fare arte”.
Dante Mazza
Elenco degli alunni per anno di ammissione
dal 1825 al 1919
1825 Benedetti Sartorini Giuseppe, Brunetti Enrico, Covelli Cesare, Radisini Raffaele, Zanotti Federico; 1834 Belvederi Gaetano, Berzotti Cesare, Dal Pane Girolamo, Dal Pino Raffaele, Leoni Camillo, Modonesi Giuseppe; 1841 Amadori Camillo, Calza Giovanni, Ferri Alfonso, Verardini Prendiparte Carlo, Zanetti Alessandro, Zanetti Carlo; 1849 Azzolini Tito, Busi Luigi, Canedi Gaetano, Faccioli Raffaele (arch.), Franceschi Benedetto, Monti Federico, Rabbi Alessandro, Sandri Ferdinando; 1858 Buriani Filippo, Faccioli Raffaele (pitt.), Guarini Gustavo, Massa Nicola, Serra Luigi, Tambroni Alfonso; 1867 Buttazzoni Ettore, Giorgi Ermenegildo, Gitti Ugo, Gozzi Arturo, Monti Enea, Suppini Augusto; 1876 Bordoni Gaetano, Breveglieri Odoardo, Carpi Arturo, Garagnani Alfredo, Lamma Alberto, Legnani Gio Luigi, Rusconi Cesare; 1885 Capri Cleto, Masotti Giovanni, Modonesi Alfonso, Pasquinelli Alberto, Romagnoli Giuseppe; 1894 Alessandrini Cesare, Bacchi Cesare, Balboni Francesco, Costa Giovanni, Franzoni Roberto, Graziani Paolo, Magli Angelo, Scandellari Ferruccio; 1903 Bazzi Mario, Boni Aldo, Dal Pozzo Francesco, Gamberini Aldo, Oppi Mario, Sacchetti Pietro; 1919 Bazzani Vito, Beghelli Amleto, Bernardi Alfonso, Checchi Ercole, Mastellari Gaetano, Mazzoli Giuseppe, Vignoli Farpi
dal 1930 ad oggi
1930 Gardenghi Benvenuto, Medini Paolo, Riguzzi Luigi; 1938 Masetti Renzo, Pasqui Renato; 1941 Cremonini Leonardo, Damiani Luciano, Pondrelli Mario, Trebbi Giorgio; 1950 Armieri Arrigo, Bonora Gustavo, Corazza Giuseppe, Ghedini Luciano, Mattioli Giancarlo, Munari Alberto; 1953 Trabisondi Francesco, Quadri Floriano; 1956 Barilli Renato, Fedel Fabrizio, Gagliardi Graziella, Maldini Piero, Vicinelli Giuseppe; 1957 Frasnedi Alfonso, Mascalchi Vittorio; 1960 Beghelli Pier Gianni, Gandolfi Alessandro; 1962 Azzaroni GiorgIo, Martinelli Mario, Mazza Ruggero, Zucchini Giorgio; 1964 Mariani Claudio, Pratelli Alberto; 1967 Armaroli Gianluigi, Avanzolini Adriano, Magoni Maurizio, Stefani Bruno, Vallara Raffaello, Zuffi Massimo; 1969 De Maria Daniele, Foschi Sonia, Mazza Dante, Nanetti Giulio; 1972 Burnelli Giorgio; 1973 Cassano Danilo, Degli Esposti Giovanni; 1975 Chinni Marisa, Mongiorgi Maria Angela, Riccò Giovanni; 1976 Gresleri Paolo, Semeghini Giuseppina; 1977 Billi Susanna, Pazzaia Alessandro; 1978 Armieri Andrea; 1980 Cavicchi Loretta, Magnani Manuela; 1981 Cesari Mila; 1983 Bergonzoni Stefano, Bolelli Maurizio; 1985 Carati Daniela, Giugni Stefano; 1986 Agostoni Donatella, Comani Daniela; 1991 Conti Davide, Evangelisti Michele, Fisciletti Alessandro, Galli Roberta, Malservisi Carla, Mezzaqui Sandra, Montanari Antonio, Spinelli Giuliano; 1994 Braghiroli Francesca, Canè Elena Maria, Matteucci Matteo, Piccinini Cristiano, Rivalta Davide, Russo Doriana, Serra Francesca, Sgarzi Sara, Trevisan Andrea; 1998 Camagni Jacopo, Farnè Elena, Finotti FranceSco, Guerra Silvia, Olivieri Daniela, Sarti Serena, Tomasini Elena; 2003 Chiasera Paolo, Fulgeri Marina, Geraci Lucia; 2005 Burnelli Alessandro, Fulgeri Gloria, Lagonigro Marcello, Lanzi Luca, Rambaldi Ketty, Zurigo Mary, Venturi Silvia; 2012 Baroncini Barbara, Capaldo Gianluca, Fenara Irene, Gresleri Giacomo, Paladino Simona, Trabucco Davide, Vitacco Nicolò.
Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina, 19 aprile - 14 giugno 2015. In collaborazione con la Fondazione Collegio Artistico Venturoli di Bologna