Note sintetiche
Scheda
Figlio del marchese Giovanni Andrea Bolognini Amorini e di Anna Maria Ariosti, figlia del senatore Alberto Corradino. Perde entrambi i genitori in tenera età, si prende cura di lui lo zio paterno Girolamo che nel 1779 lo iscrive al collegio dei nobili di San Severo, diretto dai barnabiti. Nel 1786, Dopo la pubblica disputa De iure naturae et genium, lascia il collegio e compie un viaggio per l’Italia attraverso diverse regioni, dove si concentra sulle opere d’arte fissando le sue impressioni in una serie di appunti corredati da disegni, in undici e particolarissimi diari di viaggio alla maniera del tempo, divisi per città. Torna a Bologna, dove il 7 novembre del 1792 sposa la ventenne Maria Ranuzzi figlia di Girolamo.
Il suo interesse si rivolge all’architettura, è appassionato di lettere, arti e poesia che compone in alcune occasioni, traduce dal latino all’italiano; sarà fondamentale la sua amicizia con Leopoldo Cicognara. Durante la sua vita ricopre diverse cariche pubbliche dell’amministrazione di Bologna, quando questa viene invasa dall’esercito francese, i molti cambiamenti urbanistici e le soppressioni lo stimolano ad una sistematica opera di compilazione, conservazione e descrizione delle opere destinate alla distruzione, che prende forma in una delle sue prime opere a stampa, la Descrizione dè quadri restituiti a Bologna, i quali dà Francesi che occuparono l’Italia nel MDCCXCVI erano trasportati in Francia, pubblicata a Bologna nel 1816 e dedicata al suo parente Luigi Salina, il quale aveva avuto parte attiva e fondamentale al recupero delle opere. Tra le molte istituzioni soppresse è compresa anche l’Accademia Clementina che viene trasformata nel 1806, nell’Accademia di Belle Arti. In questa il marchese, che già era stato nominato socio onorario nel 1805, divenne accademico e prese parte alla riforma degli statuti nel 1822, dopo due anni rivestì la carica di presidente e nel 1831 venne nominato propresidente.
All’Accademia recitò varie prolusioni come Sopra alcuni nei e difetti né quali hanno amato incappare molti coltivatori di arti belle per amore di novità, 1816; Sulla scelta dè soggetti pei concorsi accademici di Belle Arti, 1836; Sul sublime nelle belle arti, 1839. Ma la sua attività più importante la inaugura con le Memorie della vita del pittore Dioniso Calvart nel 1832, una scelta non casuale dato che l’artista di Anversa era stato aiutato e sostenuto dalla famiglia dei Bolognini a metà Cinquecento, e per i quali aveva eseguito numerosi dipinti e gli affreschi nella loro villa del Farneto dove uno di questi era stato messo in salvo proprio dal marchese Antonio, che lo volle spostare da una stanza dove era in pericolo ad un'altra, per evitare di comprometterne l’integrità. La sua attività storico-letteraria contribuì alla compilazione delle biografie di numerosi artisti bolognesi, tra cui il Dentone, Mitelli, Primaticcio, Albani, Reni, Domenichino, Guercino, i Carracci, raccolte poi nell’opera Vite dei pittori artefici bolognesi (Bologna, 1841- 43). Lo Schlosser collega quest’opera a quel tipo di letteratura artistica che prende le mosse dal Vasari e che a Bologna era stata particolarmente fertile (Montalbani, Malvasia, Crespi, lo sfortunato Bassani, Bianconi, Gatti etc.) lo stesso marchese considerava la propria opera il proseguimento della Felsina Pittrice del Malvasia; esiste una copia dell’opera delle Vite di Bolognini a pagine bianche alternate, dove egli aveva scritto alcuni appunti per una successiva ristampa riveduta e corretta, oggi conservata nella biblioteca dell’istituto Germanico di Firenze, contenente un ritratto del marchese tratto da un dipinto di Barbara Salina. Le sue spoglie vennero collocate nel grandioso monumento marmoreo a lui dedicato, opera di Stefano Galletti. Eseguito nel 1864, si trova nella Galleria Tre Navate della Certosa bolognese.
Alessia Marchi
Così viene ricordato il 18 giugno 1845 da Enrico Bottrigari nella sua Cronaca di Bologna (Zanichelli, 1960): "E’ stato in Bologna universalmente compianta la morte del benemerito Concittadino Marchese Antonio Bolognini Amorini, accaduta nella quasi ottuagenaria età sua. Ottimo cittadino e Padre amorosissimo della Famiglia, fu poi ornato delle più belle doti dell’animo e dell’ingegno. Per molti anni Presidente dell’Accademia di Belle Arti, vi si distinse per nobili maniere e per varie belle operazioni che lesse nelle circostanze delle distribuzioni de’ premi. Fu socio della nostra Accademia Benedettina; scrisse accuratamente e con squisito sentimento artistico le Vite dei pittori ed Artefici Bolognesi, che formano il seguito della Felsina Pittrice del Malvasia, corredandola di Ritratti. Nel 1841 fino al 1843 se ne fece una ristampa completa in due grossi volumi in quarto, pei tipi della Volèe. Vorrei che i giovani che trassero i natali da nobili famiglie si facessero imitatori dell’Amorini, e lasciando gli ozii e il dolce far niente, si mostrassero operosi e seguaci della virtù, per essere un giorno utili a loro stessi ed alla Patria. Ebbe onorata sepoltura nel momento gentilizio al cimitero della Certosa. (aggiornamento settembre 2022)
Bibliografia: Dizionario Biografico Italiani, 1969. De Tipaldo, 1845; Muzzi, 1845; Malvasia, 1846; Guidicini, 1868; Schlosser, 1964.