Schede
Dopo la caduta di Napoleone, le potenze vincitrici affrontarono la questione della restituzione delle opere d’arte, che erano state prelevate dai francesi durante le campagne militari. Nel settembre 1815 fu dichiarata la nullità del trattato di Tolentino, che assegnava la proprietà di cento capolavori italiani alla Francia. Lo Stato della Chiesa incaricò lo scultore Antonio Canova del difficile compito di riportare in Italia le opere sottratte. La scelta ricadde su quello che all’epoca era l’artista di maggior successo, da anni impegnato sul fronte della tutela dei beni culturali. Nel 1802 infatti Canova era stato nominato Ispettore generale delle Antichità da Papa Pio VII Chiaramonti e in più occasioni aveva sottoposto a Napoleone la delicata questione delle opere d’arte italiane. «Lasci, Vostra Maestà … lasci almeno qualche cosa all’Italia. Questi monumenti antichi formano catena e collezione, con infiniti altri che non si possono trasportare né da Roma né da Napoli», aveva affermato l’artista davanti all’imperatore. Nel 1815 Canova si recò a Parigi insieme ad Alessandro d’Este e il 2 ottobre cominciò a esaminare le opere di provenienza italiana. La missione parigina dello scultore durò un mese, segnata da diverse difficoltà. Non era facile infatti rintracciare le opere asportate, che negli anni erano state distribuite in diversi musei, castelli e chiese del territorio francese. Inoltre l’individuazione dei dipinti si basava in gran parte su elenchi approssimativi e descrizioni compilate in Italia molto tempo prima, condizionate dalla scarsa visibilità che i quadri avevano, quando erano collocati nella semioscurità delle chiese. Canova poi si trovò a fare i conti con la dura opposizione di Vivant Denon, direttore del Louvre, al quale dovette sforzarsi di «strappare ogni cosa». In generale la missione tralasciò le opere più difficilmente trasportabili e i lavori dei cosiddetti «primitivi», che lo scultore tenne in scarsa considerazione, anche influenzato dal suo gusto neoclassico.
A Bologna il primo convoglio proveniente da Parigi arrivò l’8 dicembre 1815, carico di casse con libri e manoscritti prelevati nel 1796. Tuttavia il nucleo più consistente giunse in città il 30 dicembre, scortato dallo stesso Canova. Si trattava di ventitré dipinti, sedici asportati da Bologna e sette dal paese di Cento. Una cronaca dell’evento fu stesa da Antonio Bolognini Amorini, nell’opuscolo «Nota dei quadri recuperati dal Museo di Parigi appartenenti a Bologna, e a Cento», che ricorda come Canova abbia partecipato alle operazioni in prima persona, aiutando gli operai nell’aprire le casse contenenti i preziosissimi dipinti. Questi, nonostante i rischi connessi al trasporto, arrivarono in Italia in ottimo stato. Anzi molte tele vennero restaurate in Francia, o almeno ripulite, dopo che per secoli erano state sottoposte al fumo delle candele e delle lampade ad olio. Un caso esemplare è costituito dal capolavoro di Raffaello, la Santa Cecilia, che i francesi avevano «trasferito su tela dalla tavola estremamente degradata su cui si trovava». Il restaurato governo pontificio cercò di dare il massimo risalto all’evento, comportandosi in quella occasione come fece il Direttorio francese nel 1798. Una grande mostra fu allestita nella chiesa soppressa dello Spirito Santo, in via de’ Gombruti, dove le opere recuperate furono rese visibili al pubblico per un’intera settimana, dal 14 al 21 dicembre. Il locale fu lasciato aperto dalle 11 del mattino fino alle 3 del pomeriggio. L’esposizione, che richiamò un notevole afflusso di pubblico, comprendeva diciotto dipinti. Al posto d’onore, di fronte all’ingresso, fu collocata la monumentale Pala dei Mendicanti di Guido Reni, mentre sulla porta d’ingresso aveva trovato posto la piccola Madonna con il Bambino di Guercino, quasi incastonata tra la Penitenza di Pietro dell’artista centese e l’Annunciazione di Annibale Carracci. Sul lato destro della chiesa vennero esposti in successione la Cattedra di Pietro del Guercino, la pala del Perugino, la Comunione di San Girolamo di Agostino Carracci, la Sant’Agnese di Domenichino, l’Assunta di Agostino Carracci, la paletta centese di Ludovico e la Maddalena di Cesare Gennari. Sul lato sinistro la mostra proseguiva con l’Apparizione di Cristo alla madre di Guercino, la Strage degli Innocenti di Guido Reni, il Sant’Alò di Cavedoni, la Madonna del Rosario di Domenichino, la Vocazione di Matteo di Ludovico, la Santa Cecilia di Raffaello e il San Bruno del Guercino. Le opere rimasero esposte per tutto il 1816 e nel gennaio 1817 furono collocate nell’aula grande di Sant’Ignazio, «che fu come rifondare la Pinacoteca bolognese».
Un elenco, compilato dal segretario del Louvre, Athanase Lavallèe, rende note le opere d’arte consegnate a Canova nell’ottobre 1815: Bologne / Le massacre des Innocens, du Guide. / Saint Hyacinthe et la Vierge de L. Carrache. / Sainte Cécile, de Raphael. / La Vierge, Saint Michel, Saint Jean, du Pèrugin. / L’institution du Rosaire, du Dominiquin. / L’Annonciation (en deux parties) d’Annibal Carrache. / La bienheureuse Vierge, attribuée à Garofalo. / Trois tableaux (sujets inconnus), attribués à l’Albano. / Une Sainte Famille, école du Guerchin. / Des Anges, de Masteletta. / Une tête, école du Guide. / Une bienheureuse Vierge, école des Carraches. / Le martyre de Saint Agnès, du Dominiquin. / La Vierge et Jésus apparaissant à Saint Brune, du Guerchin. / La Communion de Saint Jèrome, d’Aug. Carrache. / Saint Fèlix et Saint Guillaume, du Guerchin. / L’Assomption de la Vierge, d’Aug. Carrache. / Jésus portant sa Croix, du Guide. / Saint Bernard recevant sa règle de la Vierge, du Guerchin. / La Circoncision, du Guerchin. / La Résurrection, d’Ann. Carrache. / La Vierge, Sainte Marguerite etc, du Parmesan. / La naissance de la Vierge, de l’Albane. / La conception de la Vierge, du Tiarini. / La vocation de Saint Mathieu, de L. Carrache. / La Vierge apparaissant à saint Eloi et à Saint Pétrone, de Cavedone. / Job sur trône, recevant des présens, du Guide. / La Vierge, le Christ mort, et le saints protecteurs de la ville de Bologne, du Guide.
Non tutti i dipinti elencati fecero però ritorno a Bologna. Alcuni vennero lasciati in Francia, come il Giobbe di Guido Reni, la Resurrezione di Annibale Carracci o il San Giacinto di Ludovico. Altri, come la Nascita della Vergine di Francesco Albani, finirono per essere caricati per errore su un bastimento diretto a Roma, dove poi rimasero. Alcuni di questi, come la Comunione di San Girolamo di Agostino Carracci e la Visione di San Bruno del Guercino, all’arrivo dei francesi si trovavano nella chiesa di San Girolamo della Certosa. Trasportati a Parigi, fecero poi ritorno a Bologna, dove sono conservati ancora oggi presso la Pinacoteca.
Ilaria Chia
Bibliografia:Gian Piero Cammarota, Le origini della Pinacoteca nazionale di Bologna: una raccolta di fonti. Dalla rifondazione all’autonomia (1815-1907), Bologna, 2004; Daniela Camurri, L’arte perduta. Le requisizioni di opere d’arte a Bologna in età napoleonica (1796-1815), Bologna, 2003.