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Alfonso Borghesani

11 febbraio 1882 - 21 ottobre 1964

Scheda

Alfonso Borghesani nasce a Bologna l’11 febbraio 1882 da Torquato e Clotilde Capponi, residenti in via Toschi nella Parrocchia di S. Bartolomeo. Le condizioni economiche della famiglia non sono buone, lo dicono le richieste del padre e la certificazione comunale sullo stato di nullatenenza. Il 10 ottobre 1897 Torquato, di professione cameriere, dichiara di essere “disoccupato da molto tempo ed è perciò che verso in ristrettezze tali da non poter pagare la tassa (d’iscrizione)”. Conta sul fatto che “il figlio suo Alfonso superò finora felicemente gli esami guadagnandosi non mai meno di nove gradi e si fece sempre onore e fu riconosciuto per giovanetto di non comune ingegno lodato e ben voluto dai suoi insegnanti”.

Nel luglio 1893 Alfonso consegue il certificato di licenza superiore presso la Scuola elementare di via Avesella a Bologna. Il 15 ottobre 1894 presenta domanda di ammissione al corso preparatorio al Regio Istituto di Belle Arti di Bologna, dove frequenta regolarmente e supera bene il corso preparatorio (1894-95) e il triennio del corso comune dal 1895 al 1898, ottenendo menzioni e premi. Tra 1898 e 1900 frequenta il corso speciale di scultura: il primo anno con regolarità; il secondo con interruzione per problemi di salute, difficoltà superata con un esame di riparazione. Nei due anni successivi è ammesso a frequentare il Corso Esercente di Scultura. Nel corso preparatorio e nei primi due anni di corso comune ha come docente Mario Dagnini; il terzo anno Silvio Gordini; infine come esercente di scultura Enrico Barberi.

Nel 1902 si data la prima notizia di una sua esposizione, in quanto è presente alla VIII edizione della Società Francesco Francia per le Belle Arti in Bologna con quattro opere: Madonna (bassorilievo in gesso), Verdi (bassorilievo), Umbero (Umberto?) (bassorilievo), Bimba (bassorilievo). Il 3 maggio 1903 è iscritto nella seconda categoria dei soci della “Francia”. La sua partecipazione alle annuali esposizioni della Società è testimoniata dai cataloghi degli anni 1903 (IX Esposizione): Soavi affetti (gesso); Ritratto di ragazza; La preghiera; Studio; 1905: Autoritratto (gesso); Mia madre (gesso); Mio padre (gesso); S. Giovannino e Ritratto (bassorilievo in gesso). Nel 1905 espone un bassorilievo in marmo alla mostra della Società di Belle Arti di Firenze -Circolo degli artisti, mentre nel 1907 e nel 1910 partecipa al Concorso Baruzzi dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nel 1908 si dimette dalla “Francia”, ma continua a partecipare negli anni successivi all’esposizione annuale. Al 1909 si data la sua prima opera realizzata per un edificio, i rilievi scultorei per la facciata di Palazzo Alberani a Bologna.

Al 1910 è ascrivibile forse il suo primo intervento nel Cimitero monumentale della Certosa, la lapide bronzea sulla tomba di Emilia Grassi. Davvero significativo il catalogo di opere per il camposanto felsineo, in cui affronta tutte le tipologie di materiali (marmo, bronzo, mosaico) e su ogni livello dimensionale, dal piccolo tondo-ritratto, al gruppo monumentale. Si segnalano: il raffinato bassorilievo in marmo di Gualberta Alaide Beccari (1911 – Chiostro VI), il ritratto entro tondo di Antonio Zannoni (1912), Fernè (1915 – Campo Carducci – arch. Costantino Ecchia), 1919: in Certosa, Tomba Carnevali (1919), Tombe Bonora e Luigi Pesci (1921), cippo Timoteo Salaroli (1922), la grande stele di Steno Torchi (1923), cella Ruggi (1925), cripta Roversi Monaco (1925-1926), medaglione di Vittorio Puntoni (1927), Assunta Dalmonte (1930), stele di Alfredo Testoni (1932), cella di Giuseppe Albini (1935 su commissione del Comune), tomba Borsari (1941-1942). Borghesani esegue opere cimiteriali anche in altre città: San Giovanni in Persiceto (Cappella Gardini), la lapide marmorea con busto del prof. Silvio Perozzi (Vicenza), monumento a Claudio Patrignani (1935 ca. - Cimitero di Pontelagoscuro, Ferrara).

Il Comune di Bologna nel corso degli anni gli commissiona diversi busti-ritratto per il Pantheon dei bolognesi illustri alla Certosa di Bologna: Timoteo Bertelli (1910-1911), Padre Alfani, Oreste Regnoli (1922). Negli anni successivi i busti vengono trasferiti nella Sala d’Ercole di palazzo Comunale o d’Accursio. Nel 1931 riceve l’incarico di eseguire il ritratto marmoreo di Luigi Ferdinando Marsili da collocarsi nel nuovo spazio dedicato ai cittadini illustri e benemeriti.

Nel 1912 E’ presente all’esposizione della “Francesco Francia” con Jesus Christus (marmo), mentre al 1913 diverse fonti lo indicano quale autore delle figure e delle decorazioni sulla facciata della clinica Gozzadini. Non è chiaro quale sia stato il suo ruolo effettivo, in quanto mancano dati di archivio certi e nel fondo documentario dello scultore Tullo Golfarelli sono presenti le foto dei modelli delle allegorie in studio. Allo stato attuale è ipotizzabile che l’ideazione si debba a Golfarelli e l’esecuzione a Borghesani. Lo scultore cesenate da diversi anni soffriva di problemi alla vista e sempre più spesso si faceva aiutare da collaboratori per l’esecuzione delle opere. Sempre nel 1913, ad aprile, espone a Bologna una medaglia in gesso da tradurre in bronzo di Benedetto XV ed una “Cornice con targhette n. 3 di gesso”: medaglia e targhette saranno esposte all’Esposizione di pittura e scultura della “Francia” nella primavera 1915.

1914 - 31 luglio: è la data posta sulla grande lapide con busto dell’avv. Domenico Bucci collocati nell’atrio del palazzo di via Don Minzoni 10 a Bologna. Nel corso degli anni successivi viene chiamato ad eseguire molte memorie legate al mondo universitario ed accademico bolognese. Nel 1915 il Resto del Carlino del 3 maggio segnala l’inaugurazione della lapide dedicata al prof. Arzelà; il 5 novembre 1921 si inaugura nell’atrio dell’Università di Via Zamboni 33 la memoria dedicata a Giacomo Venezian ed agli studenti caduti in guerra. Il 20 gennaio 1924 è il momento del grande monumento ad Augusto Righi nel giardino dell’Istituto di Fisica (Via Irnerio 46), mentre nel 1932 a Palazzo Poggi esegue la lapide a Giancarlo Nannini con epigrafe di Benito Mussolini. Due anni dopo esegue per il padiglione ospedaliero Gozzadini una lapide con busto del pediatra Carlo Francioni. Tra il 1935 e l’anno successivo esegue il busto di Leone Pesci per il Corridoio del Rettorato in Via Zamboni 33, punto dell’edificio dove nel 1939 completa la memoria dedicata ai caduti in Africa ed in Spagna 1935-1938. Nella Clinica Beretta di Via San Vitale 59 nel 1943 esegue il busto con lapide dedicata ad Arturo Beretta.

1921, Borghesani concorre al progetto per un monumento a Giulio Giordani: “Borghesani ha presentato un medaglione di meravigliosa somiglianza, nonché quattro bozzetti riproducenti Giulio Giordani in quattro atteggiamenti diversi: l’avvocato, il soldato, il tribuno, il cittadino”. Vi partecipano anche Tullo Golfarelli, Pasquale Rizzoli, Pietro Veronesi, Silverio Montaguti, Armando Minguzzi. La commissione giudicatrice è composta da De Carolis, Collamarini e Romagnoli. Vincitore sarà Montaguti.

Un altro ambito in cui viene richiesta diverse volte la sua opera è quella per l’esecuzione di monumenti pubblici dedicati ai caduti della Grande Guerra, opere ambite dagli artisti in quanto potevano dare grande visibilità, occasione per lavori remunerativi. Nel 1921-22 è coinvolto nell’ideazione del monumento ai caduti di San Giovanni in Persiceto, episodio complicato dalle interferenze della politica e dei suoi protagonisti. Il sindaco gli nega il lavoro per motivazioni economiche, in quanto il comitato dispone di 70.000 lire, mentre Borghesani ha presentato un preventivo di 105.000 lire. Nel 1923 viene quindi bandito un concorso il cui risultato è nessun vincitore, consentendo al sindaco di affidare l’incarico a Giuseppe Vaccaro, giovane architetto bolognese ben in vista nell’entourage fascista. L’assegnazione di un’opera è l’occasione in cui i meriti artistici si incontrano/scontrano con favori e appoggi politici opportuni. Di qui l’insistenza con cui Borghesani si propone non solo in questo caso. Tanta insistenza, unita a servile deferenza, suscita una nota ironica della rivista “L’Assalto”, settimanale della federazione provinciale fascista. Il periodico si dichiara contro le brutture che riempiono le piazze e mostra diffidenza per le commissioni chiamate alla scelta degli artisti, nonché verso la stampa ed i critici ‘infallibili’. Dovendo fare un caso reale segnalano la commissione per il monumento a Giulio Giordani e viene citato esplicitamente Borghesani: Giovannino da Capugnano ‘il Gelatiere’ e Borghesani hanno oramai rovinate le scale dei quotidiani cittadini, i soliti mezzi, le solite meschinità, che disonorano arte ed artisti vengono applicate anche pel concorso che deve eternare il nostro ‘magnanimo’. A difesa di Borghesani si può invocare il valore della sua opera, l’esperienza che può vantare e la comune esigenza di vivere del proprio lavoro, ricerca non facile neppure allora. A maggior ragione basta scorrere il catalogo delle opere pubbliche. Nella Caserma dei Bersaglieri (Via Bersaglieri 3 - Bologna), esegue la lapide con rilievo bronzeo ai Bersaglieri caduti nella Grande Guerra. Il 4 novembre 1922, nell’atrio del Palazzo delle Poste di Bologna, inaugura una grande lapide a ricordo dei postelegrafonici caduti nella Grande Guerra, mentre al 1923 si datano il Monumento ai caduti di Sala Bolognese in frazione Padulle e la lapide ai caduti di Zola Predosa. L’anno successivo, il 24 maggio, viene inaugurato analogo monumento a Formignana (Ferrara). Al 1926 si data quello di Calderara di Reno (BO).

Nel 1925 esegue un’opera che non può che dargli grande visibilità. Seguendo gli studi e le indicazioni dell’antropologo Fabio Frassetto sul cranio di Dante Aligheri, realizza il busto marmoreo con le sembianze del celebre poeta. Il 20 giugno 1939, il Podestà delibera l’acquisto di un busto bronzeo di Dante, realizzato nuovamente da Borghesani con l’antropologo Frassetto. Il busto “può trovare degna sede nella Biblioteca dell’Archiginnasio”. Nel 1926 gli viene commissionata la medaglia a Guglielmo Marconi e nel 1928 quella per il Congresso internazionale di matematica.

Nel 1928 entra nel consiglio direttivo de “La Famèja Bulgnèisa”, ma l’anno successivo non vi figura più, anche se risulta iscritto fino al 1930. In questo momento il suo recapito è in via Zamboni 53. Nel 1928 fa anche parte della Commissione che sceglie l’opera di scultura vincitrice del Concorso Curlandese 1927 dell’Accademia di Belle Arti di Bologna (vincitore Carlo Pini); con lui Angelo Gatti, Ercole Drei, Augusto Majani, Silverio Montaguti. Analogo incarico per il Curlandese del 1931 insieme a Ercole Drei, Silverio Montaguti, Giorgio Morandi, Alessandro Scorzoni e Augusto Majani. Con Leonardo Bistolfi, Domenico Trentacoste, Igino Benvenuto Supino e Silverio Montaguti è nella giuria che assegna per il 1927 il premio accademico Baruzzi alla Bagnante di Ivo Soli.

Nel 1930, alla mostra del Circolo di Cultura, “lo scultore Borghesani Alfonso espone una testa di Mussolini, maschia, con quel simmetrismo che rende la figura del Duce dritta per una volontà indomabile; espone inoltre quattordici bassorilievi di uomini illustri eseguiti con quella perizia che lo distingue”.Per la Casa Lyda Borelli, Borghesani si impegna per due statue: la Commediae la Tragedia ed un busto della Regina Margherita. Le due allegorie forse non sono mai state eseguite o se n’è persa traccia, mentre all’inaugurazione della Casa il 28 ottobre 1931, il busto della Regina Margherita non trova posto sulla facciata come previsto, ma nell’ingresso su di una mensola. Tra le poche opere eseguite fuori dal territorio emiliano si segnala la lapide marmorea con medaglione bronzeo di Luigi Moriani, completata per il Cortile dell’Ateneo di Pavia nel 1934.

Dal 1943 in poi, le notizie sulla vita e l’attività artistica di Borghesani si fanno rade e incerte. Alla caduta del fascismo, Borghesani si trasferisce in Argentina da dove ritornerà nel 1947. La scelta della lontananza dall’Italia è quella di tanti altri un tempo legati, per diversi motivi e ruoli, alla dittatura fascista. Con la caduta del regime, il clima per loro si è fatto pericoloso. Borghesani fu fascista, ma non della prima ora: all’indomani della prima guerra mondiale è nazionalista; successivamente entra nel partito; si appoggia ad Aldo Oviglio, come lui nazionalista e poi fascista; una scelta non del tutto vincente in una regione in cui domina Leandro Arpinati, segretario del fascio bolognese, più forte e radicato nel territorio. Prova di questo è l’assegnazione del monumento ai caduti di San Giovanni in Persiceto: prima affidato a Borghesani e poi a Giuseppe Vaccaro; l’ironia di “L’Assalto” (vedi nota 20) e, ancora, nel 1940, la cancellazione di Borghesani, da parte del Segretario interprovinciale fascista Belle Arti- Emilia Romagna, tra i possibili assegnatari del busto di Alfredo Trombetti per il Giardino della Montagnola. E’ indubitabile che non poca della fortuna artistica di Borghesani sia legata alla celebrazione di personaggi del regime, di eventi e protagonisti del fascismo: la lapide a Giancarlo Nannini con epigrafe dettata da Mussolini stesso; quella ai caduti della guerra coloniale e spagnola 1935-1938; i tanti monumenti ai caduti della Grande Guerra fanno propria la retorica trionfalista e nazionalista. Se sono evidenti i legami con il potere, capace di determinare le commissioni di lavoro, altrettanto visibile è l’opera di Borghesani che, con l’inserimento di figure simboliche, del gusto cromatico dei materiali, con i richiami al Liberty ed al Deco, si differenzia dalle masse sempplificate ed alle sicurezze ideologiche care al regime. Dalle cronache del tempo non risulta una speciale esposizione di Borghesani alle iniziative e ai dibattiti del partito; ma la sua adesione al fascismo è certa, tanto da obbligarlo, alla caduta del regime, ad andare in Argentina, dove pare abbia avuto buoni rapporti con lo stesso Peron.

Tornato in Italia, nel 1947, riduce la sua presenza pubblica e anche l’attività artistica. Nel 1952 chiede al marmista Giuseppe Imbellone l’esecuzione di un ritratto di Mussolini da inviare in Argentina. L’anno successivo figura nuovamente tra i Soci della “Famèja Bulgnèisa” e lo sarà fino alla morte, tanto che nel 1955 in occasione dell’acquisto della nuova sede di via Barberia lo scultore dona quattro formelle raffiguranti in bassorilievo, Carducci, Dante, Rossini e Verdi, opere al momento non rintracciabili. Tra le scarse notizie di questi ultimi anni vi è quella datata 1960 in cui “Alfonso Borghesani è chiamato a far parte della ‘Academia Latinitati excolendae’ che ha sede in Roma e della quale è Presidente l’Ambasciatore del Brasile. Poiché al Prof. Borghesani è stata conferita tale qualifica in riconoscimento della sua apprezzata abilità di artista ci è caro dare pubblica attestazione di questo ambito riconoscimento alla sua preclara e diffusamente apprezzata attività scultorea. Siamo certi che con noi ne saranno esultanti tutti i Soci della nostra ‘Famèja’”. Due anni dopo “I nostri carissimi Soci Proff. Alfonso Borghesani e Alberto Giacomazzi, i cui meriti preclari nelle rispettive arti della scultura e della pittura sono noti a tutti e da tutti riconosciuti, hanno avuto la soddisfazione di essere nominati entrambi ‘Accademico di merito’ dell’Accademia dei ‘500 per le Arti Lettere e Cultura di Roma. Al plauso e al riconoscimento che viene tributato ai nostri carissimi Soci da così autorevole Accademia, la nostra ‘Famèja’, a nome dell’intero Sodalizio, unisce il proprio compiacimento”.

Il 1963 è anni di gravi lutti di famiglia, il 13 agosto muore la figlia Anita -che si era coniugata con il dott. Giorgio Salvi- e pochi giorni dopo, il 19 agosto, muore la moglie, Pia Prosdocimi. Alfonso Borghesani li segue poco dopo, morendo il il 22 ottobre 1964. Un breve necrologio viene stampato ne Il Resto del Carlino: “Dopo una vita dedicata alla famiglia e all’Arte è mancato all’affetto dei suoi cari il Prof. Alfonso Borghesani Scultore”. Nessuna nota successiva viene segnalata nella rivista della “Famèja Bulgnèisa”, solita ricordare puntualmente matrimoni, nascite e morti dei soci e dei familiari dei soci. E’ sepolto nel Cimitero monumentale della Certosa, Chiostro IX sotterraneo – Corsia est dx – Loculo n. 142. Sulla lapide, che registra anche i genitori e la moglie, un tondo bronzeo a bassorilievo, rappresentante il volto del Crocifisso.

Vincenzo Favaro, gennaio 2025.