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Medicina

1919 | 1943

Insediamento

Schede

Comune di lunga tradizione patriottica e risorgimentale, diede numerosi volontari alle imprese di Giuseppe Garibaldi, primo fra gli altri Ignazio Simoni, il quale partecipò alla spedizione dei Mille, conquistando sul campo il grado di maggiore. Avendo territorio, economia e popolazione prevalentemente agricoli, vide nascere il primo conflitto sociale con lo sciopero bracciantile avvenuto nel 1886, al quale seguirono negli anni successivi imponenti lotte sindacali. Nel 1911 i medicinesi scioperarono e manifestarono contro l'impresa italiana per la conquista della Libia. Dopo l'avvicendarsi di varie coalizioni democratiche, nel 1914, i socialisti conquistarono l'amministrazione comunale.

La lotta agraria, sviluppatasi nel corso del 1920 in tutta la provincia di Bologna, ebbe nella campagna medicinese uno dei centri focali; in primo luogo per l'estensione raggiunta dal movimento sindacale ed anche per un sanguinoso confronto verificatosi il 9 agosto 1920 tra scioperanti e crumiri nell'azienda agraria "Portonovo", scontro che provocò morti e feriti gravi da entrambe le parti. Il PSI si riconfermò partito di maggioranza assoluta nelle elezioni amministrative del 3 ottobre 1920. Il 19 ottobre ebbe luogo la prima seduta della nuova amministrazione e a sindaco venne eletto Enrico Mingardi. Allo scatenarsi dello squadrismo fascista, Medicina venne attaccata in molteplici forme.

Il 5 maggio 1921, “una squadra di fascisti giunti da Bologna e da Castel S. Pietro incendiano la sede del Circolo socialista. Sono arrestati quattro fascisti, che però dopo un'ora sono rilasciati, benché trovati in possesso di rivoltelle” (Fascismo, 288). A pochi giorni di distanza, una squadra autotrasportata assali in piazza il dottor Gino Zanardi, medico dei poveri e socialista indipendente, ma questi seppe rispondere a mano armata e con ferma risoluzione, salvandosi dal peggio. Il 17 novembre successivo, in frazione Ganzanigo, i fascisti aggredirono, colpendolo a morte, lo stradino Ugo Morara, propagandista socialista, che morì nelle prime ore del giorno successivo. Dopo la seduta consiliare svoltasi il 24 aprile 1922, gli amministratori furono minacciosamente diffidati dai fascisti a non tenere altre riunioni. Nel maggio 1922 gli squadristi distrussero la cosiddetta Camaraza, un luogo di ritrovo cooperativo al centro del paese, poi attaccarono e saccheggiarono un bar gestito dai fratelli Lamberti, socialisti, ferendo i titolari; infine aggredirono il dirigente socialista Nicola Luminasi, mettendo inoltre a soqquadro la sua piccola tipografia artigiana. In seguito al tentativo di organizzare una seduta nell'agosto 1922, fallito a causa di nuovi interventi dei fascisti, il consiglio si autosciolse il giorno 20. Dall'1 gennaio 1923 (con i fascisti al governo dall'ottobre precedente) fu imposto al comune un Commissario prefettizio. Seguì un'amministrazione eletta con la sola concorrenza di candidati fascisti e loro apparentati.

Nel 1924 venne celebrato il processo contro i leghisti di parte socialista per i fatti accaduti nell'azienda agraria "Portonovo" nel 1920. In un clima intimidatorio, il Tribunale infierì contro i "rossi", infliggendo a 23 imputati pene varianti dai 7 ai 30 anni per un totale di 251 anni di reclusione. Contro le cooperative sopravvissute agli attacchi squadristici, i fascisti continuarono la loro azione distruttiva. Sulla Cooperativa Macchine agrarie fra affittuari e braccianti, sorta nel gennaio 1915, sviluppatasi particolarmente dopo la fine della guerra e dotata di un parco macchine rilevante e di prim'ordine, i gerarchi fascisti, prima lucrarono sfacciatamente e, dopo, se ne appropriarono. La difesa dall'annientamento durante tutto il ventennio fascista dell'antica Cooperativa bracciantile mandamentale di Medicina, che era sorta nel 1889, fu dovuto, da un lato, alla rigidezza del tessuto legislativo proprio delle cooperative e, dall'altro lato, alla opposizione, anche se passiva - ma non sempre - dei suoi vecchi soci, legati ai loro antichi ideali, rinfrancati poi, dalla fine degli anni Trenta, dal crescere fra la popolazione dei dissensi contro il fascismo. I mezzadri della Società Agricola Portonovo di Medicina, forti del contratto conquistato con la lotta nel 1920, assistiti dagli avvocati professor Enrico Redenti e Roberto Vighi, nel 1925 adirono al Tribunale per costringere l'azienda ad osservare le norme contrattuali a proposito della disdetta da essa irregolarmente applicata. La vertenza si protrasse fino al 1931, ma alfine si concluse con una transazione che riconobbe sostanzialmente il buon diritto dei mezzadri e costrinse al pagamento delle spese e delle competenze la Società. Un risultato che rinnovò le convinzioni dei mezzadri più combattivi sulla giustezza di dover spezzare l'antico contratto mezzadrile. Dal 1927 la gestione del comune fu affidata ai Podestà di nomina fascista.

Dopo una accurata preparazione clandestina, nel 1931 le risaiole medicinesi e le "forestiere" provenienti da altri comuni, ingaggiate per la monda, scioperarono per tre giorni (il 15, 16 e 17 giugno) al fine di impedire una riduzione dei loro salari. Grazie anche a grandi manifestazioni di piazza, esse piegarono gli agrari e i gerarchi sindacali del tempo. Dopo la lotta vittoriosa delle mondine, i fascisti ricercarono insistentemente gli organizzatori dello sciopero. Ancor prima era stato arrestato per attività comunista Antonio Negrini che fu processato dal Tribunale Speciale unitamente ad un folto gruppo d'imolesi e condannato il 24 giugno 1931 a 2 anni e 6 mesi di carcere.
Nel settembre-ottobre 1932 la polizia fascista riuscì a conseguire un successo, procedendo all'arresto di quasi tutto il gruppo comunista locale. Dopo diversi mesi di carcere, Orlando Argentesi, Alessandro Badiali, Gaetano Bersani, Elio Corsini, Pietro Sasdelli e Adelmo Zambrini vennero assegnati per tre anni al confino; Renata Berti, Estella Cavina, Guerrino Landi, Amato Manaresi, Emilio Minghetti, Camillo Rossi, Umberto Totti e Leonida Zanardi vennero invece sottoposti a 2 anni di "libertà vigilata"; altri furono infine assolti. Argentesi, per successive condanne al carcere dovute a sue proteste per le condizioni dei confinati nell'isola di Ponza, scontò, in effetti, 4 anni tra carcere e confino. Il meccanico Dino Sasdelli, divenuto nel marzo 1933 funzionario del PCI, fu condannato dal Tribunale Speciale a 4 anni di reclusione per aver mantenuto "il collegamento tra le organizzazioni comuniste di Bologna e Reggio Emilia". Nell'aprile 1934 fu arrestato Guido Andalò. Deferito al Tribunale Speciale insieme con altri bolognesi, il 26 febbraio 1935 fu condannato a 2 anni e 10 mesi per aver preparato "un lancio di volantini per il 1° maggio". I medicinesi Giovanni Trippa e Nerio Landi, due organizzatori dello sciopero del 1931, sfuggiti agli arresti del 1932 ed espatriati, insieme a Nerio Dalla Sfera, a sua volta esule dal 1935, parteciparono alla lotta antifranchista in Spagna. Il Dalla Sfera, arruolatosi nella Brigata Garibaldi, il 16 giugno 1937 cadde sul fronte di Huesca. Gli altri due rimasero feriti. Il Landi lasciò la Spagna agli inizi del 1937, mentre il Trippa, entrato a far parte di un apposito reparto incaricato di ritardare l'avanzata dei franchisti, lasciò la terra iberica l'8 febbraio 1939. Sul finire del 1938 la polizia operò a Medicina numerosi arresti.
Dopo mesi di carcere preventivo, ebbero inizio i processi davanti al Tribunale Speciale: in un primo gruppo d'antifascisti processati il 21 luglio 1939, il medicinese Nerino Zacchiroli fu condannato a 5 anni; in un altro gruppo, processato pochi giorni dopo, i medicinesi Gaetano Bersani e Adelmo Zambrini vennero condannati a 4 anni di carcere ciascuno, mentre a Marino Modelli ed Emilio Landi toccarono, rispettivamente, 2 e 8 anni. Il 25 luglio 1943 fu accolto a Medicina da una grande esultanza popolare. Rientrati in paese i perseguitati antifascisti, fu subito concertata un'azione politica per rivendicare la fine della guerra.