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Emilio Putti

26 Settembre 1840 - 11 Luglio 1885

Scheda

Emilio Putti (1840 - 1885) proveniva a un’illustre famiglia bolognese di artisti e patrioti. Lo zio Massimiliano Putti e il nonno Giovanni erano noti scultori, lo zio Davide Putti, anche lui scultore, morì a 24 anni combattendo durante la battaglia dell’8 agosto 1848 contro gli Austriaci; il fratello Marcello partecipò, come lui, a gran parte delle campagne militari per l’Indipendenza italiana. Nel 1852 si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Bologna, dove risultava iscritto fino al 1857, aggiudicandosi alcuni premi.

Nel 1859 partecipò alla seconda Guerra di Indipendenza arruolandosi come volontario in Toscana nelle truppe del Regno di Sardegna comandate dal generale Luigi Mezzacapo; lo stesso anno fu nominato sottotenente dei bersaglieri.  Nel 1860 partecipò alla campagna militare condotta dall’esercito piemontese in Italia centrale e meridionale. Tenente dei bersaglieri nel 24° battaglione all’assedio di Gaeta, venne decorato di medaglia d’argento al valor militare per un’azione compiuta durante la battaglia di Mola di Gaeta (4 novembre 1860).

Tra il 1863 e il 1866, nei ranghi del 4° battaglione bersaglieri, partecipò alla repressione del brigantaggio nella provincia di Avellino e ricevette una menzione onorevole per il comportamento tenuto durante lo scontro nel bosco di Castiglione (1 novembre 1864). Nel 1866, promosso capitano dei bersaglieri, partecipò alla Terza Guerra di Indipendenza, dove si distinse allo scontro di Levico (22 luglio 1866). Nel 1867 venne collocato in aspettativa per riduzione di corpo, come spesso accadeva durante i periodi di pace. Nel 1878 venne promosso maggiore. In quegli anni fu insignito della croce di cavaliere degli Ordini della Corona d’Italia e dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Fece poi parte della missione militare italiana inviata in Francia per assistere alle grandi manovre del 1882. Nel 1883 venne nominato tenente colonnello. Nel 1884 era di stanza a Palermo, inquadrato nel 4° Reggimento Bersaglieri. Nel 1885 giunse a Massaua, come comandante del 1° battaglione coloniale.

Il 2 luglio di quell’anno fu colpito da febbri tifoidee e ricoverato sulla nave ospedale “Garibaldi”; alcuni giorni dopo, l’11 luglio, fu trovato cadavere in mare. Le dure condizioni di vita dei militari italiani nel territorio africano da poco occupato e la scarsità di mezzi e risorse in cui si trovavano ad operare furono oggetto di accese polemiche nel dibattito politico e sulla stampa dell’epoca. Nel caso del colonnello Putti, “amato dai soldati come un padre”, fin da subito fu avanzata l’ipotesi che, al contrario di quanto affermavano i rapporti ufficiali del Ministero della Guerra, non si fosse trattato di un incidente accaduto “in un momento di delirio prodotto dal male”, bensì di un suicidio. Tale atto sarebbe stato determinato dal “malcontento del Putti” per “il modo col quale procedevano le cose nel Mar Rosso” e “dalla stanchezza per la guerra a lui mossa dal colonnello Saletta”. Il ritrovamento di una corda che dal bordo della nave scendeva giù fino nell’acqua, dal lato in cui era stato trovato il cadavere, sembrò confermare questa versione dei fatti. Secondo alcuni “era con quella corda che il Putti si era calato lentamente in mare, onde evitare il rumore del tonfo, e così sfuggire all’amorevole violenza con cui tutti avrebbergli impedito di consumare il suicidio” (La morte del colonnello Putti, in "Il Resto del Carlino", 2 agosto 1885, contenente il rapporto del maggiore medico Panara sulle circostanze della morte di Putti).

La salma rientrò a Bologna nel 1888, anno dell'Esposizione Emiliana. Alla mostra di Belle Arti allestita in San Michele in Bosco la famiglia presentava in suo ricordo tre opere: In attesa; Le prime armi del pretore; e Con vent'anni nel core, / pare un sogno la vita e pur si muore!, da identificarsi con Il ritorno delle rondini. Una breve segnalazione artistica viene data da Angelo De Gubernatis: “...pittore emiliano, residente a Bologna. Ricordiamo aver visto di questo artista alla Mostra di Bologna del 1888 tre lavori: In attesa; Le prime armi del pretore, e : ...Con vent'anni nel core. Pare un sogno la vita e pur si muore, assai ben disegnati, e buoni per colorito e per esecuzione”. Viene sepolto nella cappella di famiglia collota nel Cimitero della Certosa di Bologna: nell'edicola frontale collocata nell'emiciclo sud del Chiostro Maggiore viene realizzato dallo scultore Enrico Barberi un cippo con un suo busto-ritratto.

Mirtide Gavelli, Roberto Martorelli, Otello Sangiorgi

Ultimo aggiornamento gennaio 2025. Bibliografia: Fondo Autografi e documenti, fasc. “Putti Emilio”, Museo del Risorgimento di Bologna; E. Panzacchi, Ode A Emilio Putti (Morto a Massaua il dì 11 luglio), Bologna, Stabilimento tipografico succ. Monti, 1885; Angelo De Gubernatis, Dizionario degli artisti italiani viventi, Firenze, Succ. Le Monnier, 1906; U. Pesci, I bolognesi nelle guerre nazionali, Bologna, Zanichelli, 1906; Dizionario del Risorgimento nazionale: dalle origini a Roma capitale, fatti e persone, Milano, Vallardi, 1930-1937; I. Stancari, Il primo album fotografico Belluzzi e i pittori bolognesi della seconda metà del secolo XIX, num. monografico del “Bollettino del Museo del Risorgimento”, v. 63-65 (2018-2020).