Schede
Dopo un anno di lavori di sistemazione è inaugurato nel 1831 in via non ufficiale il nuovo teatro fatto costruire dall'ing. Antonio Brunetti in un edificio di via Cartolerie, già sede del Collegio di San Francesco Saverio.
La sera della prima rappresentazione, una commedia recitata da una società di giovani dilettanti il numeroso pubblico ha modo di ammirare l'eleganza della sala, illuminata da centinaia di candele. Attorno alla scena sono distribuiti 14 palchetti divisi in tre ordini. L'interno dei palchi, le ringhiere e il soffitto sono dipinti “con buon gusto e eleganza”. L'insieme è “veramente magnifico”. La situazione politica rimanderà la licenza di apertura al pubblico del teatro, che sarà ottenuta solo nel 1860, anno in cui la Giunta di Governo accoglie con favore la richiesta di Cesare e Emilio Brunetti di trasformare in "venale" (cioè a pagamento) il teatro ereditato da Antonio Brunetti. Il teatro, era famoso per il suo cartellone ma anche per le abbondanti mangiate: nell'intervallo degli spettacoli si vendevano cotechini, salsicce, passeri arrosto e, naturalmente, vino.
Nel 1863 saranno avviati lavori di ristrutturazione più accurati e profondi, terminati due anni dopo. Il locale sarà dotato di un sistema di riscaldamento con caloriferi, di una cassa armonica posta sotto l’orchestra e di un moderno impanto di illuminazione a gas. Le decorazioni pittoriche si devono a Valentino Solmi, Luigi Busi, Gaetano Lodi insieme a Giuseppe Ravegnani e Beltramini. Nel 1873 si avrà un nuovo ampliamento dell'edificio, con l'aggiunta di una quarta galleria.
Sarah Bernhardt recita nel 1882 "Dame aux camelias" e "Frou Frou" al teatro Brunetti, che non registra il tutto esaurito a causa del prezzo troppo alto dei biglietti: solo il parterre e il loggione appaiono affollatissimi. Il ritardo della rappresentazione fa sì che il pubblico si spazientisca e il loggione diventi "una bolgia infernale". I primi attori sono accolti con ironia, ma in seguito la Bernhardt saprà conquistare l'uditorio e nutriti applausi verranno a sottolineare le scene salienti del dramma. I giornali parleranno di "splendore del suo ingegno e della sua educazione artistica". Solo il giornale umoristico "Ehi ch'al scusa" vorrà fare dello spirito, alludendo alla sua magrezza e alla pochezza dei suoi compagni: "Ecco dei cani che fan la guardia a un osso". Il 3 giugno 1882 Giosue Carducci commemora Giuseppe Garibaldi al teatro Brunetti, pieno all’inverosimile. Il discorso di Carducci verrà stampato pochi giorni dopo dall'editore Zanichelli.
Il 27 agosto 1896 vengono proiettati alcuni brevi filmati dei Lumière, preceduti da una pantomima di Mario Costa: una danzatrice sul filo, un cavallo al salto, l'arrivo di un treno. E' la prima volta a Bologna del "cinematografo". "Ad ogni quadro il pubblico prorompe in applausi fragorosissimi", scrive il cronista del "Resto del Carlino". Nel 1898 I nuovi proprietari decidono di cambiare il nome del teatro di via Cartoleria, dedicandolo a Eleonora Duse. Dopo un discorso di Enrico Panzacchi, la "Divina" si esibisce ne "Il sogno di un mattino di primavera" di D'Annunzio. L'attrice aveva già recitato al Brunetti nel 1863, all'età di sette anni, nel ruolo di Cosetta per "I miserabili" di Victor Hugo.
Dopo un'ampia ristrutturazione voluta dal nuovo proprietario Adolfo Re Riccardi, nel 1904 riapre al pubblico il teatro Duse. Il progetto dell'architetto Lorenzo Colliva prevede il rialzo dell'edificio per l'ampliamento delle gallerie superiori, l'allargamento del boccascena, la costruzione di scale più comode e sicure. E' inoltre introdotta l'illuminazione elettrica. Sul palcoscenico del Duse si alterneranno negli anni successivi le più famose compagnie di prosa e di rivista.
Così viene descritto nella 'Guida illustrata di Bologna - Storica artistica industriale', edita nel 1892 dalla Tipografia Successori Monti: "Il Teatro Brunetti, in via Cartoleria, 42, fu costruito e inaugurato nel 1865. L'architettura è di Emilio Brunetti che fu coadiuvato dal meccanico Luigi Evangelisti. In questo teatro agirono artisti celebri, artisti che coll'arte sublime, fecero la conquista di mille cuori. Ricordiamo nella drammatica la prima fra le prime: Adelaide Ristori. Di Adelaide Ristori marchesa Capranica del Grillo, noi italiani possiamo andare gloriosi. Per essa l'arte nostra ha tenuto il primato per lungo tempo. Ella oscurò in Francia, a Parigi stesso, la fama della Rachel, il che è tutto dire. Adelaide Ristori che a soli quattordici anni si fece applaudire come valente prima donna, fece meravigliare il mondo intero. Oltre i suoi trionfi nei primi teatri della penisola e a Parigi devonsi annoverare quelli di Spagna, di Olanda, di Russia, d'Avana, del Brasile, Inghilterra e Stati Uniti. In questo teatro Brunetti il 9 novembre 1868 ella rappresentò per la prima volta in Italia Maria Antonietta. L'autore Giacometti assisteva alla rappresentazione. In quella sera stessa oltre grande attrice si rivelò donna di coraggio. Mentre il pubblico si lasciava andare in escandescenze, non trovando nel lavoro, come credeva, l'apoteosi della rivoluzione francese, la celebre attrice sola ebbe l'ardire di affrontare il pubblico e con acconce parole lo disarmò. Grande artista, intelligente scrittrice, i suoi Ricordi lo provano: Adelaide Ristori avrà sempre la riverenza del popolo italiano.
Tra le cantanti che qui agirono notiamo: la celebre Galletti che in ispecie trionfò nella Norma, Adelina Patti, la quale suscitò tale entusiasmo, specie nel Barbiere, che il suo nome fu eternato in una lapide. Per due volte recitò Sarah Bernhardt, pure acclamata. Francesco Tamagno, il tenore dalla voce fenomenale, nel Poliuto, a fianco di Erminia Borghi-Mamo valente prima donna nostra concittadina, e nel Guglielmo Tell ebbe da Bologna la conferma della sua fama di celebrità. Tommaso Salvini che con Adelaide Ristori forma il duumvirato invidiabile, insuperabile e insuperato della drammatica italica, ha avuto anche qui splendidi successi. Quest'attore pieno di intelligenza superiore, di fine acume, di splendido personale, di voce potente e bellissima, quest'attore che raccolse allori nel mondo intero è di una versabilità immensa. Egli è sublime per passione affettuosa nella Signora dalle Camelie, grande nella gelosia del forte Otello rendendo tutto con verità grande. Or sono pochi anni recitò qui con suo figlio Gustavo l'Oreste e La morte civile. Furono due successi incredibili. Quelli che lo conobbero in giovinezza trovarono in lui nuove doti, doti inestimabili d'artista superiore. Eleonora Duse, la più grande attrice moderna, ebbe a Bologna feste infinite. Ella fece piangere ed entusiasmare tutta Bologna colta e intelligente".
In collaborazione con "Cronologia di Bologna dal 1796 a oggi" della Biblioteca Sala Borsa di Bologna.