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Giuseppe Vaccaro

30 Aprile 1896 - 11 Settembre 1970

Scheda

Giuseppe Vaccaro, nato a Bologna nel 1896 e morto a Roma nel 1970
Consegue nel 1916 (come privatista) la licenza di professore di Disegno architettonico presso il Regio istituto di belle arti di Bologna.
Laureatosi a Bologna nel 1920 con Attilio Muggia, già nella prova di laurea (Progetto di edificio per esposizioni di Belle arti) rivela le fonti wagneriane dei suoi riferimenti culturali (Moderne Gallerie) e nel 1922 s'impone all'attenzione nazionale col progetto vincitore per il concorso della Balduina a Roma.
Nipote del professore Puppini - direttore della Scuola degli ingegneri poi sindaco della città - partecipa fin dal 1924 ad alcuni impegnativi progetti per Bologna (sistemazione della piazza della Stazione, progetto del Cavalcavia per il sottopasso ferroviario di Galliera, monumento ai caduti del 1915-1918 nel cortile del palazzo del Podestà) che rivelano una via autonoma, anche se interna, al linguaggio «ufficiale».
Del primo periodo bolognese particolarmente significativi sono i progetti - tutti eseguiti - per la Cooperativa mutilati e invalidi di guerra (edificio per appartamenti in viale Gozzadini 1; edificio per appartamenti in via Vascelli 8; edificio per appartamenti in via Tanari 21, 23, 25; casa d'abitazione in piazza di Porta Sant'Isaia), opere nelle quali Vaccaro accentua il suo interesse per il «barrocchetto romano» e per la struttura a gabbia in cemento armato che gli consente un deciso passaggio a un linguaggio autonomo e fortemente connotato da elementi espressionistici.
Tecnicamente insuperabile nella conoscenza dei materiali, le opere bolognesi servono all'architetto per affermare un linguaggio plastico centrato sulla cura del dettaglio e dell'esecuzione, garantita da un «disegno» tecnico quanto mai intelleggibile ed esatto. Singolari appaiono invece i suoi «ritorni accademici» dovuti probabilmente al clima romano: nel 1927 partecipa con Broggi e Franzi al concorso per il palazzo della Società delle nazioni (fortemente sostenuto dal vecchio maestro membro della giuria per volontà di Mussolini) e più tardi, in collaborazione
con Marcello Piacentini (di cui diviene assistente), al progetto per il Ministero delle Corporazioni a Roma (1928), poi, sempre con Franzi, al progetto del palazzo delle Poste a Napoli (1929).
Lo studio dell'opera di Dudok (supposto dalla maggioranza dei suoi critici, ma mai adeguatamente provato) gli consente, fra il 1933 e il 1935, di portare a compimento, sempre a Bologna, quello che è considerato il suo capolavoro: il nuovo edificio per la Scuola superiore degli ingegneri (divenuta nel frattempo facoltà) direttamente commissionatogli dall'allora preside Puppini al quale Vaccaro deve egualmente l'incarico per la colonia marina dell'AGIP a Cesenatico (1937).
La perizia costruttiva rilevabile nei due edifici, caratterizzati dall'uso di materiali tradizionali quali mattoni, marmi e vetro usati come componenti espressivi di una struttura in cemento armato «occultata», consentono alle opere di Vaccaro di esprimersi attraverso stratagemmi visuali che infondono rassicuranti sensazioni di leggibilità distributiva, durabilità e perfetta comprensione dei contenuti di programma. L'influsso che queste ultime opere ebbero sull'affermazione dell'architettura moderna in Italia è, indubbiamente, assai più forte di quanto si creda anche se le indagini più recenti non appaiono del tutto convincenti nel metterlo in evidenza.
Oltre alle opere citate, Vaccaro realizza a Bologna (tra il 1925 e il 1945) la sede dell'Associazione mutilati in via Parigi, il monumento ai caduti di San Giovanni in Persiceto, la casa del Fascio di Vergato, l'aula magna dell'Università di Bologna, poi profondamente modificata.
Le «intenzioni progettuali» tra monumentalismo e funzionalismo sono ben leggibili nel progetto per il palazzo del Littorio a Roma (1934) in collaborazione con De Renzi e Adalberto Libera.
A questi anni risale anche un intenso scambio epistolare con l'amico, compagno di studi Enrico De Angeli che già nel 1931 gli aveva dedicato sul «Tevere» la notissima «lettera aperta» a proposito della polemica «monumentalismo versus funzionalismo». Personaggio impegnatissimo nel dibattito architettonico degli anni trenta-quaranta, Vaccaro fa parte, dall'autunno 1936, della Commissione composta anche da Giò Ponti e Del Debbio per la revisone del Piano regolatore generale di Addis Abeba progettato nel frattempo da Guidi e Valle. In particolare, le puntuali osservazioni di Vaccaro e i tipi edilizi da lui sviluppati per I'AOI furono a lungo discussi dalla Consulta per l'architettura e l'urbanistica che si interessava allora del problema della nuova «capitale dell'impero».

Nel 1955, sempre a Bologna, e in collaborazione con Nervi (che ne progettò il coperto con le casserature già sperimentate alla Manifattura tabacchi di via Stalingrado) costruisce (per la direzione lavori di Glauco Gresleri) la chiesa del Cuore Immacolato di Maria a Borgo Panigale. Poi l'immobile abitativo a porta Santo Stefano (1955), la casa d'abitazione in piazza Malpighi e la chiesa di Sant'Antonio a Recoaro Terme.
Tra le opere che maggiormente hanno segnato il periodo del dopoguerra occorre segnalare, sempre a Bologna, il quartiere Barca con l'edificio del «treno», la chiesa di San Giovanni Bosco in collaborazione con l'ingegnere Tornelli e, a Roma, il quartiere di Ponte Mammolo.

Bibliografia: "Norma e arbitrio: architetti e ingegneri a Bologna 1850-1950" di G. Gresleri (a cura di), P. G. Massaretti (a cura di), Marsilio 2001