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Giuseppe Tivoli

24 Settembre 1854 - 20 Ottobre 1925

Scheda

Giuseppe Tivoli nasce a Trieste il 24 settembre 1854. La famiglia, israelita, è presente nella città giuliana dalla seconda metà del Settecento. Il padre, Alessandro Samuel (nato nel 1814) sposa nel 1851 Enrichetta Sara Tedeschi (nata a Gorizia nel 1822). Altri fratelli di Giuseppe saranno Isabella Lina (nata il 26 settembre 1852), Augusto Emanuel (nato il 2 agosto 1856) e Diodato (14 ottobre 1862). Se la famiglia nel 1871 risulta ancora abitante a Trieste, non lo è già più nel censimento del 1878. Il trasferimento da Trieste avviene forse per evitare il servizio militare sotto l'Impero Austro-Ungarico ai fratelli maschi maggiori.

La scelta di Bologna è forse dovuta a Diodato - il più piccolo - che ottiene la cattedra di Chimica al Pier Crescenzi e che si coverte al cattolicesimo e si sposa. Presso di lui, in una casa in via della Libertà ancora esistente, vivranno i due fratelli nubili più anziani, Isabella e, appunto, Giuseppe. Lì i Tivoli devono risiedere dal 1884, dato che seguendo gli indirizzi di residenza indicati nei cataloghi espositivi si deduce che la famiglia abbia abitato prima in via Guido Reni e poi in via Venezia. Augusto, fratello minore di due anni (1856), fotografo, sposa invece Irene Fiorini e si stabilisce con la moglie a Venezia dove il suo studio fotografico resterà aperto tra il 1895 e il 1917.

Quel che si conosce della biografia di Tivoli ci viene detto dal pittore stesso in una lettera di proprietà degli eredi, al mercante fiorentino Giovanni Hautmann e datata 1910, già pubblicata da Degli Esposti, in cui il pittore scrive di aver studiato a Monaco di Baviera e a Venezia e di aver anche ricevuto una borsa di studio per completare i suoi studi a Roma. È probabile che queste esperienze di studio si siano svolte appena prima e non oltre al 1878-1879, anni in cui comunque il pittore espone a Milano (1878: Una lezione, e 1879: Castel Sant'Angelo e Una scelta). L'opera più antica di Giuseppe Tivoli al momento identificata risale però al 1875 ed è un Ritratto di Carlo Marco Morpurgo, conservato al Museo Morpurgo di Trieste. A Bologna Tivoli entra a far parte del Circolo artistico e partecipa alla redazione dell'album Anche Bologna!. A questi anni, a cavallo del decennio si deve ricondurre anche Una visita allo studio (Fondo Belluzzi n. 134). Durante gli anni Ottanta del secolo espone ancora a Milano nel 1881 (L'onomastico della nonna) e nel 1884 (Melanconia e In campagna). Melanconia, un quadro importante, di un metro e ottanta per un metro e cinquanta, sarà poi anche all'Esposizione di Anversa del 1885 ed ancora a Milano nel 1886. La Società Protettrice di Bologna gli acquista nel 1881 Due amici per 600 lire, assegnato al Dott. Giuseppe Verardini. Roma del 1883 porta Gli amici di convento e È partito!!, quadri che propone anche per Monaco nello stesso anno, ma che gli sono rifiutati. Nel 1884 presenta a Torino Il favorito e Vita, ad un soffio, come il fior, ti frangi (acquerello). Nel 1888 a Bologna porta All'Arena del Sole (Fondo Belluzzi n. 37) e Je finis la / Ma vie au printemps si joyeuse, titolo che cita i versi della canzone Les Cinq étages di Pierre-Jean de Béranger (1780-1857), dove si illustra la carriera di una mantenuta attraverso i suoi trasferimenti dalla portineria, al piano nobile, fino alle soffitte del palazzo in cui abita. Il dipinto raffigurava appunto una vecchia cenciosa e apparteneva, come ci dice il catalogo, a Cesare Zucchini, il cui ritratto ad opera di Tivoli esiste ancora nelle Collezioni della Cassa di Risparmio in Bologna. Tivoli infatti si afferma anche come apprezzato ritrattista. Alla mostra del 1888 espone ben quattro ritratti, di cui uno di "S.A.R. il Principe di Napoli"; d'altronde il pittore aveva portato l'anno precedente a Venezia un Ritratto di Vittorio Emanuele II, donato poi da Umberto I al Museo Civico del Risorgimento di Bologna nel 1894. Nel suo lavoro di ritrattista Tivoli lavora avvalendosi anche dell'aiuto della macchina fotografica, in questo facilitato dal mestiere di fotografo del fratello. Numerose le commissioni per il Comune di Bologna e per altre istituzioni locali: esistono nove ritratti su commissione del Comune nel Museo della Musica, tra cui uno piuttosto celebre che ritrae Wagner, datati tra il 1883 e il 1915, ed altri di sua mano presso la Camera di Commercio per i quali si rimanda alle ricerche di Degli Esposti (2018). Ricordo inoltre le versioni del suo Ritratto di Giosuè Carducci, di cui uno qui in chiusura dell'album (Fondo Belluzzi n. 174) e un Ritratto del Senatore Albertoni.

Del 1890 Moeror, una tela di soggetto sociale che espone al Circolo artistico di Trieste, poi donata dal pittore stesso al Comune della città natale: "in riconoscenza degli aiuti onde venne sovvenuto nella sua carriera d'artista". Per il Comune di Bologna esegue le Cucine di Beneficenza (1891), dipinto che documenta l'apertura di tale iniziativa caritatevole in via dell'Orsa e riprodotto nel terzo Album Belluzzi. A Milano, nello stesso anno porta Battute d'aspetto. Oltre a far parte del Circolo artistico Tivoli sarà tra i soci fondatori della Francesco Francia dove espone dei ritratti, studi dal vero, ed opere di genere di cui si dà qualche titolo senza alcuna pretesa di esaustività: Charitas (1898), Villini di Cattolica e Vendemmia (1899), Calma (1900), Sotto la pergola (1902), Sorriso di maggio (1903); nel 1905 espone anche fotografie. Da quel che emerge anche dal mercato antiquario, Tivoli non sembra scostarsi dalle correnti delle epoche in cui visse: praticò il neorococò (L'hommage, 1881), la pittura di genere (La lettura, 1898, Il pasto del pappagallo), l'orientalismo (L'harem) e il paesaggio (Paesaggio con cascate e cervo), la pittura sociale (Moreor, ma anche probabilmente Saur, portato a Venezia nel 1887, Pianura Bolognese, Coppia di buoi, in collezione privata). Splendido per il taglio fotografico, che lo avvicina nel tempo ad All'Arena del Sole, è Il ritorno dal veglione (pubblicato da Degli Esposti 2012, figg- 5 e 6), da datarsi prima del marzo 1885. La fotografia in Tivoli, d'altronde, non fu solo di servizio alla pittura, ma praticata anche professionalmente. Documenti lo danno membro della Commissione per gli esami finali dell'Accademia di Bologna per l'anno 1909-1910, confermando la leggenda famigliare che Giuseppe avesse fatto da esaminatore a Giorgio Morandi (1890-1964) (che effettivamente si diploma nel 1913). Inoltre risulta Accademico di merito residente dal 1905. Muore a Bologna il 20 ottobre del 1925.

Isabella Stancari

Testo tratto da: Isabella Stancari, 'Il Primo album fotografico Belluzzi e i pittori bolognesi della Seconda metà del secolo XIX', Bollettino del Museo civico del Risorgimento, Bologna, anno LXIII - LXVI, 2018 – 2020, Bologna, 2022. Bibliografia e fonti: Archivio della Comunità ebraica di Trieste; Trieste, arch. amm., CMR, 1891; ASABABo, Faldone 1905, Miscellanea; ASABABo, Faldone 1883, fasc. Esposizione in Monaco di Baviera; ASABABo, Faldone 1885, Concorsi-Funzioni Pubbliche, fasc. Esposizione di Anversa; ASABABo, Faldone 1909-10, S. 7. 108, Esami Finali 1909-10; Esposizione Milano 1878, n. 334; Esposizione Milano 1879, nn. 242-243; Esposizione Milano 1881, n. 39 p. 103; Rapporto e Rendiconto 1881, n. 5; Esposizione Roma 1883, n. 60, p. 50, n. 31, p. 83; Esposizione Milano 1884, n. 18 p. 6, n. 235, p. 22; Esposizione Torino 1884, nn. 1807-1808, p. 71; Esposizione Milano 1886, n. 24, p. 21; Esposizione Bologna 1888, nn. 160, 163, 166, 169, 170, p. 28, n. 25, p. 72; Esposizione Milano 1891, n. 524, p. 66; Francesco Francia 1898, n. 86-87, p. 8; Francesco Francia 1899, nn. 53-54, p. 6, n. 123, p. 9; Francesco Francia 1900, nn. 153-154, pp. 10-11; Francesco Francia 1902, nn. 47, 49, 51, p. 5; Francesco Francia 1903, n. 34, p. 5, n. 41, p. 7; Testoni 1930, pp. 105, 262; Thieme-Becker 1939, 33, p. 228; Bénézit 1955, p. 327; Comanducci 1962, p. 1914; Emiliani e Varignana 1972, n. 199, p. 450; Bologna 1981, p. 466; Torino 1991, p. 384; Collina 1993, pp. 21, 80; Pasquali 1995, passim; Giumanini 2000, pp. 199-204; Sangiorgi e Tarozzi 2000, n. 79, p. 166; Degli Esposti 2007; Degli Esposti 2012; Museo del Risorgimento 2013, n. 2068, p. 162; Brunet 2016, pp. 213-214; Degli Esposti 2018, pp. 126, 128-129, 498-500.