Salta al contenuto principale Skip to footer content

Fasci italiani di combattimento

1919-1921

Schede

Al finire della Grande Guerra, dato che i governi liberali si erano rifiutati di intervenire a loro sostegno, gli industriali e i proprietari terrieri cominciarono a pensare che fosse necessario ricorrere ad una forza armata privata per allontanare o intimidire gli scioperanti e i manifestanti.
Per difendere queste ragioni, gli imprenditori si rivolsero a quelle formazioni politiche che disponevano di organizzazioni paramilitari, tra cui il Movimento dei Fasci di combattimento fondato nel 1919 a Milano da Benito Mussolini.
Ex esponente del Psi e direttore dell’Avanti, Mussolini venne espulso dal partito nel 1914 per le sue posizioni interventiste, che anche in seguito vennero espresse più volte sul Popolo d’Italia, il nuovo giornale da egli stesso fondato con finanziamenti di grandi industriali, quali Agnelli, padrone della Fiat di Torino.
Mussolini, per guadagnarsi il sostegno degli imprenditori, iniziò a sostenere sempre con maggiore convinzione le sue idee avverse al socialismo e al bolscevismo, ottenendo in questo modo cospicui finanziamenti sufficienti a far nascere e diffondere le squadre d’azione fasciste, gruppi violenti di sostenitori che si resero protagonisti di innumerevoli aggressioni e scontri verso socialisti, sindacalisti, le loro sedi e i loro simpatizzanti.
I Fasci di combattimento, costituiti in gran parte da persone  di età molto giovane,  adottarono tra i primi divise somiglianti a quelle militari, con la camicia nera adornata di macabri simboli, come i teschi con le tibie incrociate. Tra i sostenitori più illustri si ricordano Tommaso Marinetti e Arturo Toscanini.
Con le elezioni del 1921, i Fasci aderirono alle liste dei Blocchi nazionali, alleanze di vari gruppi politici che si aggregarono ai liberali, per arginare l’ascesa politica del Ppi e del Psi.
I Blocchi nazionali ebbero un buon seguito, ma non ottennero la maggioranza dei seggi, anche se 38 fascisti, tra cui Mussolini, vennero eletti alla camera dei Deputati.
Il governo che ne seguì, guidato dall’ex socialista Bonomi, restò in carica pochi mesi e fu seguito, per un breve periodo, da altri due governi guidati dal giolittiano Facta. In tale periodo di incertezza politica il movimento guidato da Mussolini accrebbe notevolmente la sua popolarità nel paese.
I Fasci di combattimento nel 1921 decisero quindi di confluire nel Partito nazionale fascista (PNF) con un sempre più carismatico Mussolini acclamato come duce (comandante, dal latino dux, ducis). In quel periodo contavano già 320000 sostenitori.
Le squadre d’azione invece diventarono una forza armata privata al servizio diretto del duce.