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Castel San Pietro Terme, (BO)

1919 | 1943

Insediamento

Schede

Comune con lunga tradizione organizzativa e politica d'ispirazione socialista fin dagli inizi del secolo, già nel 1914 aveva visto la conquista da parte del PSI della maggioranza nel Consiglio comunale che portò alla carica di sindaco Raffaele Gurrieri. Dovutesi ripetere le elezioni amministrative il 25 aprile 1915, i socialisti rinforzarono ulteriormente i consensi riscossi. Dimessosi il Gurrieri il 16 dicembre 1917, fu designato sindaco Andrea Ercolani. Alle elezioni amministrative che si tennero il 24 ottobre 1920 i socialisti si riconfermarono ed anche Ercolani fu rieletto primo cittadino.
Il 6 dicembre successivo, "un centinaio di fascisti di Bologna in quattro camions e quattro automobili si recarono a Castel San Pietro ove devastarono la sede delle Leghe e asportarono bandiere e quadri dal Municipio. Due operai trasportati all'ospedale, feriti da bastonate fasciste" (Fascismo, 272). Subito dopo l'"occupazione della Camera del Lavoro, della Cooperativa Birocciai, della Lega Coloni di Castel S. Pietro" - come si legge in un volantino diffuso dal Fascio Bolognese di Combattimento edito dalla Tip. L. Parma - i fascisti autoproclamarono di difendere la loro libertà e giustizia sindacale e riconfermarono il loro motto: "Pronti ad uccidere. Pronti a morire".
Tra le proteste per l'assalto squadristico a Castello, significativo fu il voto unanime degli amministratori santagatesi espresso il 12 dicembre, tratto dagli Atti consiliari: "Il Consiglio Comunale di Sant'Agata Bolognese, riunito in seduta straordinaria. Ravvisa nelle violenze fasciste consumatesi a Castel S. Pietro, con la manomissione della casa della Collettività e l'invasione della casa della scuola, luogo sacro alla civiltà ed al sapere e degno della riverenza di ogni partito, una colpevole obliterazione di ogni dovere dell'autorità politica alla tutela del patrimonio collettivo e del libero esercizio dell'attività comunale; Constatato l'asservimento dei poteri governativi ai propositi criminosi di chi per inconfessabili fini politici e di casta tende a violare l'autonomia e l'azione delle civiche amministrazioni; Afferma che nessuna violenza partigiana riuscirà ad impedirgli di esercitare il suo mandato che è l'espressione della volontà del corpo elettorale".
Il sindaco Ercolani, per la parte che aveva avuto nelle agitazioni operaie e nella lunga lotta agraria durante il 1920 in qualità di segretario della CdL di Imola, ebbe diverse denunce e fu arrestato il 1° aprile e carcerato in S. Giovanni in Monte a Bologna. Dovette perciò cessare le funzioni di primo cittadino il 4 aprile 1921. Per le elezioni politiche del 15 maggio seguente venne presentato quale "candidato per protesta" e fu eletto deputato nel collegio di Bologna per il PSI, quindi partecipò ai lavori parlamentari fino al gennaio 1924.
Le violenze proseguirono anche dopo la "marcia su Roma", contro uomini e cose. Il 4 aprile 1923, a Castello, "viene assassinato a colpi di rivoltella il carrettiere Graldi Luigi da un fascista che lo raggiunge in bicicletta" e nel maggio "i fascisti raschiano e deturpano la lapide eretta in memoria di Andrea Costa" (Matteotti, 61-62). Nel 1925, furono effettuati diversi arresti di diffusori antifascisti. Dopo le leggi eccezionali, durante gli anni della dittatura, per attività d'opposizione, dieci nativi di Castello furono deferiti, processati e condannati dal TS (Aula IV) e dieci furono le assegnazioni al confino di polizia che colpirono dei castellani (Confinati). Tra questi furono Giocondo Bacchilega, Enea Dalla Valle, Giovanni Nardi e Gustavo Trombetti. Nel plebiscito fascista del 1929, dove si votava "Si" o "No", l'organizzazione clandestina fece un buon lavoro e diede n. 312 "No", percentuale più alta in campo provinciale. Nel 1935, le operaie dell'Ombrellificio Sassi scesero in lotta rivendicando aumenti delle paghe e pervennero alla piena vittoria in quanto le tariffe passarono da £. 0,40 orarie a £. 0,80 e da £. 0,60 a £. 1,20.
Quando in Spagna scoppiò la rivolta capeggiata dal generale Francisco Franco, nelle file degli antifascisti internazionali accorsi in difesa di quella repubblica, si arruolarono Adelmo Bacchilega e Giulio Peggi (che, poi, nel 1940, parteciperà alla resistenza francese e, nel 1943, arrestato dalla Gestapo e rinchiuso nel penitenziario di Caen, sarà liberato dai partigiani).