Schede
A Castel San Pietro un ex ufficiale è malmenato dai socialisti mentre affigge manifesti fascisti.
Nel pomeriggio una squadra di fascisti provenienti da Bologna, comandata da Gino Baroncini e Augusto Alvisi, assale e danneggia il municipio, la camera del lavoro e la sede della lega contadina di Castel San Pietro.
Il materiale d'archivio sequestrato, le bandiere rosse e i ritratti di Lenin vengono portati in piazza Maggiore a Bologna e dati alle fiamme, inaugurando un rito che diverrà ricorrente dopo le spedizioni punitive degli squadristi. Legato inizialmente a Dino Grandi e agli agrari, l'imolese Baroncini (1893-1970) è "secondo per autorevolezza e comando nel fascio bolognese" dopo Arpinati.
Particolarmente violento e coraggioso, ma anche abile e astuto organizzatore, sarà uno dei più tenaci oppositori di ogni compromesso con i socialisti.
Guiderà altre clamorose spedizioni punitive: il 4 aprile 1922 a Porretta, il 13 ottobre a Molinella.
Verrà emarginato dal partito fascista dopo il 1923, per le sue posizioni troppo radicali.