Schede
Giulio Cesare Ferrari (1818 - 1899), Esmeralda. Ubicazione: Bologna, Pinacoteca Nazionale, inv. 642, in deposito presso il Comando Legione Carabinieri “Emilia-Romagna”. Come Linda di Chamounix, Esmeralda si inserisce in una serie di dipinti con eroine femminili romantiche e patetiche ritratte a figura intera che risentono della lezione di Hayez, la cui Ruth era arrivata a Bologna dieci anni prima per entrare nella collezione di Severino Bonora (1801-1866), dov’era già la Linda di Ferrari del 1857.
Se il patetismo melodrammatico di Esmeralda è quello delle figure femminili dei dipinti degli anni Trenta del pittore veneziano, come osserva Nicosia in Pinacoteca Nazionale, portando ad esempio I profughi di Praga (1831, Brescia, Musei civici), una certa artificiosità è segnalata anche da Guido Guidi che, in occasione dell’Esposizione delle Accademie dell’Emilia nel 1867, recensisce il dipinto sul “Gazzettino delle Arti e del Disegno” con queste parole: “L’Esmeralda del Ferrari è buon dipinto, un pochetto ricercato nella posa, ma vi sono pregi distinti […]”. Poppi riscontra nell’eroina modelli e atteggiamenti più recenti quali quello della Bagnante di Schiena (1859, Milano, Pinacoteca di Brera), e dello stesso Bacio (1859, Milano, Pinacoteca di Brera), di cui Ferrari riprende fedelmente l’ambientazione chiusa e neomedievale. La solitudine della donna imprigionata, i lunghi capelli scuri e sciolti e la veste in disordine, non possono d’altronde non far pensare anche a Malinconia (1841, Milano, Pinacoteca di Brera), o a La meditazione (1851, Verona, Galleria d’Arte Moderna), mostrandoci così un Ferrari pittore tutto sommato aggiornato sulle novità contemporanee al di fuori dell’ambito bolognese e pronto ad abbracciarne l’elemento alla moda con entusiasmo. Aggiungo che questa Esmeralda è stata citata dal giovane Silvestro Lega (1826-1895) - presente alla mostra del 1867 con Un guanto stretto nella lunetta Il terremoto, una delle quattro per l’Oratorio della Madonna del Cantone di Modigliana che realizza tra il 1858 e il 1863 (cfr. Bologna 1973, scheda 4, pp. 5-8 e fig. 4c.). Sempre Nicosia segnala l’esistenza di un bozzetto, o forse una replica, apparso in due aste di Christie’s; un bozzetto con una soluzione diversa rispetto a quella adottata nel 1867, è pubblicato anche da Conti (2013, fig. 11 a p. 112), che afferma inoltre l’esistenza di copie. Poppi dice l’Esmeralda comprato alla mostra della Protettrice del 1863 e la notizia è ripresa da Nicosia; il dipinto tuttavia non è nell’elenco completo dei quadri esposti in quell’anno (Opere 1863), né segnalato tra gli acquisti pubblici fatti in occasione dell’esposizione per la costituzione di una galleria di “Moderni” (Atti 1864, p. 20). In realtà il dipinto oggi di proprietà della Pinacoteca Nazionale di Bologna partecipò all’esposizione triennale del 1867 e fu acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione solo in quell’anno. L’ipotesi è che ne esistano comunque delle versioni più antiche forse riconducibili al bozzetto pubblicato da Conti.
Proprio nel 1863, in occasione dell’esposizione della Protettrice delle belle arti, si sollecitò una sovvenzione pubblica per l’acquisto di opere presentate alla Società e che quest’ultima non aveva potuto acquistare sia per mancanza di mezzi che per il gran numero di partecipanti. Il Ministero della Pubblica Istruzione accordò una cifra totale di 6mila lire e Masini (Atti 1864, p. 20) rende conto delle scelte fatte dall’Accademia e del denaro speso per conto del Governo. Le opere acquisite confluivano in una nuova sezione, una “Galleria dei Moderni”; dunque nelle nuove acquisizioni della Pinacoteca, allora ancora parte dell’Accademia delle Belle Arti.
Isabella Stancari
Testo tratto da: Isabella Stancari, 'Il Primo album fotografico Belluzzi e i pittori bolognesi della Seconda metà del secolo XIX', Bollettino del Museo civico del Risorgimento, Bologna, anno LXIII - LXVI, 2018 – 2020, Bologna, 2022. Bibliografia: Atti 1867, pp. 22, 24, 82; Guidi 1867, p. 316; Bologna 1955, p. 24; Bologna 1983b, p. 156, n. 75, pp. 156-157, ripr. a p. 166; Bologna 1994, p. 104; Giumanini 2008, p. 255, Conti 2013, pp. 110-111; Pinacoteca Nazionale 2013, n. 114, pp. 127-128.