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Santuario di San Giuseppe

Di rilevanza storica

Schede

L'edificio viene integralmente ricostruito su progetto di Filippo Antolini tra 1841 e 1844 per i Cappuccini, in un luogo -la Val di Pietra- che fin dal XIII secolo era occupato da monache domenicane, successivamente dai Serviti. L’edificio sacro viene così descritto da Girolamo Bianconi nel 1844 nella “Guida per la città di Bologna e suoi sobborghi”:

CAPPUCCINI detta anche di S. GIUSEPPE. In questo suolo ove si è ora innalzata la presente Chiesa sino all'anno 1840 ne esisteva un'antichissima, la quale coll'annesso Convento venne in progresso di tempo in proprietà di varii corpi religiosi. Dopo essere stati aboliti i Padri Servi di Maria nel 1797, che da ultimo l'abitavano, venne venduto il Convento, che nel 1818 fu acquistato dalli Padri Cappuccini, i quali da prima adattarono il Convento al povero loro istituto, ed in seguito minacciando la Chiesa a prossima e totale ruina, fu forza edificarla di nuovo. Perciò, avuto ricorso alla pietà de' cittadini, furono largamente sussidiati in modo di poter assumere la costruzione della presente Chiesa. L'Architetto Prof. Filippo Antolini nell'ideare questo magnifico Tempio ha avuto avanti la mente, sull'esempio degli Autori delle Chiese del Redentore e di S. Francesco della Vigna di Venezia, piuttosto la generosità de' cittadini offerenti che la povertà dell'Ordine Serafico, al quale deve quindi innanzi servire. Fuor della Chiesa in una sala di prospetto al portico detto di S. Luca, vedesi in una gran nicchia quella Pietà in rilievo, plasticata da Angelo Piò, che già era agli antichi Cappuccini al Monte Calvario, e poco fa alla Certosa nel Comunal Cimitero; alla quale è stato dipinto or ora il fondo di paesaggio da Francesco Bortolotti.

Le due statue della facciata sono fatte in terra cotta da Massimiliano Putti. Dentro la Chiesa, gli ornamenti stanno come segue: Nell'Atrio, a destra di chi entra, sono due statue di Carlo Berozzi, rappresentanti S. Serafino da Monte Granaro e S. Giuseppe da Leonessa. In mezzo vi ha un crocifisso con S. Francesco e S. Bartolommeo di Bartolommeo Passarotti. Nei pilastri vicini seguono le statue di S. Simone e di S. Matteo Ap. fatte da Vincenzo Testoni. 1. Santa Veronica Cappuccina, copia d'un buon dipinto del Garofalo, condotta ad olio dal Candi centese. Nel pilastro che segue vi ha la statua di S. Bartolommeo, del detto Berozzi. 2. Madonna della Misericordia, dipinto eseguito in muro al tempo de' Carracci. Nella nicchia al pilastro vicino è un S. Tommaso del suddetto Berozzi. 3. La morte di S. Fedele da Sigmaringa, vittima del furore de Calvinisti, tela ad olio di Antonio Muzzi. Viene appresso un Sant'Andrea plasticato da Giovanni Putti, cui segue S. Paolo, eseguito da Massimiliano Putti, suo figlio. 4. Maggiore. Sposalizio di S. Giuseppe colla Vergine, tela ad olio del Prof. Adeodato Malatesta. La statua del Profeta Isaia è di Bernardo Bernardi, cui appartengono le altre cinque della Cappella, cioè Abramo, Noè, Mosè, Giacobbe e Geremia. Sopra l'uscio della Sagrestia è una Madonna del Cesi, e sopra quello del Cimitero coperto, sta una Vergine con due Santi d'Innocenzo da Imola. Le quattro tele che chiudono le sacre reliquie sono dipinte da Gaetano Belvederi, Girolamo Dal Pane, Sante Nucci e Demetrio Vanni. Il S. Pietro ed il S. Giacomo maggiore, discendendo verso la Capp. 5, sono di Gio. Putti sudd. 5. S. Francesco, copia del Candi, d'una pittura del Guercino che è nella chiesa delle sacre Stimmate a Ferrara. Al vicino pilastro è una statua di S. Giovanni Ap. fatta dal sudd. Berozzi. 6. L'Addolorata, statua di stucco di Filippo Scandellari. Segue nella nicchia del pilastro S. Filippo Apostolo del Berozzi. 7. La Vergine che concede l'amplesso del Divo Infante a S. Felice da Cantalice, tela dipinta dal Cav. Carlo Ernesto Liverati. Le ultime quattro statue, cioè S. Giacomo e S. Taddeo Apostoli; S. Fedele da Sigmaringa e S. Felice da Cantalice Cappuccini, vennero eseguite dal detto Testoni. Lateralmente, nelle Cappelle 1, 3, 5 e 7, sono posti dei ritratti in ciascuna di Santi e di Beati Cappuccini, eseguiti ad olio da Alessandro Guardassoni, meno uno dipinto dalla signora Maria Crescimbeni, ed un altro che fu già operato dal Prof. Lodovico Lipparini. In Sagrestia si vede sopra l'altare una pittura a tempera di Marco Zoppo, che vi espresse Santa Apollonia. Nella sotto sagrestia vi ha una Madonna col putto, dipinta in tavola nel 1236 da Pietro di Giovanni de' Lianori.