Scheda
Nasce a Roma il 15 Agosto 1787, figlio dell’architetto bolognese Giovanni Antonio e di Anna Balestra. Giovanissimo, segue la carriera paterna di cui ha sempre presente le opere teoriche, mentre raccoglie un vasto repertorio classico che usa per esercitarsi. Viene nominato fra i disegnatori per il grande progetto del foro Bonaparte di Milano. Studia a Bologna e vince, a 25 anni, un concorso a Milano (1810) per una grande galleria d'arte. Frequenta con onore l'Accademia di Venezia ed in seguito, fra il 1815 e il 1816, occupa a Bologna l'ufficio temporaneo di ingegnere "d'acque e strade", nel 1840 viene nominato ingegnere capo di 1 classe. Socio onorario dei Georgofili di Firenze, fa parte di diverse Accademie artistiche d'Italia, fra le quali quella di S. Luca. L'Accademia reale di Napoli lo nomina suo corrispondente e, nel 1850, la Reale Accademia di Londra, fatto raro per gli stranieri, l'ebbe come suo socio. Invitato a Roma (1847) per coprire la carica di ingegnere capo, preferì restare a Bologna succedendo all'architetto Serra nella direzione della cattedra di architettura dell'Università. Nel 1818 sposa una bolognese, Carlotta Emiliani, da cui ha sei figli. Dei due superstiti, Anna e Federico, quest’ultimo proseguirà l’attività paterna; lo troveremo, infatti, braccio destro dell’ingegnere Antonio Cannoni.
Moltissime le opere da lui progettate, o sulle quali è intervenuto. A Bologna, la barriera a Porta Santo Stefano, la nuova chiesa di San Giuseppe dei Cappuccini, la facciata di casa Collalto e quella di Palazzo Banzi, la villa Baciocchi a Bel Poggio per conto di Felice Baciocchi, la cappella della villa Poggi, una porta dorica al Palazzo Apostolico, le nuove sale della Pinacoteca, il giardino della villa Revedin (già Bentivoglio), il campanile di S. Caterina, il disegno della cancellata dei giardini pubblici, il palazzo Rosa di via Marsala, nella Certosa i monumenti per le famiglie Beccadelli e Cavazzoni Zanotti. Disegnò il giardino all'inglese nella villa Calcagnini di Fusignano, a Bagnacavallo progettò il teatro ed a Imola la facciata di S. Cassiano. A Castel Bolognese si trovano il tempietto e l’oratorio Bragaldi voluti da Giovanni Damasceno Bragaldi, forbito letterato e uomo politico, in memoria del figlio Vincenzo Vittorio, morto a 17 anni il 27 maggio 1817. Moltissimi gli artistiti coinvolti nei suoi numerosi cantieri. Il rapporto con il pittore Felice Giani non fu episodico, in quanto il primo fu maestro al secondo a Roma, e venne coinvolto in più imprese, quali palazzo Laderchi e palazzo Milzetti a Faenza, o in una cappella nella Chiesa di s. Maria delle Grazie a Iesi. Nel carteggio giunto a noi del pittore l'architetto compare spesso, come in una lettera scritta da Milano il 27 ottobre 1810 da Giacomo Bianconi: "Dall'Antolini, nostro comune amico, sono stato incombenzato di trasmettere, a lei diretta, la medaglia d'oro riportata dal suddetto in premio del progetto presentato a codesta accademia". Nel 'Taccuino di lavoro' di Giani figura anche che fu 'Fissato con il signor Giovanni Antolini per il lavoro del nuovo quartiere reale nelle Proquratie (Venezia ndr.) scudi otto cento: principio del detto lavoro 2 luglio 1807, da eseguirsi in quattro mesi'. Del circolo di amicizie di Antolini nell'ambito artistico vi è traccia in una lettera di Ferdinando Albertolli a Felice Giani: Milano, 14 dicembre 1816. Signor Giani amico pregiatissimo. Per aver piacere di salutarvi e darvi mie nuove, come del mio felice arrivo in Milano, mi prevalgo della favorevole occasione che si porta in Bologna il signor Ignazio Fumagalli, vice segretario di questa imperial regia Accademia, bravissimo artista ed ottimo amico mio, il quale è incaricato dal governo di venire a prendere in consegna i quadri del Procacino che trovansi costì in Bologna, per un cambio, come vi sarà noto, fatto da vari anni ed ora reso a ciascheduno ec. (...) Vi prego tanti miei cordiali saluti al signor Gaetano (Bertolani) come all'amico Trefoglio (Marco Antonio), ed al caro Filippo Antolini, al Lepori caffettiere ec. (in 'Felice Giani. Un maestro nella civiltà figurativa faentina', Faenza, 1979).
Non poteva di certo mancare l’attività didattica che svolge presso l’Accademia di Bologna dal 1847 al 1859, ricoprendo la cattedra di architettura lasciata vacante da Leandro Marconi, dopo una breve supplenza di Antonio Serra. La sua attività, concentrata fra Bologna e la Romagna, annovera un numero così notevole di opere da suscitare dubbi sull’opinione diffusa di un sostanziale immobilismo costruttivo nella prima metà dell’Ottocento. Per la Certosa progetta il monumento a Jacopo Grimaldi Beccadelli, uno dei quaranta senatori di Bologna, realizzato dallo scultore Giacomo De Maria (1762-1838), gli ornati sono di Pietro Trifogli. Tutte le guide di Bologna non esitano ad attribuirgli la Barriera Gregoriana, a porta Santo Stefano, la chiesa di San Giuseppe dei Cappuccini, importanti interventi alle Terme della Porretta. In San Petronio a Bologna, Filippo Antolini presta spesso la sua competenza nelle opere di manutenzione dei paramenti murari, dei selciati e dei manufatti per lo smaltimento delle acque e nei vari incarichi per la redazione dei progetti di restauro. Suoi sono i progetti di ripristino di numerose facciate nel centro storico bolognese: casa Isolani, palazzo Banzi, casa Collalto ecc., e in Romagna. Numerosi anche gli interventi in edifici di culto: Santa Maria della Carità, Santa Caterina in Strada Maggiore, San Francesco, San Giovanni in Monte.
La figura di Filippo Antolini necessita di uno studio monografico in grado di approfondire e riordinare coerentemente i materiali finora raccolti, perché sia finalmente fatta luce su una figura di primo piano nella cultura architettonica dell’Ottocento bolognese.
Alessia Marchi