Salta al contenuto principale Skip to footer content

Fanteria - 231° e 232° reggimento, brigata Avellino

Schede

Costituita a Camposampiero (nel Padovano) nel maggio 1916 con battaglioni del 10°, 60°, 63°, 75°, 82° e 86° Fanteria.

Anno 1916
All'inizio del mese di agosto, dopo diversi spostamenti, la Brigata viene trasferita alle dipendenze del VI Corpo d'Armata del generale Capello nella zona di Villanova sul Judrio (ad ovest di Cormons): fin da subito i due reggimenti sono impegnati nella VI battaglia dell'Isonzo, l'uno tradotto nel settore del Grafenberg (il 231°) e l'altro nell'area del Podgora (il 232°). Nella battaglia per Gorizia il 231° riesce in soli due giorni dall'inizio dell'offensiva ad oltrepassare il Grafenberg, guadare l'Isonzo ed attestarsi come testa di ponte, mentre suoi reparti attraversano la città scontrandosi col nemico in località Borgo San Rocco. Il 10 agosto il reggimento raggiunge le pendici di quota 227 del Monte San Marco, dalla quale continua a cercare un – seppur infruttuoso – contatto con le truppe del generale Boroevič. Contestualmente il 232° reggimento, impegnato sul tratto Podgora-Lucinico, passa l'Isonzo il 9 agosto, operando poi dal 14 al 16 nel settore di quota 174 di Kostanjevica (it. Castagnevizza). La Brigata è infine messa a riposo il 19 agosto, tre giorni dopo la fine dell'offensiva oltre la città friuliana.
Dopo un periodo di accantonamento e poi di impiego dimostrativo nel settore di Plava (a nord di Gorizia), essa è stanziata dal 4 novembre nella zona del Monte San Marco (sl. Monte Mark), alle dipendenze della II Armata. A metà del mese è vittima di una violenta puntata nemica, che viene però rintuzzata. Rilevata a fine novembre per le gravi perdite subìte, la Brigata è dapprima divisa tra Gorizia e Plava (alle dipendenze della 3a divisione), per poi essere riunita ad inizio dicembre nelle trincee di quest'ultimo sottosettore.

Anno 1917
Da inizio maggio, la Brigata è stanziata nel settore di Plava (alle dipendenze della 60a divisione), in prospettiva della X battaglia dell'Isonzo: obbiettivi ad essa assegnati sono la conquista della regione del Vodice e quindi del Monte Santo. Passato l'Isonzo all'altezza del valloncello di S. Ahac, il primo giorno di combattimenti vede la "Avellino" assicurarsi le trincee di Zagora ed i fortini di Zagomila. Nel secondo giorno di offensiva i suoi battaglioni di riserva puntano e conquistano quota 592. Presa poi quota 524, fino al 26 i combattenti tentano invano di sfondare sino a quota 652, prima di essere sostituiti dalla Brigata "Elba".
Dopo un breve periodo trascorso in accantonamento, da inizio giugno a metà agosto gli uomini sono impegnati nel presidio del Monte Santo (sul fronte della II Armata), che diventa poi per la Brigata obbiettivo da conquistare. Dopo tre giorni di furiosi scontri con il nemico, i soldati della "Avellino" sono richiamati alle posizioni di partenza, ma già il 25 sono impegnati in un settore limitrofo per l'occupazione, poi sventata dagli austriaci, delle posizioni avanzate di Gargaro. Tra l'ottobre e il dicembre la Brigata, ora a disposizione della 33a divisione, è impegnata in un difficile quanto sanguinoso spostamento dal settore dell'Isonzo a quello del Piave, oltrepassato l'8 novembre all'altezza di Casa Tonon e Palazzon. Dislocatasi quindi in varie zone del Veneto, la Brigata – che ha subito gravissime perdite in termini di caduti e prigionieri – attende ad un periodo di riordinamento.

Anno 1918
La "Avellino", divisa nei suoi reggimenti, è impegnata in normali turni di linea nel settore di Fossalta del Piave fino al giugno. A metà mese gli austriaci del maresciallo Boroevič e del generale Conrad lanciano l'ultima grande offensiva, nel tentativo estremo di dare una svolta all'andamento del conflitto: è la cosiddetta «Battaglia del Solstizio». Il nemico colpisce nei settori delle anse di Gonfo e Lampol (sul Piave), difese strenuamente dalle truppe del 232°, ma già il giorno seguente queste sono costrette a ripiegare su Ronchi, dove si riuniscono al 231°. Dopo una settimana di violenti combattimenti la Brigata, ormai stremata da grosse perdite, è fatta ripiegare nel mestrino. Attestatasi quindi sul Piave, dopo tre turni in prima linea compiuti nel corso dell'estate, la "Avellino" è impegnata dalla fine di ottobre nella Battaglia di Vittorio Veneto, l'epilogo della Grande Guerra sul fronte italiano: partendo dalla zona di Romanziol, il 232° raggiunge il 30, sotto l'infuriare dell'artiglieria nemica, la sponda sinistra del fiume, quindi l'ansa che il Piave compone poco fuori l'abitato. L'avanzata della Brigata prosegue sino alla riva destra del Tagliamento, quando l'armistizio la arresta all'altezza di Madrisio, nell'Udinese.
Nel 1920 alle Bandiere dei reggimenti della Brigata "Avellino" viene conferita la Medaglia d'oro al valor militare, per «l'impeto sanguinoso» con cui conseguirono vittorie che «sbigott[irono] il nemico e meravigli[arono] i valorosi» nella battaglia di Gorizia e nelle azioni sul San Marco e nel Vodice, nonché per il «validissimo contributo al felice esito della battaglia» del Piave e per le «novelle prove di forti virtù guerriere» nella «battaglia della riscossa» di Vittorio Veneto.

Andrea Spicciarelli

FONTE: Brigate di fanteria: riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918, Vol. IV, Roma, Libreria dello Stato 1926, pp. 317-322