Schede
Dopo l'attacco austriaco coi gas, avvenuto sul San Michele il 29 giugno che costò la vita a circa 3.000 uomini, le operazioni sul fronte della 3a armata subirono un rallentamento per permettere la riorganizzazione dei reparti e l'attuazione delle misure necessarie a scongiurare altri eventi simili. Fino alla fine di luglio non si ebbero importanti azioni, furono mantenute tutte le posizioni e potenziate le scorte di materiale e munizioni in vista dell'azione per la conquista di Gorizia. Il 6 agosto iniziava la battaglia di Gorizia con il fuoco preparatorio di artiglieria. "6 agosto. Alle 6,15', su tutta la fronte, da Tolmino al mare, l'artiglieria italiana aprì il fuoco contemporaneamente. Dopo breve tempo il Sabotino, Lucinico ed i sobborghi di Gorizia furono avvolti dal fumo e dalla polvere, dalla quale usciva il rombo dei cannoni ed in cui balenavano gli scoppi dei proietti di grosso calibro." (Relazione Ufficiale Austriaca)
Alle ore 16 le artiglierie allungavano il tiro, per proteggere le fanterie che scattavano all'assalto del Podgora e del Sabotino. L'azione, ben congegnata, riuscì perfettamente e gli austriaci furono sorpresi ancora al riparo nelle caverne; le pattuglie italiane si spinsero fin sulla riva destra dell'Isonzo, tentando in alcuni casi il guado ma, passata la sorpresa iniziale, e ricevuti rinforzi, gli austriaci bloccavano i nostri tentativi di installare una testa di ponte sulla riva sinistra del fiume e con un contrattacco recuperavano parte delle linee perdute sul Calvario (Podgora). All'imbrunire il monte Sabotino era in mani italiane e nella linea Podgora-Calvario resistevano solo gruppi isolati di austro-ungarici. In pianura erano cadute la prima e seconda linea, e gli austriaci erano asserragliati nel sottopasso ferroviario di Lucinico. Sul Carso intanto il giorno 6 le difese austriache del San Michele erano state sconvolte da un fuoco di artiglieria quale mai si era visto prima, e a sera la 21a e 22a divisione italiana potevano conquistare tutte e quattro le cime del San Michele e respingere i forti contrattacchi avversari.
"6 agosto. Le 76 batterie italiane leggere e le 48 pesanti davanti alla fronte del Carso, distrussero nel volgere di poche ore tutto il lavoro penoso di mesi, ad un punto tale che in certi tratti a mala pena erano rimaste tracce di sistemazione difensiva. A mezzogiorno le batterie rivolsero il tiro verso le cime del San Michele ed un fuoco di una violenza mai raggiunta sconvolse la zona preventivata per l'irruzione." (Relazione Ufficiale Austriaca) Nella zona di Gorizia il 7 agosto riprendevano le operazioni per la conquista italiana della città, che venne presa il 9 agosto. Il Comando Austriaco della 5a armata, visti vani tutti i tentativi per arrestare l’avanzata italiana, dava l'ordine di ritirare le truppe sulla linea già preparata a difesa alle spalle di Gorizia, in attesa di ricevere rinforzi dal Tirolo; il generale Boroevic allargava l'ordine alle truppe della piana di Doberdò, temendo che un attacco della 3a armata Italiana potesse cogliere alle spalle le rimanenti forze del Carso. Le perdite Italiane nella battaglia di Gorizia dal 6 al 17 agosto furono di 51.232 uomini, di cui 1.759 ufficiali; gli austriaci ebbero fuori combattimento 41.835 uomini, di cui 807 ufficiali. La battaglia di Gorizia ottenne l'effetto di convincere la Romania, il 27 agosto, a scendere in guerra a fianco dell'Intesa, contro gli Imperi centrali (Germania, Austria, Ungheria). Ciò indusse il C.S.I. ad ordinare la ripresa dei combattimenti, questa volta in Carso per aprire la strada da Monfalcone verso un'altra città simbolo: Trieste.
Paolo Antolini