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Pietro Badoglio

28 Settembre 1871 - 1 Novembre 1956

Scheda

Nato il 28 settembre 1871 a Grazzano Monferrato (oggi Grazzano Badoglio) in provincia di Asti da una famiglia di modesti proprietari di campagna, iniziò la carriera militare entrando all’Accademia di artiglieria e genio di Torino nel 1890. Arruolatosi volontario per l’Africa all’indomani della sconfitta dell’Amba Alagi nel 1895, vi passò quattro anni, rientrando in Italia nel 1899. Entrò poi alla Scuola di Guerra, diplomandosi nel 1902. Prese parte alla campagna di Libia, facendo parte dello Stato Maggiore del generale P. Frugoni.

Il 25 febbraio 1915 venne promosso tenente colonnello di Stato Maggiore e, durante il conflitto, si conquistò i gradi di generale nell’agosto 1917, prendendo parte a varie offensive sull’Isonzo, ed ottenendo, il 14 ottobre 1917, il comando del XXVII corpo d’armata. 
Durante la sfortunata giornata di Caporetto restò tagliato fuori dalle sue truppe, riuscendo solo in tarda giornata a rendersi contro della situazione che lo circondava e che vedeva coinvolti i suoi uomini. Nonostante questo, l’8 novembre il nuovo capo di Stato Maggiore Diaz lo nominò sottocapo di S.M., insieme al gen. Giardino. In questo ruolo si occupò in particolare della riorganizzazione dell’esercito e, quando nel febbraio successivo il gen. Giardino lasciò l’incarico, Badoglio si trovò ad essere l’unico e reale braccio destro di Diaz. Dopo la battaglia del Piave del 27 giugno 1918 venne nominato
Comandante d’Armata per merito di guerra, e prese poi parte anche alla preparazione dell’offensiva di Vittorio Veneto. In riconoscimento dell’opera svolta tra il novembre 1917 ed il novembre 1918 fu creato Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine militare di Savoia e, il 24 febbraio 1919, nominato senatore. 
Al momento del ritiro del generale Diaz per motivi di salute, il 24 novembre 1919, accettò il ruolo di capo di Stato Maggiore dell’esercito. L’avvento del fascismo lo trovò dapprima indulgente, ma poi il dilagare delle violenze e le rumorose adesioni di altri alti ufficiali dell’esercito lo resero titubante e diffidente.
Alla vigilia della Marcia su Roma, interpellato da Facta, dichiarò che con dieci o dodici arresti il governo avrebbe potuto stroncare sul nascere il movimento.
Rimase quindi in disparte per più di un anno sinchè, alla fine del 1923, accettò la carica di ambasciatore in Brasile, iniziando il suo avvicinamento al regime.
In occasione del delitto Matteotti dichiarò la sua solidarietà a Mussolini, che lo ricompensò nominandolo capo di Stato Maggiore generale il 4 maggio 1925. Per il quindicennio seguente, Badoglio restò in posizione ambigua: non profondamente fascista, accettò molti compromessi pur di restare ai vertici dell’Esercito, anche se le velleità militari di Mussolini gli resero la vita difficile. Nel 1926 venne nominato “maresciallo d’Italia”, nel 1928 “marchese del Sabotino”, a fine 1928 governatore della Tripolitania e Cirenaica, e nel 1929 cavaliere dell’Ordine della SS. Annunziata. Gli anni Trenta lo videro impegnato in Africa, il 9 maggio 1936 venne nominato viceré d’Etiopia e, l’11, duca di Addis Abeba.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale Badoglio dichiarò posizioni neutraliste, allineandosi comunque alle scelte del capo del governo. Dimessosi nel dicembre 1940, rimase in disparte sino al 1943 quando, al crollo del fascismo, venne scelto dal Re per sostituire Mussolini a capo del governo. Con l’avvento dei governi orientati dal C.L.N.
Badoglio venne messo da parte, tanto che, nel 1945, si ritirò a vita privata. Per la sua adesione al fascismo, il 30 marzo 1945 gli venne anche revocata la nomina a senatore (provvedimento annullato due anni dopo). Morì a Grazzano nel 1956.

Mirtide Gavelli

Bibliografia: P. Pieri, Pietro Badoglio, in Dizionario biografico degli italiani, vol.5, Roma, Istituto della Enciclopedia Treccani, 1963, pp. 127-137.