Schede
1917
I primi mesi del 1917 furono caratterizzati dal maltempo che imperversò particolarmente in Carnia e nel Cadore, dove la neve raggiunse i 7-8 metri d'altezza. L'attività operativa si limitò da ambo le parti a duelli di artiglierie e piccoli colpi di mano per mantenere elevato lo spirito offensivo. In primavera il Generale Cadorna ordinò la ripresa dei combattimenti sull'Isonzo, partendo dalla piana di Gorizia liberata già nell'agosto del 1916. La decima battaglia dell'Isonzo venne combattuta dal 12 al 28 maggio. Sugli altipiani trentini il nostro esercito tentò di riprendere il terreno perduto con la “spedizione punitiva” austriaca del maggio–giugno dell’anno precedente, lanciando un assalto in forze al monte Ortigara, dal 10 al 30 giugno. Venne così costituita la 6° armata sulla preesistente struttura del Comando Truppe Altipiano dei Sette Comuni; tuttavia, nonostante il grande sforzo, nessuna conquista migliorò le posizioni italiane sull’altipiano d’Asiago. Archiviata la battaglia dell'Ortigara, ancora una volta furono chiamate alla lotta la 2° e 3° armata del fronte dell'Isonzo.
In agosto, Cadorna ordinò l’inizio dell’ undicesima battaglia che permise al nostro esercito di sfondare le linee austriache a nord di Gorizia e di penetrare nell’altipiano della Bainsizza.
A fine agosto gli italiani lamentarono 144.000 uomini fuori combattimento tra morti, feriti e dispersi, mentre le analoghe perdite austriache furono 85.000. Sulle fanterie dei due eserciti caddero circa 6 milioni di proiettili d’artiglieria, gli austriaci ebbero oltre il 38% dei cannoni fuori uso. La consapevolezza da parte austriaca di non poter sostenere un altro urto italiano fece chiedere aiuto all'alleato germanico. Dopo un mese di preparazione, il 24 ottobre, alle 2 del mattino, 15 divisioni miste austro - tedesche attaccarono nella conca di Plezzo e Tolmino la nostra 2° Armata: iniziava la dodicesima battaglia dell’Isonzo. Nell'arco di poche ore l'ala destra cedette; per evitare l'accerchiamento il 25 ottobre circa 1 milione di soldati italiani iniziarono a ritirarsi combattendo verso il fiume Torre, poi verso il Tagliamento, poi verso la Livenza. La notte tra il 25 ed il 26 ottobre anche la 3° armata del Carso ricevette l’ordine di ripiegare verso il Piave ed il Grappa, che venne raggiunto il 6 novembre.
Il 7 novembre il Re destituiva Luigi Cadorna da Comandante in Capo dell'Esercito Italiano. Al suo posto veniva nominato il Generale Armando Diaz.
Iniziava la battaglia del Piave. Sui muri delle cascine bombardate, comparvero incitamenti a resistere: “Il Piave, o tutti eroi … o tutti morti”. A rinfoltire le fila dei difensori vennero inviati i "ragazzi del '99".