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Partito fascista repubblicano (PFR)

15 settembre 1943

Schede

Pochi giorni dopo l’8.9.1943 il maresciallo Rommel indirizzò un proclama agli italiani che iniziava: «Le forze armate germaniche hanno occupato il territorio italiano..».
Subito dopo l’esercito tedesco favorì la nascita di un nuovo stato - la RSI (Repubblica sociale italiana) e il PFR (Partito fascista repubblicano) - per dare una parvenza di normalità ad una nazione piegata con la forza e nella quale era in atto una guerra di liberazione nazionale.
Il PFR nacque quando Mussolini emise sei “fogli d’ordine”. Nel primo si legge: «Riprendo da oggi 15 settembre 1943 anno XXI la direzione suprema del Fascismo in Italia». Nel quarto ordinò «il ripristino di tutte le istituzioni del partito». Con questi atti illegali - perché era un cittadino privato Mussolini si autoproclamò dittatore. Subito dopo nominò il segretario e i dirigenti, i quali rispondevano a lui.
Il PFR tenne un solo congresso, il 14.11.1943 a Verona, e il Direttorio nazionale si riunì una volta in due anni.
Nell’estate 1944 il PFR fu militarizzato - con la mobilitazione di tutti gli iscritti dai 18 ai 60 anni - e trasformato nelle Brigate nere.
A Bologna il PFR ebbe - come nel resto del paese - due anime, una oltranzista e una moderata favorevole ad alcune forme di democratizzazione interna, oltre che di dialogo con i partiti antifascisti o con una parte di questi. Il CLN non prese mai in considerazione questa disponibilità.
L’ala oltranzista era guidata da Franz Pagliani e quella moderata da Giorgio Pini, anche se il potere era nelle mani del primo perché uomo di fiducia di Mussolini e dei tedeschi.
L’ufficiale Theo Kenda, che comandava i reparti tedeschi che avevano occupato Bologna, si recò di persona nel carcere di San Giovanni in Monte, dove Pagliani era detenuto, e dopo averlo liberato gli disse «Voi dovete rappresentare i fascisti di Bologna».
Sin dall’inizio, i principali collaboratori di Pagliani furono Goffredo Coppola, Pietro Torri e Enrico Cacciari. I nuovi gerarchi del PFR bolognese, quale primo atto, richiamarono in servizio i militi della MVSN, la 67a legione di Bologna e la 68a di Imola. La prima comandata da Augusto Ferrazzi (sostituito il 2.11.1943 da Gaetano Spallone) e la seconda da Gernando Barani (giustiziato dai partigiani il 4.11.1943). Per la segreteria della federazione di Bologna Pagliani scelse Aristide Sarti.
Ad Imola fu indicato Guerrino Bettini. Sarti nominò suoi vice Agostino Fortunati e Piero Innocenti e Michele Tossani presidente dell’ONB.
Secondo una notizia pubblicata il 24.12.1943 da “L’Avvenire d’Italia”, nei 60 comuni bolognesi furono costituiti 67 fasci. Mario Agnoli il 23.9.1943 fu nominato commissario prefettizio di Bologna e podestà il 13.3.1944, carica confermata il 21.11.1944 e conservata sino alla Liberazione. Il 22.10.1943 Guglielmo Montani fu nominato capo della provincia, cioè prefetto, sostituito il 15.1.1944 da Dino Fantozzi. Il 12.11 il seniore della MVSN Giovanni Tibaldi fu nominato questore, sostituito il 15.9.1944 da Marcello Fabiani, il quale lasciò il posto ad Enzo Visioli il 15.2.1945.
Sarti - alla prima assemblea generale del PFR di Bologna, il 28.10.1943 - chiese la pena di morte per il re e i membri del Gran consiglio del fascismo che avevano “tradito” Mussolini e per i generali e gli ammiragli «complici dell’infame tradimento». Chiese la riforma della burocrazia, che dalle forze armate «sia cancellato ogni spirito di casta», che «alla stampa sia restituita la piena libera consapevolezza» e la riforma della scuola.
Sarti si trovò presto in contrasto con gli oltranzisti e con Pagliani in particolare. Contrariamente a quanto si ritiene ed è stato scritto (L. Bergonzini, La svastica a Bologna, p.30; W. Boninsegni, Acqua passata, p.33) non se n’andò di sua iniziativa. Pagliani ha scritto che dopo il rifiuto di Arpinati di aderire alla RSI, Sarti assunse nei confronti dell’ex ras bolognese «un atteggiamento talmente ostile che mi trovai costretto a chiederne la sostituzione a Mussolini (gliene dissi chiaramente il motivo)» (Repubblica sociale, a cura di A. Conti, p.23). L’11.12.1943 Sarti se n’andò, si arruolò in aviazione e perderà la vita nelle ultime settimane della guerra.
Al suo posto andò Eugenio Facchini, che nominò come vice: Walter Boninsegni, Cesare Simula e Pietro Torri. Torri divenne reggente il 31.1.1944, dopo la morte di Facchini giustiziato dai partigiani, e gli fu affiancato il vice Vito Ricci, nominato il 24.2.1944. L’1.4 ebbe la carica di segretario e il 2.6.1944 scelse i suoi vice: Leandro Lembo (sostituito il 21.7.1944 da Giovanni Battista Cosimini) Araldo Rapparini, Pietro Polverini, Victor Hugo Spaccialbello e Fabio Roversi Monaco.
Elena Missiroli divenne fiduciaria del Fascio femminile, sostituita da Pia Bartolini il 12.8.1944.
Nell’estate, dopo la militarizzazione del partito, Torri assunse la carica di comandante della 23a brigata nera, quella di stanza a Bologna. I rapporti tra oltranzisti e moderati divennero ingestibili al punto che, il 23.12.1944, il capo della provincia Fantozzi scrisse al ministro dell’Interno: «Chiedo che mi si sostituisca come capo di questa provincia se non interviene l’allontanamento del prof. Franz Pagliani e di Pietro Torri».
Il generale tedesco Frido von Senger und Etterlin - comandante del fronte in Emilia-Romagna - impose l’allontanamento di Pagliani e Torri. Nelle sue memorie von Senger ha scritto: «Nostro comune avversario erano le brigate nere» [...] «Autentico flagello della popolazione, queste erano altrettanto odiate dai cittadini, come dalle autorità… e da me» [...] «ed erano capaci di assassinare chiunque, di compiere qualsiasi nefandezza quando si trattava di eliminare un avversario politico». Pagliani, delegato regionale del PFR, e Torri dovettero lasciare Bologna il 28.1.1945.
Nuovo segretario provinciale fu nominato Giovanni Cerchiari anche se, negli ultimi mesi dell’occupazione nazista, il PFR fu retto da Armando Rocchi, che aveva la carica di commissario straordinario regionale. [O]