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Pietro Torri

21 Giugno 1901 - [?]

Scheda

Pietro Torri, di Giovanni e Bonazzi Maria, nato a Ferrara il 21 giugno 1901, caporione dello squadrismo bolognese e centurione della milizia ferroviaria, era il braccio operativo di Franz Pagliani.
Giovanissimo lo troviamo infatti a Bologna, dove partecipa alla costituzione del primo fascio bolognese, fondato da Leandro Arpinati e al quale aderisce, l'allora quindicenne, Franz Pagliani.
L'anno successivo, sciolto il primo fascio, Arpinati fondò il secondo fascio e organizzò numerose spedizioni squadristiche in città e provincia. Amico di Arpinati e di Pagliani, Torri diresse i primi gruppi di ferrovieri fascisti.
Tornato in Italia dalla Germania dopo l'8 settembre, diventò fra i più sanguinari esponenti del fascismo repubblichino.
Torri viene quindi nominato reggente della federazione del PFR bolognese dal 29 gennaio 1944 fino alla morte di Eugenio Facchini. Diventa poi segretario il primo aprile 1944 e commissario federale dal 10 aprile fino al 28 gennaio 1945. Nel frattempo, assume la guida della 23ª brigata nera «Facchini», la cui caserma in via Borgolocchi è anche la sede di un carcere.
Numerosi sono gli atti di violenza compiuti dagli sgherri di Torri a danno della cittadinanza bolognese tra l’ottobre e il novembre 1944. Tra questi l’arresto e successiva scomparse di Emidio Grandi il 22 ottobre da elementi della «Facchini» in via della Certosa 25.
Sparirono in questo modo altre persone come Emilio Cacciatori, Francesco Leoni, Giuseppe e Aldo Gaibari. Tutte entrarono nella caserma di via Borgolocchi e non fecero più ritorno dalle famiglie.
Il federale Torri si distinse tragicamente anche a Monte Sole nell’agosto del 1944, poco prima dell’eccidio avvenuto nel mese successivo.
Le autorità cittadine della RSI iniziarono a fare pressioni su Torri per rendere conto a diverse azioni criminose. Il clima di terrore imposto da Pagliani e dal comandante della «Facchini» iniziò a risultare scomodo anche per il prefetto Fantozzi che definì la brigata nera in questione «un gruppo fascista estremista».
Dopo numerosi dissidi interni al PFR, Torri venne quindi allontanato dalla città il 28 gennaio 1945.
Nel febbraio del 1945, per ordine del generale Von Senger, Torri e Pagliani con le loro brigate nere, sparsero il terrore nel modenese e nel reggiano. A metà dello stesso mese infatti, la brigata «Facchini» operò a Mulino di Mezzo, nel comune di Concordia (MO), un rastrellamento nel quale furono tratte in arresto quindici persone, di cui sette assassinate, una delle quali uccisa direttamente da Torri con una bomba a mano.
A marzo, l’ex-federale bolognese partecipò ad un altro rastrellamento a Mirandola dove furono fermati Silvano Marelli e Albertina Smerieri, che vernnero torturati e assassinati brutalmente. Fino all’ultimo, la «Facchini» non rinunciò ad uccidere e il 10 aprile del ’45 Torri comandò il plotone di esecuzione che a Reggiolo massacrò dieci partigiani. Il giorno successivo, ne fece arrestare e uccidere altri sette a Luzzara.

Ivan Spada

Arrestato dagli Alleati, fu internato nel campo di Coltano; dopo il suo smantellamento fu destinato a quello di Laterina, ma fece perdere le sue tracce fuggendo al di là dell'Atlantico.
Pare sia stato aiutato dalle autorità spagnole che lo dotarono di passaporto falso con cui si mosse agevolmente in America Latina.
Nel marzo del 1952 l'Ufficio Politico della Questura di Bologna segnalò la sua presenza ad Haiti, ma nell'ottobre successivo la seconda sezione del Tribunale Civile bolognese, ne dichiarò la morte presunta, anticipandone la data addirittura al 31 ottobre 1945.
In ogni caso, il procedimento penale nei suoi confronti, dopo varie riduzioni di pena, dichiarò estinta la pena nel 1966 per morte presunta del reo.