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Veduta del tempio di Diana della Villa Borghese sulla porta di Roma

1810 | 1815 ca.

Schede

ll dipinto è quasi un pendant della Veduta dell'ingresso di Villa Borghese (Bologna, Collezioni Comunali d’Arte), di proprietà del Municipio bolognese già dal 1817. Identico appare infatti il modo d’intendere il rapporto tra architettura e vegetazione arborea e la ripartizione degli spazi all’interno della struttura compositiva. Una certa distanza si avverte invece tra le macchiette che animano le due vedute. Se infatti i cavalieri in abiti contemporanei, nella tela delle Collezioni, introducono una nota di realtà, quelle in abiti antichi, nella presente opera, spostano l’immagine su un piano d’evocazione ideale. Non lontano dai due dipinti appare inoltre il sentimento della natura espresso da Fantuzzi nel Giardino d’inverno di Palazzo Hercolani, alla cui esecuzione era intento nel 1816. Tali elementi suggeriscono, per la presente opera, una datazione entro il primo lustro degli anni Dieci, quando l’artista era ancora a Roma, oppure a breve distanza dal suo rientro a Bologna. Notevole è il salto stilistico, compiuto da Fantuzzi, rispetto alla tradizione del vedutismo settecentesco bolognese, protratta fino ai primi anni dell’Ottocento da Vincenzo Martinelli. Ma nello stesso tempo il pittore, accogliendo problematiche apprese nell’internazionale ambiente romano, prende le distanze dall’imitazione del paesaggismo classico seicentesco, attraverso la quale gli allievi di Gaetano Tambroni in Accademia pensavano di rivitalizzare la gloriosa tradizione locale anche in ambito paesaggistico.

Claudio Poppi

Rodolfo Fantuzzi (1779 - 1832), Veduta del tempio di Diana della Villa Borghese sulla porta di Roma, olio su tela, cm. 84x68,5, inv: 5138 (H-97; F/3600; 90895). Bologna, Galleria comunale d’arte moderna - MAMbo Collezioni storiche. Storia: entrato nella Biblioteca dell’Archiginnasio nel 1853; esposto nella Sala F di Villa delle Rose nel 1925; trasferito nel deposito delle sale ex Prefettura di Palazzo d’Accursio nel 1935; concesso in deposito per l’arredo degli uffici del Palazzo del Tribunale nel 1936; ritirato e collocato a Villa delle Rose nel 1978; concesso in deposito per l’arredo degli uffici dell’Assessorato alla Cultura nel 1984; ritirato e collocato nei depositi della Galleria nel 1988. Esposizioni: Bologna, 1988. Bibliografia: C. Poppi, in L’Ottocento ritrovato , 1988, fig. 15, p. 6. Testo tratto da "Collezionisti a Bologna nell’Ottocento: Vincenzo Valorani e Luigi Pizzardi", Bologna, 1994.