Cattedrale di San Cassiano

Cattedrale di San Cassiano

Scheda

Il duomo di San Cassiano di Imola ha una lunga storia alle spalle. Le forme attuali dell'edificio furono progettate da Cosimo Morelli nel 1775, ma la prima struttura risaliva al 1181. Il duomo venne consacrato nel 1271, anno nel quale vi vennero depositate le reliquie di san Cassiano, patrono della città. Conobbe un primo ampliamento nel sec. XVI, quando fu edificato anche il campanile. Gravi problemi di statica portarono il cardinale Bandi, a deciderne l’abbattimento e quindi la ricostruzione ex novo tra 1769 e 1781. L'interno è a croce latina, suddiviso in tre navate caratterizzate da grandi pilastri. Nella cripta si trovano le urne in marmo dei protettori della città: Cassiano, Pier Grisologo, Proietto e Maurelio. La nuova chiesa venne consacrata da Pio VI nel 1782. Successivamente venne ricostruita anche la facciata, voluta nel 1850 da Pio IX, già vescovo di Imola tra il 1831 e il 1846.

L'edificio viene così descritto nel volume "Provincia di Bologna, collana Geografia dell'Italia", Torino, Unione tipografico editrice, 1900: Non lungi dalla piazza Maggiore o del Comune è quella del Duomo, nella quale, oltre della cattedrale, è rimarchevole il porticato detto dell’Osservanza.  La prima chiesa cristiana di cui si abbia notizia di sorta in Imola è quella di San Cassiano – che diventò poi matrice o cattedrale – costrutta verso il 337 di C. poco dopo che l’editto di Milano rese possibile e liberi ai Cristiani l’esercizio del loro culto. Sorge sul fondo ora detto Poluzza, fuori della città (allora Castrum) e presso il luogo ove ora sorge la chiesa della Croce Coperta, ove si mostrano il luogo e la colonna del martirio di S. Cassiano. Solo nel 1188 la chiesa di San Cassiano fu eretta nel luogo ove sorge l’attuale, allora pur essa fuori delle mura della città. Insieme alla chiesa fu costrutto anche l’episcopio, perché, per antica consuetudine durata qualche secolo, il presule vi abitava coi suoi canonici. La località era detta Montale e del Castellino, perché ivi sorgeva un piccolo castello eretto dagli Imolesi a loro difesa contro le aggressioni del vicinato. Il nome è rimasto nella tradizione, perché ancora oggidì la piazza del Duomo è detta dal popolo anche Piazza del Castellino. La fabbrica fu cominciata nel 1187 sotto il vescovo Enrico II, che ne pose la prima pietra, e finita nel 1271 sotto il vescovo Sinibaldo, dal quale venne consacrata. L’edifizio fu ampliato e trasformato nel 1460; indi nel 1781 fu pressochè rifatto a nuovo a spese del vescovo cardinale G.C. Bandi, che fu zio del papa Pio VI (Braschi), il quale lo riconsacrò il28 maggio 1782 al suo ritorno da Vienna e vi tenne Concistoro con sette cardinali. Dell’antico edifizio fu conservato intatto il solo campanile, eretto nel 1473. Fu nuovamente restaurato verso la metà del nostro secolo, durante il tempo che fu vescovo d’Imola il cardinale Giovanni Mastai Ferretti. La facciata del duomo di Imola risente troppo dello stile freddo ed accademico, proprio del tempo nel quale la chiesa fu ultimamente rifatta. Sulla fronte si aprono tre porte; nell’interno la chiesa è a cinque navate, sorrette da quarantadue colonne in granito d’ordine jonico. Ha forma di croce latina, con una grande navata centrale ed altre due minori per ogni lato. Nella navata centrale, a cominciare dai pilastri che sostengono la cupola, due larghi bracci di scala conducono all’ampio presbiterio, sotto il quale si apre la crita o confessione. E’ questo sotterraneo una delle parti più belle del tempio: ampio, alto, asciutto, luminoso, inspira raccoglimento e devozione. L’altar maggiore, tutto rivestito di marmi finissimi, fu costrutto per ordine del cardinale vescovo Giovanni Mastai Ferretti, e nell’abside del coro havvi un sarcofago in marmo bianco, lavorato nel secolo scorso, racchiudente il corpo del martire e protettore imolese San Cassiano. Più che dalla storia, dalla leggenda ritenuto primo vescovo della città. Di questo santo si conserva, a parte, quale preziosa reliquia, il braccio destro, posto dentro un braccio d’argento, sul quale si legge: Hoc est brachium Sancti Casciani Martiris. Nel fondo delle due navate laterali si trovano due altari colle urne sepolcrali di San Piero Grisologo, arcivescovo di Ravenna, morto nel 451; di San Projetto, quinto vescovo; di San Maurilio, ottavo vescovo, martire sotto Totila, morto l’uno nel 482 e l’altro nel 542, tutti Imolesi. La parte superiore del tempio è condotta in ricca architettura corinzia, con un sovraccarico di ornati in stucco, bene eseguiti ma eccessivi. Maestosa e slanciata ad un tempo è la cupola sovrastante all’edifizio. Nel duomo d’Imola si osservano alcuni monumenti sepolcrali, due dei quali in onore di membri illustri della famiglia degli Alidosi, scolpiti colle eccellenti arti della metà del secolo XVI. Notevole il Battistero in marmo dovuto ai primordi del Rinascimento.

Tanto nella chiesa che nella sagrestia si conservano buoni dipinti di scuola bolognese e toscana dei secoli XVI e XVII; alcuni ritratti di vescovi ed un busto di Pio IX, eseguito al momento della sua assunzione al pontificato dal valentissimo scultore imolese, allievo di Canova, Cincinnato Baruzzi. Nella sagrestia si conservano poi libri corali ed antifonari con artistiche miniature, ricchissimi paramenti ed arredi sacri; una patena d’oro di finissimo antico lavoro di cesello; nonché ostensori, calici, reliquiarii, croci di gran pregio come lavori artistici e come ricordi storici. Nella stessa piazza del Duomo, alla estremità del portico dell’Osservanza, è da notarsi la elegante cappella in pietra arenaria, costruita nel 1507 per decreto del Magistrato imolese, su disegno, dicesi, di Bramante d’Urbino, l’architetto favorito di papa Giulio II, per commemorare il fatto, che nel luogo stesso ove la cappella sorge, quel battagliero pontefice, il 20 ottobre 1506, giungendo da Forlì per la via dei monti, sopra una bianca mula, assistito da Cagnaccio Sassatello, suo capitano generale, passò in rassegna le truppe che spediva all’assedio di Bologna per cacciare da quella città Giovanni Bentivoglio, che se n’era impadronito.

La Chiesa imolese o, come dicono gli scrittori di cose sacre, Corneliese, ha origini antichissime e storia illustre. Essa fu suffraganea della Chiesa ambrosiana, che anticamente, come si sa, ebbe per lungo periodo giurisdizione su quasi tutta l’Italia superiore; e più tardi, quando l’imperatore Onorio I trasferì la sua sede a Ravenna, lo divenne della Chiesa ravennate, eretta dall’antiocheno Sant’Apollinare, discepolo di San Pietro e mandato da questo apostolo nell’Emilia. Non è ben accertata la data dell’erezione della Chiesa corneliese al grado di vescovile; ma è indubitato che il fatto risale al tempo della maggior potenza della Chiesa ravennate, vale a dire dalla decadenza dell’Impero al periodo dell’Esarcato bisantino. Volendosi umiliare la Chiesa ravennate, che aveva tendenze d’autonomia e forse scismatiche, papa Pasquale II, nel 1106, le tolse la giurisdizione della Chiesa d’Imola e di altre suffraganee; accomodate le cose, papa Gelasio nel 1119 restituì alla Chiesa di Ravenna la giurisdizione perduta; nel 1803. Per il concordato intervenuto tra Napoleone ed il papa Pio VII, la Chiesa imolese venne fatta suffraganea di quella di Bologna; ma la disposizione non ebbe effetto per l’opposizione dell’arcivescovo di Ravenna, monsignor Antonio Codronchi, elemosiniere, grande dignitario, senatore e conte del Regno Italiaco. La Chiesa d’Imola, essendo fornita di larga mensa, ha avuto da secoli quasi sempre un cardinale per vescovo, ed ha dato quattro pontefici, tre dei quali nella prima metà del nostro secolo. Giovanni Mastai Ferretti era vescovo d’Imola quando venne assunto al pontificato prendendo il nome di Pio IX. Il vescovo d’Imola porta il titolo di conte, avuto per decreto di Ottone IV, confermato poscia dall’imolese papa Onorio II nel 1126 al vescovo Benone. (Trascrizione a cura di Lorena Barchetti)

In collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.

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Pio IX ad Imola e Roma | parte 01
Tipo: PDF Dimensione: 9.85 Mb

Antonmaria Bonetti; Pio IX ad Imola e Roma - memorie inedite di Francesco Minoccheri; Napoli, Salvatore Festa, 1892. © Museo Risorgimento Bologna.

Pio IX ad Imola e Roma | parte 02
Tipo: PDF Dimensione: 11.32 Mb

Antonmaria Bonetti; Pio IX ad Imola e Roma - memorie inedite di Francesco Minoccheri; Napoli, Salvatore Festa, 1892. © Museo Risorgimento Bologna.

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