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Alessandro Scorzoni

22 Aprile 1858 - 1 Agosto 1933

Scheda

La vita di Alessandro Scorzoni (Calcara di Crespellano, 1858 – Bologna, 1933), pur trascorrendo senza note clamorose, restò segnata da una povertà che fu spesso indigenza e da una solitudine che, dopo l'abbandono della moglie e dei due figli, non fu, come per altri artisti, solo intellettuale. Nativo di Calcara, nelle vicinanze di Bologna, frequentò la bolognese Accademia di Belle Arti dal 1872 al 1879, allievo di Muzzi e Puccinelli; ne uscì pronto a tutte le tecniche pittoriche, dalla tempera, al pastello, all'olio. Fu richiesto come decoratore, disegnatore, freschista. Della sua pittura fu particolarmente apprezzata la ritrattistica, anche se fu il paesaggio ad essergli nel cuore, stimolandolo alle più varie e originali interpretazioni. Ottenne il primo successo nel 1884, quando venne insignito, insieme al pittore Giacomo Lelli, del Premio Bevilacqua. Nello stesso anno aveva partecipato ad una esposizione del Circolo Artistico; dal 1895 al 1906 partecipò ripetutamente alle mostre organizzate dalla Associazione per le Arti “Francesco Francia”. Indice della stima che seppe guadagnarsi la sua arte – nonostante le immancabili incomprensioni -sono sia la nomina (1898) ad Accademico d'onore dell'Accademia delle Belle Arti (ribadita nel 1905 con la nomina ad Accademico residente della medesima), sia le numerose commissioni per importanti affreschi; il famoso episodio dell'elemosina di San Martino al Castello dei Manzoli nel 1886 (cantiere con Tito Azzolini, Alfonso Rubbiani, Achille Casanova ndr), amorini che giocano al Palazzo Malvezzi nel 1887, ed altri nella villa Calari a Cento di Ferrara e infine nell'oratorio di San Michele in Bosco e nella cappella del Collegio di Spagna. Il Savena, l'Idice, la Cremonina e San Rufillo, tramutati in paesaggi spumosi, in lunghe distese oblique o suggestive geometrie di fondo, furono i compagni degli ultimi anni, che Scorzoni chiuse in solitudine e malattia nel 1933, all'Ospedale Maggiore della sua città.

ANTOLOGIA CRITICA | “... non amò i facili richiami obbedendo a un certo pudore segreto, e però rimase ignorato dalla folla e trascurato, spesso, pur da coloro che amano l'arte o almeno pretendono di essere intenditori” (G. Lipparini, 1934). “Alessandro Scorzoni non seguì clamorosamente nessuna scuola, né partecipò a cenacoli, né seguì programmi determinati; ma vigile e attento a ciò che vedeva e a ciò che accadeva intorno a lui, risentì anch'egli i vari indirizzi artistici che si susseguirono in tanti anni” (ivi). “...un'anima candida e vergine davanti ai fascini del vero” (Carlo Corsi,1958). “il tema veramente congeniale a Scorzoni è il paesaggio, a patto di ricordare subito che egli lo tratta con saldezza strutturale” ( R. Barilli, 1981). “Scorzoni infatti è abile nelle stesure cagliate e omogenee, intrise di luce; dunque, una sorta di à plat spontaneo, che esalta i valori di superficie, e che si dimostra particolarmente adatto all'ingrandimento, al bow up” (ivi). “Questo dunque il curioso en plein di Scorzoni; riuscire a trarre tutto il bene possibile, e contemporaneamente, dalle larghe stesure dell'à plat e dai bombardamenti atmosferici della divisione “(ivi). “C'è dunque in genere una diarchia, nella pittura di Scorzoni, fra un trattamento a scaglie, a larghe stesure, e un'animazione inquieta che le picchietta, le macula, attenta purtuttavia a non scardinarne l'intelligente ordito” (ivi). “... ondeggiò per un certo tempo fra i continuatori di Sisley e Serrault e gli estimatori di Silvestro Lega, per seguire infine la strada che gli era più congeniale, e che preparava l'avvento di nuove grosse personalità, come per esempio Carlo Corsi, che fu suo allievo” (G. Ruffini, 1982). “C'è una sorta di calma immobile in quei suoi paesaggi pacati, sempre completamente deserti, che furono dipinti in un clima di totale isolamento” (G.V., 1982). “Tutto è in Scorzoni “matematicamente” meditato e filtrato in forma lirica; la sua anima, propensa ad accettare il classicismo di certi intendimenti, divaga poi in tocchi svirgolati, di sorprendente modernismo che richiamano certe note di più recente fattura” (P. Zauli,1982). (Testo tratto da "Artisti allo specchio", catalogo della mostra, Bologna, Associazione per le arti Francesco Francia, stampa 1990. Trascrizione a cura di Lorena Barchetti).

Muore in ospedale il 1 agosto 1933, e viene sepolto a terra nel Cimitero della Certosa, successivamente traslato in ossario comune. Il permesso di seppellimento n.1217 segnala 'Scorzoni Prof. Alessandro, nato a Crespellano, dell'età di anni 79, figlio di Gaetano e di Barbieri Clementa, di condizione pittore, di stato civile con Tirrini Amelia'.