Giordani Pietro

Giordani Pietro

1 Gennaio 1774 - 2 Settembre 1848

Note sintetiche

Scheda

Nasce a Piacenza nel 1774 da una famiglia di possidenti. Gli anni di formazione non sono facili tanto che, entrato in un monastero benedittino nel 1797, non compie i voti e lo abbandona nel 1800. Successivamente sceglie di accettare un incarico di insegnamento a Bologna e poi viene chiamato a lavorare nell'Accademia di Belle Arti. Giordani, insieme al letterato bolognese Paolo Costa, riesce a salvare una parte del patrimonio librario felsineo dai prelievi richiesti dalla Repubblica Cisalpina per arricchire l'Accademia milanese. Mentre 53 preziosi dipinti giungono a Brera, volumi, pergamene e rari documenti medievali rimangono in città, confluendo nella Biblioteca Universitaria.

I suoi ideali repubblicani e anticlericali e il carattere intemperante sono fonte di problemi anche all'interno del governo giacobino, tanto che nel 1806 viene censurata la sua orazione annuale in Accademia per volontà di Carlo Filippo Aldrovandi Marescotti e di Giacomo Rossi. Animatore di gran parte dei cenacoli intellettuali di Bologna, fu anche socio corrispondente della Società del Casino. Giordani entra a far parte del cerchio più ristretto di personalità che nel 1810 riceve Antonio Canova in occasione dei suoi due brevi soggiorni a Bologna. Insieme a Cornelia Rossi Martinetti (che lo ospita nel proprio palazzo) è tra i più assidui corrispondenti con lo scultore di Possagno, intessendo con lui un duraturo rapporto di profonda stima e amicizia. L'impegno di Giordani è a tutto campo, tanto che - appoggiando la volontà di Francesco Rosaspina - è tra i fautori del controllo dell'Accademia sull'esecuzione dei monumenti della Certosa, chiamata così ad approvare i progetti presentati dalle famiglie al Comune di Bologna. Tale intervento favorisce l'esecuzione di monumenti scultorei, che diversamente prima erano stati eseguiti per la gran parte con la tecnica della pittura su intonaco.

Dopo due anni viene nominato pro-segretario dell'istituto accademico ma nel 1815, con la restaurazione pontificia, si vede obbligato al trasferimento a Milano, dove diventa redattore della rivista La Biblioteca italiana insieme a Vincenzo Monti, Giuseppe Acerbi e il geologo Scipione Breislak. Nel 1818 si traferisce a Piacenza, ed in seguito alla morte del padre eredita una rendita economica che gli consente una vita rivolta ai suoi interessi culturali. Per le sue idee politiche nel 1824 si trasferisce a Firenze e dieci anni dopo si stabilisce a Parma, dove subisce anche una breve prigionia nel 1844. Giordani è tra i più influenti intellettuali italiani della prima metà dell'800, tra i maggiori sostenitori del Classicismo, divenendone indiscusso dominatore nel campo della poesia e della prosa. Successivamente si avvicina anche ad alcuni aspetti del Romanticismo, tanto da favorire la presenza a Bologna del pittore fiorentino Giuseppe Bezzuoli. Nel 1825 Giordani è di passaggio a Bologna ed incontra l'amico Giacomo Leopardi: nei dieci giorni di soggiorno consente l'accesso al giovane poeta di Recanati ai salotti e cenacoli intellettuali cittadini, incontrando tra i tanti Massimiliano Angelelli, Anna De Gregorio, Teresa Carniani.

Muore a Parma il 2 settembre 1848.

Così viene ricordato da Enrico Bottrigari nella sua 'Cronaca di Bologna' (Zanichelli, 1960): "Giunge da Parma l'ingrata novella della morte accaduta in quella Città, la notte del 2 settembre alle ore 2, del celebre letterato Pietro Giordani. Alle cagioni di pianto che non mancano certo all'Italia, s'aggiunge pur questa dolorosa perdita dell'illustre e chiarissimo prosatore, una delle glorie letterarie della Penisola ed uno de' più caldi fautori dell'Italiana libertà. Bologna che per molti e molti anni lo ebbe per suo concittadino, ricorda e ricorderà sempre col massimo dolore la morte di lui, che pose tanto affetto alla nostra Città, ch'egli chiamava la sua seconda patria! Nel 1846 trovandomi io a Parma, ebbi la fortuna di conoscerlo e di parlargli: quante interrogazioni mi rivolse Egli mai intorno alle prime famiglie che aveva conosciute e che frequentava quando dimorava in Bologna; come s'interessò alle felici nostre vicende politiche di quell'anno! Nemico de' Preti, pure non si saziava di lodare Pio Nono, ed invidiava la buona fortuna toccataci. Ricordo che aveva l'animo pieno di mestizia per la morte avvenuta poco prima in Parma del Prof. Tommasini di lui amicissimo".

Roberto Martorelli

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