Schede
Nel 1879 La Società del Quartetto, capeggiata dal maestro Luigi Mancinelli, inizia i suoi concerti pubblici. Il complesso musicale, fondato dai marchesi Pizzardi e Salina e dallo stesso Mancinelli, si è esibito finora solo privatamente, in casa Pizzardi. E' formato da professori del Liceo Musicale bolognese: i violini Federico Sarti e Adolfo Massarenti, Angelo Consolini alla viola e Francesco Serato al violoncello. Nel giro di alcuni anni il Quartetto e Mancinelli faranno conoscere le opere più importanti del repertorio sinfonico, da Bach a Mozart, da Beethoven a Brahms. Nel 1888 la formazione trasferirà i suoi concerti dal Liceo musicale al Teatro comunale. Nel 1905 Arturo Toscanini (1867-1957) dirige quattro concerti - due sinfonici e due sinfonico-vocali - organizzati dalla Società del Quartetto per il centenario del Liceo Musicale.
La Società viene così segnalata da Lotario Cambrelotti nella rivista "Bologna d'oggi" n.2 del 1929: Ricordiamo con animo esultante i cinquant'anni di vita del Quartetto, e con vero e spontaneo compiacimento riandiamo col pensiero ai primi albori, all'origine piena di fervore e di speranze, al cammino compiuto felicemente sino ai nostri giorni, ai momenti più salienti, a tutta la sua vita gloriosa, che fu forza irradiatrice di bellezza musicale, per decoro e dignità, nella storia musicale di Bologna e d'Italia. E' doveroso ricordare cinquant'anni di vita di una istituzione che noi amiamo perchè è una nobile tradizione bolognese, che al suo sorgere parlava di una bella missione da compiere in nome dell'arte, di promuovere e diffondere il culto della buona musica con private e pubbliche audizioni. Dal 1° concerto che ebbe luogo il 24 novembre 1879, al 362° concerto dato la sera del 16 maggio 1929, è tutta una meravigliosa visione dell'olimpo musicale. Sfogliare quei vecchi programmi, ai quali il tempo ha aggiunto il fascino delle cose lontane, è tutta una successione di impressioni suggestive, che danno il brivido della curiosità, il balzo del ricordo che si risveglia sorridente, la visione ampia di un passato glorioso di prodigi dell'arte, tutto uno sfolgorio di nomi che irradiano luce agli intelletti e letizia ai cuori: autori nostri e stranieri, direttori sommi, meravigliosi concertisti, artisti eccellenti, pagine musicali di quella nobile Bellezza che non sente il morso del tempo. Indubbiamente Bologna è legata alla storia di quel periodo nel quale progredì moltissimo la cultura musicale del popolo italiano dal 1870 al 1900. Bologna con Torino e Milano furono alla testa del nuovo fervore musicale, non solo per le rappresentazioni teatrali, bensì per i concerti popolari, e i grandi Direttori, che rinnovarono il gusto cittadino, troppo orientato verso lo spettacolo, e fu possibile orientarlo verso altre superbe espressioni di Bellezze musicali, cioè verso i concerti orchestrali, degnissimi di memoria. Mancinelli e Martucci furono i Direttori! A Bologna, l'Associazione Wagneriana e la Società del Quartetto ebbero fervide iniziative. L'Associazione Wagneriana, compì un apostolato ammirevole e fecondo che influì altamente sulla cultura. Ebbe vita breve ma vibrante di passione battagliera. La Società del Quartetto, soffio caldo di tenace volontà nacque con tutta la devota ammirazione per i grandi sinfonisti, nacque con l'ardore dell'entusiasmo che dà vita a tutte le manifestazioni con la fede del divenire immancabile. Il 1° agosto 1879 la Società del Quartetto prese degnamente posto nella vita bolognese con lo scopo "di promuovere e diffondere il culto della buona musica con privati e pubblici concerti". Il marchese Camillo Pizzardi, uno dei più caldi promotori, fu il primo Presidente, e il 24 novembre 1879, la magnifica sala del suo austero palazzo si apriva ai soci del Quartetto per il primo Concerto. I soci allora erano poco più di un centinaio! Chi vive ancora di quel pubblico eletto, che in quel giorno si raccoglieva in bei pensieri di arte nella sontuosa Sala del marchese Pizzardi? Il primo concerto orchestrale d'inaugurazione fu diretto da Luigi Mancinelli! Il programma comprendeva: Mozart, Weber, Mendelssohn, Liszt. Che programma italianissimo! dirà ironicamente il lettore accigliato. No, caro lettore, c'era la sua ragione. Era un primo programma che indicava tutto un programma da svolgere di grande idealità artistica. Corrado Ricci nel suo opuscolo "I primi cento concerti" – 1879-1896 – scrive: "Il melodramma romantico padroneggiava dovunque e, come era riuscito ad alterare con la sua malefica influenza il carattere della musica sacra, era riuscito a cacciare in bando l'opera poderosa dei classici ed a comprimere le latenti mirabili virtù della orchestra. L'errore durò a lungo, troppo a lungo. Durò forse fino al 1871; ché se anche, per l'innanzi, qualcuno, per finezza di sentimento e bontà di studi, si staccava dal gusto delle masse, nulla però volle o potè fare contro la corrente, e si dilettò in solitudine. Il risveglio (cosa singolare solo in apparenza) fu dato da un'opera teatrale, dal Lohengrin. Per giungere ad apprezzare i grandi sinfonisti era necessario che il gusto fosse ricondotto all'ammirazione dell'armonia e dell'orchestra, con mezzi più popolari che il semplice concerto, ed allora lo fu. La lotta si produsse violenta ed ardita; la vittoria fu difficile e faticosa; ma, se Dio vuole, coloro che cercavano d'ingannare strillando in nome – del bel canto italiano – e contro la matematica tedesca furono sgomentati. Il bel canto italiano per loro non era che un pretesto, e chi, invece di argomenti avanzava dei pretesti, cade. Il bel canto infatti rimase e l'orchestra venne a sposarlo consigliando nuove formule e nuovi effetti". La Società del Quartetto nacque, appunto, mentre il conflitto ferveva. Quel programma, caro lettore ironico, voleva far capire subito che il vento era mutato! E l'arte che qui in Bologna ha si dolce imperio, trovò ben presto gli amatori che videro e compresero la bontà dell'istituzione, l'appoggiarono, la seguirono con amore ed entusiasmo, e quel centinaio iniziale di soci, via via, crebbe e superò il migliaio. Dal passato non vogliamo trarre argomento per il solito rimpianto del tempo che fu, ma per trarre nuove energie per continuare il cammino di questa cinquantenne nobile istituzione bolognese, nata e sviluppatasi in quel bel periodo della vecchia Bologna degli ultimi trent'anni dell'800, così grande e ammirato per eccellenza intellettuale, di artisti, poeti, letterati, scienziati, politici, e per avvenimenti solenni. (...) I Presidenti, che non si limitarono all'arido compito di un dovere, ma diedero la loro opera valida per superare le molteplici difficoltà allo scopo di giovare all'istituzione e all'arte: Marchese Camillo Pizzardi, M° Luigi Mancinelli, Senatore Gaetano Tacconi, comm. avv. Giuseppe Bacchelli, prof. Giuseppe Lipparini, conte dott. cav. uff. Filippo De Bosdari presidente dal 1924 a tutt'oggi. E va ricordato il conte Agostino Salina tesoriere dall'origine e per tantissimi anni, saldo nocchiero che salvò la nave dal naufragio in brutti momenti economici. Nel novembre del 1927 furono chiamati a coprire le cariche sociali, dal voto dell'assemblea, i seguenti signori, che con serietà d'intenti continuano degnamente a fare della Società del Quartetto centro di alti sentimenti di arte perchè, Bologna partecipi con decoro alla vita musicale italiana. Presidente De Bosdari conte cav, uff. dott. Filippo, Consiglieri Acquaderni conte Marco, Barera prof. Federico, Cavina prof. Cesare, Franchi avv. Giorgio, Gucci Boschi conte avv. Stefano, Massarenti prof. Carlo, Spagnoli M.o Guido, Vivarelli prof. cav. Mario; Revisori Baviera rag. Mario e Bortolotti rag. Amilcare. (...) Il Quartetto continuerà a ripetere i solenni momenti che lo resero nobilmente ammirato per la luce che irradiò, trionfante nel nome dell'arte educatrice e purificatrice. E noi andremo ancora nella bella sala del Liceo Musicale, o nello sfolgorante nostro bel Comunale, a passare ore di estasi, a fantasticare, a ricordare, a sognare, a rimpiangere forse.
LA SOCIETA’ DEL QUARTETTO DI BOLOGNA (dal 1879 al 1929) - Fondatori, suonatori, burocrati: marchese Camillo Pizzardi; Gaetano Tacconi, comm. avv. Giuseppe Bacchelli, prof. Giuseppe Lipparini, conte dott. cav. uff. Filippo De Bosdari, Corrado Ricci, conte Agostino Salina. Quartetto di Bologna: Federico Sarti e Adolfo Massarenti, Angelo Consolini, Francesco Serato, conte Marco Acquaderni, prof. Federico Barera, prof. Cesare Cavina, avv. Giorgio Franchi, conte avv. Stefano Gucci Boschi, prof. Carlo Massarenti, m.o Guido Spagnoli, prof. cav. Mario Vivarelli.
REGESTO
Enrico Panzacchi in "EHI! CH’AL SCUSA…" marzo 1882 | Un quartetto per certuni non è altro che quattro artisti di canto, i quali in un dato punto per volontà di un maestro di musica, vengono alla ribalta a cantare tutti in una volta delle cose diverse e ad esprimere diversi affetti: la prima donna il pianto e la preghiera, il tenore un amor puro incompreso, il baritono il dubbio terribile di essere oltraggiato nel proprio onore, il basso profondo la profonda convinzione di avere scoperta la trama fatale. E tutto questo non di rado riesce a provare che si può anche scrivere della cattiva musica, e si può stonare a quattro per volta. Altre volte il quartetto è una melopea d’amore che si diffonde per l’aria da un balcone, cui si appoggia il seno palpitante di una vergine bionda, alla strada dove sentimentalmente sospira un gemebondo troviero in do minore, mentre sui tetti della casa due gatti con meno sentimentalismo ma con più sfoggio di mezzi organici, scambiansi in tono maggiore amorosi lai. Vi è ancora il caratteristico quartetto del curato di campagna, dello speziale, del segretario comunale e del maestro di scuola che trinciano una partita di tressette, mormorando del prossimo e predicando la crociata contro il pessimo sistema di governo. Il quartetto di cui vogliamo parlare non è che una accolita di egregi cultori della buona musica, i quali si sono prefissi di far eseguire in modo più che degno le opere classiche divine rimaste per buona parte di questo secolo ignote alla gran maggioranza del pubblico ubriacato dalle banalità delle suonatine da organetto, mentre poi parecchi di coloro che scrivevano tali suonatine rubavano a man salva a codesti poveri classici, ignoti ai profani e lasciati là a sonnecchiare in pasto ai pesciolini…
Corrado Ricci in "I primi cento concerti", 1897 | Il melodramma romantico padroneggiava dovunque e, come era riuscito ad alterare con la sua malefica influenza il carattere della musica sacra, era riuscito a cacciare in bando l'opera poderosa dei classici ed a comprimere le latenti mirabili virtù della orchestra. L'errore durò a lungo, troppo a lungo. Durò forse fino al 1871; ché se anche, per l'innanzi, qualcuno, per finezza di sentimento e bontà di studi, si staccava dal gusto delle masse, nulla però volle o poté fare contro la corrente, e si dilettò in solitudine. Il risveglio (cosa singolare solo in apparenza) fu dato da un'opera teatrale, dal Lohengrin. Per giungere ad apprezzare i grandi sinfonisti era necessario che il gusto fosse ricondotto all'ammirazione dell'armonia e dell'orchestra, con mezzi più popolari che il semplice concerto, ed allora lo fu. La lotta si produsse violenta ed ardita; la vittoria fu difficile e faticosa; ma, se Dio vuole, coloro che cercavano d'ingannare strillando in nome – del bel canto italiano – e contro la matematica tedesca furono sgomentati. (...) Sfogliare quei vecchi programmi, è tutta una successione di impressioni suggestive, che danno il brivido della curiosità, tutto uno sfolgorio di nomi che irradiano luce agli intelletti e letizia ai cuori: autori nostri e stranieri, direttori sommi, meravigliosi concertisti, artisti eccellenti, pagine musicali di quella nobile Bellezza che non sente il morso del tempo. Indubbiamente Bologna è legata alla storia di quel periodo nel quale progredì moltissimo la cultura musicale del popolo italiano dal 1870 al 1900. Bologna con Torino e Milano furono alla testa del nuovo fervore musicale, non solo per le rappresentazioni teatrali, bensì per i concerti popolari, e i grandi Direttori, Mancinelli e Martucci, che rinnovarono il gusto cittadino, troppo orientato verso lo spettacolo, e fu possibile orientarlo verso altre superbe espressioni di Bellezze musicali, cioè verso i concerti orchestrali, degnissimi di memoria.
Francesco Vatielli, "La società del Quartetto" in "Cinquant'anni di vita musicale a Bologna, (1850-1900)", 1921 | La riunione era sceltissima. Molti buongustai erano capitanati dal Golinelli, dal Busi, da altri valenti cultori e l’ambiente aveva l’atmosfera adatta al genere di musica che si eseguiva. Onde il sorgere di questo nucleo privato di cultori di musiche classiche da camera può esser considerato come una novella e più rigogliosa fruttificazione del precedente e rossiniano ancor timido indirizzo d’arte. Nn passarono di molti anni che la ristretta istituzione del Pizzardi ogni giorno di più corroborandosi e ampliandosi si trasformò in una vera pubblica società che, conservando molti dei caratteri aristocratici originari, che non furono del resto inopportuni nei riflessi del genere d’arte coltivato e nell’ambiente entro cui si svolgeva la sua azione, divenne un centro d’irradiazione ragguardevolissimo della coltura musicale cittadina.
In collaborazione con Biblioteca Sala Borsa- Cronologia di Bologna. Con il contributo di Maria Chiara Mazzi.