Schede
La brigata è costituita con i soldati provenienti dai depositi del 54° fanteria, il 161° reggimento e 92° fanteria il 162° reggimento
Anno 1915
La Brigata viene inviata sull’Altipiano d’Asiago alle dipendenze della 34° divisione; il 30 maggio attacca le posizioni austriache al Passo di Vezzena, bosco del Marcai e Costesin senza riuscire a superare i reticolati delle trincee nemiche. Il 25 agosto tenta di occupare la linea di difesa alla testata delle valli Scuro e Rio Torto: i capisaldi nemici sono più volte raggiunti, ma il tiro della artiglieria avversaria impedisce il mantenimento delle conquiste.
La Ivrea passa il resto del 1915 sulle citate posizioni esercitando una costante pressione sul nemico.
Anno 1916
La Brigata rimane per tutto l’inverno sulle medesime posizioni, il 4 febbraio un piccolo reparto del 161°, trovata sgombra la posizione della “Forcella”, la occupa; il 5 maggio il nemico apre un violento tiro d’artiglieria su Millegrobbe e Val Morta ed il 6 lancia all’attacco due compagnie: l’azione riesce e la Ivrea deve ripiegare dalle sue posizioni di Millegrobbe. Il 15 maggio gli austriaci lanciano la loro offensiva di primavera (Strafexpedition) e la Brigata è costretta a ripiegare, durante la manovra il 161° viene attaccato da forze rilevanti e solo al prezzo di gravi perdite riesce a sganciarsi.
Le azioni offensive e difensive si susseguono ininterrotte, i nostri presidi del bosco del Marcai e Costesin sono perduti e riconquistati dal 162° fanteria tra il 20 ed il 21 maggio, poi la pressione nemica è tale da costringere ad un ripiegamento generale tutta la nostra linea tenuta dalla 34° divisione.
Il 28 maggio, la Ivrea, duramente provata, viene inviata a riposo. Purtroppo la difficile situazione creatasi in Altipiano ed in attesa dell’arrivo delle Brigate prelevate dal fronte dell’Isonzo, obbliga la Brigata a rientrare in linea: ai primi di giungo le sue truppe si schierano parte tra Col del Rosso – monte Fior, e parte formano la riserva di pronto intervento.
Nei giorni dal 6 al 9 giugno, battaglioni dei due reggimenti integrano le Brigate Etna e Sassari, poi la Ivrea, rientrati tutti i battaglioni, occupa la nostra linea di difesa sul monte Valbella. Il 25 giugno il nemico, spese tutte le riserve di uomini e munizioni, inizia il ripiegamento su posizioni più difendibili, la Ivrea lo incalza e riprende i monti Stenfle e Sisemol, tenta di forzare la linea austriaca appena oltre Asiago lanciandosi contro il Rasta e monte Interrotto, senza riuscirvi.
Il 4 luglio riceve il cambio dalla Brigata Acqui e si trasferisce sul fronte del Carso. La Brigata rientra in prima linea nelle fila della 3° armata che sta combattendo sul Carso di Komeno la seconda parte della VI° Battaglia dell’Isonzo; il 28 agosto partecipa al tentativo di sorpassare la prima linea nemica Oppacchiasella – Nova Vas – quota 208 nord, in alcuni punti la penetrazione riesce, ma il fuoco delle mitragliatrici proveniente dalla seconda linea intatta ricaccia i fanti indietro. In settembre sono fatti altri tentativi, tutti con esito modesto che costano la vita migliaia di soldati.
Destinata poi in Macedonia con la 35° divisione, il 19 ottobre sbarca a Salonicco e si schiera sulla linea Dova Tepé – Kara Orman; il 29 novembre la Ivrea viene sostituita da reparti inglesi e può andare a riposo.
A metà dicembre, altro trasferimento per ferrovia e dispiegamento nel settore del Colle di Vrata – Meglenci.
Anno 1917
La Brigata, appena assunto lo schieramento di prima linea, subisce una serie di attacchi da parte delle pattuglie nemiche che vogliono saggiare la reattività dei suoi fanti. Nella notte del 12 febbraio un reparto avversario assale un tratto di fronte della quota 1050, tenuto da due compagnie del 162°, riesce a penetrare fino alla seconda linea, poi viene ricacciato dal pronto intervento di altri reparti italiani, non senza che circa 40 soldati della Ivrea restino sul campo.
Dopo un periodo di riposo, la Brigata ritorna nel settore della quota 1050 dove più aspro è lo scontro; il 14 marzo reparti misti della Ivrea e della Cagliari operano per occupare e mantenere la cima della quota 1050, l’artiglieria nemica non permette che le conquiste diventino definitive.
L’azione è ritentata il 9 maggio, reparti del 161° della Ivrea attaccano con vigore la prima linea nemica, penetrano all’interno, non hanno il tempo di apprestare la minima difesa che il nemico fa esplodere potenti cariche poste sotto le sue trincee che provocano gravi perdite tra gli attaccanti; poi contrattacca con vigore: i superstiti lottano sino allo stremo delle forze e parte delle conquiste è mantenuta. Nei giorni seguenti, sospesa l’azione contro la quota 1050, viene tentata la conquista delle difese nemiche del Piton Brulé; poco prima dell’attacco viene l’ordine di sospensione: solo il 162° fanteria non riceve l’ordine e si slancia oltre la propria trincea, non sorretto da altre truppe ai lati deve ripiegare alle linee di partenza.
Nei mesi seguenti, dopo vari tentativi di sfondare sulla quota 1050 e di conquistare tutto il Piton Brulé, il fronte si assesta sulle posizioni raggiunte.
Anno 1918
Da gennaio ad agosto la Brigata compie turni di riposo ed in linea; i periodi in trincea sono particolarmente attivi per l’azione delle pattuglie; la notte del 19 aprile il nemico lancia all’attacco robusti reparti in diverse settori del fronte, ma questi vengono tutti respinti per il pronto accorrere delle nostre riserve. Il 21 settembre il nemico inizia a ritirarsi, il 161° passa all’inseguimento lungo la direttrice Gola Glava – vallone della Gallia, mentre il 162° si dispone tra il monastero di Jaratok e colle Tamajo; nei giorni seguenti, liberatasi anche la Brigata Cagliari 63° - 64° fanteria, agli ordini del comandante della Ivrea, viene formata una colonna celere col 64° ed il 162°, mentre il 161° trovasi già a Krivogastani. Il 27 ed il 28 settembre, vinte resistenze operate da reparti di retroguardia, la colonna celere arriva alle porta del paese di Cer, ancora presidiato in forze; il giorno 29 il paese viene accerchiato ed il 30 il nemico sgombra ritirandosi ancora più a nord.
Il 30 settembre il nostro comando supremo ritiene che non sia più necessario inseguire il nemico in rotta ed ordina la sosta sulle posizioni raggiunte.
Paolo Antolini