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Un progetto inedito di Angelo Venturoli - Osteria della Scala

1810

Schede

Negli anni 1798-99 l’architetto Angelo Venturoli progettò e realizzò, a partire dalle fondamenta, due fabbriche ad uso osteria. La prima per il dott. Luigi Piana nel Comune di Quarto di Sotto, la seconda per Antonio Berti lungo la strada maestra per Firenze, in località Pietramello. Inoltre l’architetto trasformò altre due osterie ampliando e migliorando gli spazi e la loro dislocazione: la prima per il Senatore Marchese Pietro Malvezzi Lupari, in località Molini Nuovi nel Comune di Sabbiuno; la seconda, denominata “Osteria della Scala”, per il marchese Filippo Hercolani. Questa osteria si trovava fuori Porta S. Felice nella confluenza della via Emilia con la strada che porta a San Giovanni in Persiceto. La denominazione “della Scala” probabilmente derivava dalla presenza di una scalinata di collegamento tra le due strade; infatti esse presentano, ancora oggi, un evidente dislivello tra i loro profili altimetrici.

Della trasformazione di questa osteria si conosceva soltanto la succinta descrizione fatta dal marchese Antonio Bolognini Amorini nella catalogazione delle opere di Angelo Venturoli, pubblicata nel 1827 sotto forma di Elogio al citato architetto. Al n. 228 del catalogo si evidenzia soltanto che il progetto della ristrutturazione fu redatto il 24 luglio 1810 ed era composto dalla pianta, facciata e spaccato dell’Osteria stessa.

Durante una ricerca da me effettuata nell’archivio della famiglia Hercolani (finalizzata ad individuare gli autori delle opere d’arte presenti nella loro villa), ho trovato il progetto della trasformazione dell’Osteria della Scala, costituito da un fascicolo contenente i disegni acquerellati della situazione esistente (in nero) e delle opere progettate: demolizioni (in giallo) e costruzioni (in rosso). Dalla planimetria del lotto, di forma triangolare e molto estesa, si evidenzia la situazione preesistente. Si trattava di una modesta casa posizionata nel vertice sud-est del triangolo con il portico dislocato proprio alla confluenza delle due strade. E’ molto probabile che l’edificio sia stato ampliato prima della ristrutturazione, in quanto la facciata sud-est (con il portico) non è stata realizzata larga come l’intero fronte, certamente per non sconfinare sulla strada per S. Giovanni in Persiceto (oggi via Marco Celio). La posizione dell’osteria era veramente strategica perché visibile da due importanti e frequentati percorsi viari; nel contempo l’ampio spazio retrostante poteva servire, con grande vantaggio, per la sosta delle carrozze. La ristrutturazione previde in questo spazio una rimessa al coperto e una stalla. L’edificio, prima dell’intervento del Venturoli, aveva un portico con quattro arcate e cinque pilastri, di cui quello centrale si sovrapponeva visivamente al portone d’ingresso principale; questa situazione fu ritenuta inaccettabile dall’architetto; per tale ragione egli cambiò il numero di pilastri (da cinque a sei) e la loro sequenza, prevedendo due campate terminali di ampiezza ridotta e tre arcate intermedie uguali. Inoltre Venturoli previde al piano terra due botteghe con affaccio sul portico: quella dell’Oste e quella per lo smercio della carne (la macelleria vera e propria fu posta sul retro della casa per evitare che i cattivi odori arrivassero ai clienti). Al piano terreno, furono collocati gli spazi meno rappresentativi come la zona servizi (cucina, “sgombra cucina”, “salva roba” e legnaia), la sala o tinello riservato “al volgo” e l’abitazione dell’oste, articolata su due piani con una piccola scala di collegamento, posta sul retro del fabbricato. Al piano superiore, raggiungibile mediante un nuovo scalone molto ampio, furono allestite due sale di rappresentanza dove le persone “pulite” e quelle “di riguardo” potevano mangiare, una stanza guardaroba e quattro ampie camere (infatti i clienti potevano non solo mangiare, ma anche pernottare). Il piano interrato, accessibile mediante una piccola scala di servizio, fu riservato alle cantine, alla “tinazzara” e alla “conserva”, quest’ultima posizionata al di fuori dell’area di sedime dell’edificio.

Lo spazio retrostante l’osteria oggi è completamente edificato in modo intensivo. Sulla facciata laterale a nord-est, dotata anch’essa di cinque finestre per piano, si è innestato un nuovo corpo di fabbrica. Attualmente l’edificio ha subito varie modifiche, soprattutto nel piano terra, lato sud-est, dove il portico è stato chiuso e i tre archi sostituiti da architravi orizzontali per delimitare i due accessi (il portone principale e quello del magazzino) e due finestre. Pertanto oggi sulla facciata non c’è più il caratteristico portico ad archi progettato da Angelo Venturoli e l’edificio si è trasformato in un’anonima costruzione.

Giorgio Galeazzi

Testo tratto da "La Torre della Magione", gennaio-aprile 2021. A cura del Comitato per Bologna Storico Artistica.