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Leonildo Tarozzi detto/a Leo Nardini

11 gennaio 1895 - [?]

Scheda

Leonildo Tarozzi, «Leo Nardini», da Ferdinando e Bianca Gasperini; nato l’11 gennaio 1895 a Bologna. Licenza elementare. Fu espulso dalla scuola per indisciplina alla 2a tecnica.
Nel 1909 subì un primo processo per avere partecipato ad una manifestazione dei partiti di sinistra svoltasi a Bologna in protesta per l'uccisione di Francisco Ferrer in Spagna. Schedato dalla polizia nel 1911 perché qualificato «anarchico e collaboratore di giornali anarchici».
Operaio metallurgico, prima, e disegnatore meccanico, dopo, fu attivo negli scioperi di categoria.
Nel 1916 si iscrisse alla FGSI. Il 18 settembre 16 con altri assalì la sede del "Giornale del Mattino", fu arrestato dal 10 al 28 ottobre 16 e condannato a 30 giorni di carcere. Nel 1917 fu nominato segretario provinciale della FGSI.
Nel 1918 per stroncare la sua attività sindacale e politica la polizia lo internò, prima ad Arezzo e, poi a Cosenza per «propaganda contro la guerra».
Nel 1919 fu segretario della CdL della montagna con sede a Vergato. Nel 1920 divenne redattore capo del "Lavoratore" quotidiano socialista edito a Trieste. Dall'1 dicembre 1920 al 20 gennaio 1921 fu direttore de "La Squilla", organo del PSI di Bologna. Al Congresso nazionale del PSI, a Livorno, si schierò con l'ala comunista che fondò il PCI.
Dal febbraio al marzo 1921 lavorò nella provincia di Arezzo per la costituzione di sezioni comuniste. Nell'aprile dello stesso anno Antonio Gramsci lo chiamò a Torino quale capo cronista de "L'Ordine Nuovo". Dal dicembre 1921 al marzo del 1923 fu direttore dell'Ufficio interregionale della stampa comunista con sede a Bologna. Fu oggetto in questo torno di tempo di ben cinque aggressioni fasciste a causa delle quali riportò varie ferite. Nel marzo 1923 fu arrestato a Bologna e incarcerato per sei mesi nel corso dell'istruttoria montata contro il PCI che sfociò nel processo contro il segretario Amadeo Bordiga ed altri. Nel febbraio del 1925, dopo una nuova aggressione subita dagli squadristi, si trasferì a Milano e fece parte della redazione de "l'Unità". Successivamente fu inviato a Firenze quale segretario interregionale perla Toscana e le Marche. Il 26 gennaio 1926 fu arrestato a Firenze assieme ad altri otto commilitoni, torturato e carcerato. Venne processato dopo l'attentato contro Mussolini, avvenuto a Bologna il 30 ottobre 1926, e la promulgazione della legge istitutiva del Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato. Fu condannato il 12 marzo 1927 «per organizzazione comunista tendente all'insurrezione armata contro lo Stato e incitante all'odio di classe» a 14 anni, 9 mesi e 4.500 lire di multa che, mutate in detenzione, portarono la pena a complessivi 16 anni di carcere. Fruendo dell'amnistia del decennale del regime fascista, fu scarcerato dopo 7 anni e - rientrato a Bologna - riprese l'attività clandestina antifascista, subendo a più riprese fermi ed arresti in momenti diversi.
L'1 liglio 1940 fu radiato dall'elenco dei sovversivi. Dopo il 25 luglio 1943 costituì, assieme ai rappresentanti di altri partiti antifascisti (socialisti, repubblicani, democristiani e azionisti), il Comitato regionale «Pace e Libertà» del quale fu nominato segretario. Promosse e provvide alla edizione del periodico "Rinascita" che vide la luce in due numeri il 18 e il 28 agosto 1943.

Dopo l'8 settembre 1943 partecipò all'organizzazione della prima formazione armata a Vado (Monzuno) che in seguito darà vita alla brigata Stella rossa. Costituitosi il CLN dell'Emilia-Romagna ne fu il segretario.
Nel luglio 1944, braccato dai nazifascisti, salì a Montefiorino (MO), quale ispettore della div comandata da «Armando» (Mario Ricci) e ne seguì le sorti fino ai combattimenti che precedettero lo sganciamento dei partigiani della zona liberata, il cosiddetto «distretto di Montefiorino».
Il 21 aprile 1945, liberata Bologna, il CLN Emilia-Romagna gli affidò la direzione del proprio organo quotidiano - dal titolo "La Rinascita" - che uscì con la data 22-23 aprile 1945 e con il numero 3. Fu designato dal CLN a far parte del primo consiglio comunale di Bologna, dicembre 1945.
Riconosciuto partigiano nel CUMER dal 10 settembre 1943 alla Liberazione. [AR] Testimonianza in RB1.