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Palazzo Zanichelli

Di rilevanza storica

Schede

La sede centrale della Zanichelli, si trova in un palazzo di via Irnerio 34 (e sucessivamente anche 28); la stazione e la piazza centrale distano meno di un chilometro e l’università meno di 500 metri.

Il più alto portico della città, sorretto da gigantesche colonne in granito, materiale utilizzato assai di rado nell’ambito locale. L’impianto altamente scenografico, in asse prospettico sulla via Centrocento che sta di fronte, regge l’insegna dell’azienda e una balconata, concepita per assistere in forma privilegiata alle parate in strada.
Il progetto originale prevedeva un ulteriore corpo di fabbrioca, affiancato a sinistra di questo, mai realizzato. In quell’area venne costruito nel 1967 un differente edificio, con un interessante portico a struttura metallica.

È un edificio in stile architettonico razionalista, tipico della visione fascista monumentale, piacentiniana ed è caratterizzato da pesanti colonne di marmo.
Fu progettato appositamente per la Zanichelli dall’architetto Luigi Veronesi nel 1935, anche se venne costruito per una immobiliare di Isaia Levi nel 1936. La Zanichelli acquistò l'edificio subito dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Per quanto il palazzo sia assai imponente, specie se osservato avvicinandosi dalla via Centotrecento che lo fronteggia, ciò che si vede oggi è solo una parte di un disegno originario più ambizioso. All’angolo con la via Mascarella avrebbe dovuto sorgere un edificio analogo all’attuale, e un grande arco avrebbe dovuto unire i due.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale impedì la realizzazione di questo progetto. Non è chiaro se le colonne (che ancora riportano segni di esplosioni del periodo bellico) furono donate alla casa editrice per il ruolo culturale che avrebbe dovuto svolgere, o acquistate.
In origine alcuni piani con affaccio su via Irnerio (allora considerati più prestigiosi) furono adibiti a civile abitazione. Soltanto negli anni Sessanta l’edificio fu utilizzato quasi per intero dalla casa editrice. Poiché lo spazio ancora non bastava venne acquistato un terreno a Nord, confinante con l’edificio principale, dove fu costruita una nuova fabbrica che ora ospita la contabilità. Altri uffici furono ricavati dal trasferimento a Granarolo del magazzino e del reparto spedizioni.

Nel 1967 ci fu una nuova espansione: un costruttore, riuscì ad unire le proprietà divise dell’area attigua all’edificio di via Irnerio 34 e costruì un palazzo (l’attuale n. 28 di via Irnerio) che poi rivendette a Zanichelli.
Il palazzo di via Irnerio 28 fu occupato da uffici gradualmente dall’inizio degli anni Ottanta.
Una nuova addizione (in metri quadrati di uffici, non in superficie coperta) si ebbe nel 2003, quando i locali dell’ex magazzino furono trasformati – con un intervento assai costoso – in locali di lavoro. Negli stessi anni furono bonificate e rese parzialmente agibili le cantine.

Nell'ingresso di allora, c'era un busto bronzeo di Giosue Carducci che fu regalato negli anni Sessanta a Giovanni Spadolini, ai tempi direttore del «Resto del Carlino» ed è tuttora conservato nell’atrio della sede bolognese del quotidiano).
Le finestre su via Irnerio hanno una forma circolare, la cui somiglianza con un grande occhio è accentuata dalla presenza di piccole ciglia metalliche che sono, in realtà, oggetti che ambirebbero (con poco successo) a tenere lontani i piccioni. A lato degli «occhi» due statue di Ercole Drei, scultore nato a Faenza nel
1886, attivo a Bologna, dove per lunghi anni insegnò scultura all’Accademia, e a Roma.
Verso Ovest si trova una sala dove, sotto una mano di bianco, sono nascosti alcuni affreschi risalenti all’epoca della costruzione dell’edificio, di soggetto imperiale (Italia e Africa).

www.zanichelli.it