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Un mulino in mezzo a un luogo montuoso

1826

Schede

Senza identificare l’autore, Franca Varignana ha suggerito per il presente dipinto una matrice inglese. Successivamente Renzo Grandi, accogliendo tale suggestione, ha precisato una vicinanza a Constable, nel senso di una comune riflessione dei due artisti sui grandi esempi di Ruisdael. Lo stesso studioso avverte inoltre una netta svolta stilistica nel percorso di Campedelli, alla luce anche del successo del maestro inglese al Salon parigino del 1824. In effetti tra questa tavoletta e le tele, calibrate sul binomio Poussin-Lorrain, con le quali il pittore aveva vinto nel 1818 e nel 1821 il Premio grande per il "Paese di storia" all’Accademia di Bologna, si registra un’evidente differenza di disposizione mentale. D’altra parte anche qui la distribuzione delle quinte arboree e la calibrata composizione insinuano una suggestione classica e ideale nello scenario naturale. E’ dunque forse più giusto supporre, in anni ancora relativamente precoci, la presenza contemporanea nella produzione dell’artista di opere nate da differenti registri stilistici. Per la sua vocazione più descrittiva e naturalista, Campedelli poteva inoltre rivolgersi alla tradizione locale di descrizione pittorica dei dintorni di Bologna, già presente nel Settecento, e che nell’esercizio grafico di Rodolfo Fantuzzi e Giacomo Savini ha un significativo punto d’arrivo. Rimane ovviamente il largo riferimento alla tradizione naturalistica olandese, che una volta esperita direttamente da Campedelli, nelle opere degli artisti nordici attivi a Roma, determinerà in effetti una radicale svolta nel percorso stilistico dell’artista stesso, ma in anni decisamente più avanzati rispetto a quelli della presente opera.

Claudio Poppi

Ottavio Campedelli (1792 - 1862), Un mulino in mezzo a un luogo montuoso. Olio su tavola, cm. 33,5x47, inv.: 5106 (8363; H-103; 21029), sul retro: Ottavio Campedelli fece 1826; Di Ragione Pietro Rizzoli Ebanista. Bologna, Galleria comunale d’arte moderna - MAMbo Collezioni storiche. Storia: entrato nella Biblioteca dell’Archiginnasio nel 1853; ritirato ed esposto nella Sala F di Villa delle Rose nel 1925; trasferito nel deposito sale e Prefettura a Palazzo d’Accursio nel 1935; in deposito per l’arredo dell’ufficio del "Ragioniere capo" nel 1959; ritirato dall’ufficio Ragioneria e collocato a Villa delle Rose nel 1978; trasferito nei depositi della Galleria nel 1984. Esposizioni: Bologna, 1983 (con il titolo Paesaggio con casolare); Bologna, 1988. Bibliografia: F. Varignana, 1977, p. XXVI, tav.XVII; R. Grandi, in Dall’/lccademia al Vero, 1983, p.100, fig. 25; C. Poppi, in L’Ottocento ritrovato, 1988, p. 6, fig. 13. Testo tratto da "Collezionisti a Bologna nell’Ottocento: Vincenzo Valorani e Luigi Pizzardi", Bologna, 1994.