Schede
Locale storico del centro di Bologna attivo già dal 1834 quando Giuseppe Lamma acquistò l’immobile per impiantarvi una fabbrica di birra. Alla sua morte, l’attività fu proseguita dai figli che, nel 1883, cessarono la produzione di birra convertendola in trattoria. Alessandro Crevellati così la ricorda nel 1971 in 'Bologna notte': "Dopo la guerra si era diffuso l'uso del neon (...). La Birreria Lamma però, dopo la guerra, astutamente riaprì con le lampadine Edison, cioè a luce gialla a filamento. Ciò aveva un preciso scopo funzionale: la luce gialla, infatti, permette di scoprire nelle persone le diverse tonalità cromatiche, in modo che si possa dire: 'Lui qui ha già bevuto abbastanza, portatelo a casa'. (...) La birreria Lamma dava un po', con le sue panche grezze, la sensazione della Braurei tedesca. Gli avventori erano di tipo diverso, ma soprattutto studenti veneti, come Marcelin Depreto e Gianni Chiari, ottimi bevitori. (...) Tartarini era costantemente presente nei locali della birreria Lamma. Una volta, però dovette assentarsi 15 giorni dai tavoli per l'opera di rinnovo locali. Al termine dei lavori, l'architetto, uomo di spirito, chiese ad un certo punto alla direzione: 'Adesso che abbiamo sistemato le lampade, le panche e i tini per conservare la birra, dove mettiamo Tartarini nell'arredamento?".
Locale frequantato da bolognesi, studenti, turisti e viaggiatori, ha avuto tra i suoi clienti abituali Franco Bonvicini Bonvi, Sara Maranelli La fatina dei fiori, Lucio Dalla, Giorgio Comaschi, Pupi Avati, Eva Robin's. Nella seconda metà del Novecento era tra i pochi locali che fornivano un pasto caldo fino alla mezzanotte ed oltre, meta di tante persone alla ricerca di un piatto caldo all'uscita dai teatri circostanti. Offriva piatti tipici locali, negli ultimi anni era rinomata per il gulash ma soprattutto per il tonno fagioli e cipolla. Ha cessato l'attività nel 1988/89.
In collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.
