Salta al contenuto principale Skip to footer content

Spada modello 1833 'Albertina'

1848

Schede

Questo modello, destinato agli ufficiali dell’Armata Sarda dei vari corpi «che vestano l’abito lungo», presenta una foggia molto caratteristica: il fornimento in ottone – spesso dorato – presenta un grande pomo sferoidale, l’impugnatura è in legno ricoperto da un guscio di lamierino argentato (nei primi esemplari la copertura era realizzata con cordelline di filo d’argento), la guardia formata da due parti staccate: l’elsa con ramo di guardia e anello, e la coccia a barca. La lama era diritta e a un solo filo, con stretto sguscio centrale, ma furono adottate anche lame a due fili e con sgusci di forma diversa; anche il fodero, dapprima realizzato in cuoio con cappa e puntale in metallo dorato, subì una serie di trasformazioni successive, fino ad arrivare ad un modello realizzato in ferro forbito o acciaio, con fascette e campanelle in bronzo dorato o ottone. In quest’arma il fodero è del tipo più recente e la lama ha lo sguscio stretto, due fili e presenta incisioni all’acquaforte con iscrizioni «Viva l’Italia!!» su un lato, «Poco sangue pieno riscatto» sull’altro. Come evidenzia il marchio posto al tallone «Lollini in Bologna», essa non venne prodotta in Piemonte, ma in uno stabilimento bolognese, probabilmente nei primi mesi del 1848 (come suggeriscono le iscrizioni). Appartenne infatti non ad un ufficiale piemontese, ma a Giuseppe Luzj (o Luzzi), sottotenente del Battaglione Pietramellara (1848-49), che partecipò alla Prima guerra di Indipendenza e successivamente alla difesa di Roma, raggiungendo il grado di tenente e rimanendo ferito nella battaglia del 3 giugno 1849.

L’utilizzo di un’arma piemontese da parte di un ufficiale di un corpo militare sorto a Bologna ha una duplice motivazione. In quel periodo si era diffusa a Bologna come nel resto d’Italia una tendenza ‘albertista’: molti patrioti vedevano infatti nel Re di Sardegna Carlo Alberto il solo principe italiano che, essendo dotato di un esercito compatto, efficiente e di consolidata tradizione, avrebbe potuto sostenere la lotta contro l’Austria al fine di costituire una nazione indipendente. A questo proposito, ricordiamo che il Museo conserva anche un altro cimelio ‘albertista’: si tratta di un foulard tricolore che nella parte centrale riporta la frase «La spada di Carlo Alberto sarà il triomfo [sic] d’Italia»; la scelta di usare un’arma di tipo piemontese potrebbe ricollegarsi pertanto alle opinioni politiche del suo proprietario. Più in generale, va detto che lo Stato Pontificio – a parte poche eccezioni – non aveva stabilito con chiarezza i modelli d’ordinanza delle armi dei propri corpi militari e quindi i suoi ufficiali portavano sciabole di modello (o di gusto) francese, austriaco, napoletano: anche il Museo conserva sciabole di modello francese utilizzate da volontari pontifici bolognesi durante la Prima guerra di Indipendenza.

Inoltre il Battaglione Bersaglieri Pietramellara non nacque nell’ambito della Guardia Civica Pontificia – uno dei pochi corpi ad avere armi d’ordinanza chiaramente definite – ma ebbe una genesi propria. Esso infatti venne organizzato nel marzo-aprile 1848 reclutando i propri membri tra «disoccupati dell’infima plebe, precettati e sorvegliati dalla polizia», «uomini senza stabile lavoro e di deplorevole condotta», al duplice fine di purgare la città da elementi indesiderabili e di incorporare questa nuova unità nell’armata attiva in vista della guerra ormai imminente. Organizzatore del battaglione fu il marchese bolognese Pietro Pietramellara (1804-1849), ex ufficiale dell’esercito piemontese che, dopo l’esilio, aveva partecipato al moto del 1843. Pietramellara, animato da ardore patriottico e da spirito filantropico, si impegnò molto per tenere i propri uomini soggetti alla disciplina, e al tempo stesso per difendere il buon nome del battaglione che, a causa dell’estrazione sociale dei suoi componenti, godeva di una pessima fama e pertanto ebbe spesso cattivi rapporti con la popolazione civile delle città a cui via via fu destinato. Molto onorevole fu invece il suo comportamento in battaglia, in particolare alla battaglia di Vicenza (10 giugno 1848) e alla difesa di Roma.

Spada per ufficiali mod. 1833 da cerimonia, detta ‘Albertina’, 1848. Acciaio, ottone, legno, argento lunghezza totale mm 995, lunghezza lama mm 835, larghezza lama 28 mm inv. n. 28.

Otello Sangiorgi

In collaborazione con IBC - Istituto per i beni culturali dell'Emilia Romagna.