Santini

Santini

1796 | 1960

Scheda

La diffusione delle immagini sacre nei paesi europei avviene prima dell’invenzione della stampa a caratteri mobili, queste riproduzioni su carta, non ancora di piccole dimensioni, si rifanno alle miniature dei Libri d’Ore e alle opere degli artisti più celebri. Attraverso di esse vengono mostrate scene della vita di Cristo, immagini mariane e l’intero repertorio iconografico dei santi più venerati; la loro funzione devozionale e propiziatoria entra a far parte dell’arredo domestico e contadino, ne è un esempio la frequente presenza nelle stalle di Sant’Antonio abate. È con l’arrivo del libro stampato che i santini iniziano a circolare, queste immaginette incise su legno e a bulino su rame, vengono vendute ai devoti, i quali possono beneficiare della protezione tascabile del santo prediletto. Grazie all’intervento dei Gesuiti si riconosce l’importanza di questi oggetti devozionali come forma di catechesi; sarà la Chiesa a contrastare la proliferazione delle pratiche magiche e superstiziose legate ai santini imponendovi l’imprimatur, marchio di fabbrica ecclesiastico che ne certifica la validità. Verso la fine del Settecento il santino amplia le sue destinazioni divenendo il mezzo più adatto a ricordare a parenti e amici le tappe fondamentali della vita cristiana, dai sacramenti al rito funebre.

Le immaginette realizzate tramite la tecnica della stampa, di cui la Francia è il maggior produttore, vengono affiancate dai canivets, termine francese che rimanda allo strumento usato per lavorare la pergamena, queste opere manufatte provenienti da chiese e conventi sono riccamente decorate da minuziosi intagli ad imitazione del pizzo e racchiudono al loro interno una preziosa miniatura. Successivamente la carta, più economica e facile da ritagliare, prende il posto della pergamena andando a far da decoro non più alle incisioni ma alle moderne cromolitografie che favoriscono un notevole aumento della tiratura dei santini nella seconda metà dell’Ottocento. I canivets, un tempo artigianali, vengono confezionati nei conventi con tecniche di stampa a punzone utili a ottenere, ancora una volta, il prezioso effetto del merletto. Con la diffusione del Liberty il finto pizzo viene sostituito da linee serpentine, cornici floreali e geometriche, questo stile è riproposto mimandone le caratteristiche principali nei santini in cromolitografia. Le immaginette devozionali verranno via via impiegate quasi esclusivamente per ricordare le più importanti cerimonie religiose e per l’istruzione catechetica dei bambini, ne sono un esempio i diffusi angeli custodi, difensori e maestri dei fanciulli, che a partire dalla seconda metà dell’Ottocento seguono di pari passo il contemporaneo interesse per gli studi pedagogici. Durante le due guerre mondiali, a causa degli eccessivi costi bellici e della perdita di valore attribuito a queste immaginette, assistiamo ad un abbassamento delle qualità del santino, con il tempo la funzione di questo oggetto devozionale va sempre più ridimensionandosi, una ulteriore svalutazione si verifica negli anni '60 quando a causa della riforma del calendario liturgico vengono abolite numerose feste religiose.

Cecilia Cristiani

Bibliografia di riferimento: AA. VV, 7. Mostra nazionale immaginette sacre. Angeli nell'iconografia religiosa popolare, Cooperativa Confronto e rinnovamento, Campofilone, 1988; E. G. Grigioni, V. Pranzini, Santini. Piccole immagini devozionali a stampa dal XVII al XX secolo, Essegi, Ravenna, 1990; C. Turrisi, Il lungo viaggio. Santini e santini, Barbieri, Manduria, 1992; V. M. Talò, Angeli...di carta. I messaggeri celesti nella devozione popolare, Barbieri, Manduria, 1997; E. G. Grigioni, V. Pranzini, Natura Sacra, Essegi, Ravenna, 1996; E. Guena, Meraviglie di carta. Devozioni creative dai monasteri di clausura, Corraini, Mantova, 2012.

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