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Ugo Gheduzzi

5 Marzo 1853 - 8 Novembre 1925

Scheda

"Pittore emiliano, nato a Crespellano, presso Bologna, tratta il quadro di genere, ma più il paese. A Torino, nel 1880, aveva un quadro dal titolo: Sulla strada di Monteveglio; a Roma, nel 1883, un bel dipinto rappresentante alcuni Dintorni di Belluno e a Torino, nel 1884, un buon quadro per colorito e disegno, dal titolo: Sul finire d'estate". (Angelo De Gubernatis in 'Dizionario degli artisti italiani viventi', ed Gonnelli, 1906) 

Nasce a Crespellano, in provincia di Bologna, il 5 marzo 1853 ed entra in Accademia di Belle Arti nel 1867; ottiene premi scolastici in elementi di Ornato (1868), Decorazione (1870), elementi di Figura (1870 e 1871) e infine in Paesaggio ed elementi di Architettura (1872). Nel 1874, ancora molto giovane e appena terminati gli studi è chiamato a Torino, a lavorare per il Teatro Regio, da Riccardo Fontana, già collaboratore di Augusto Ferri. È l'inizio di una carriera di scenografo che durerà per tutta la vita. Il lavoro dello scenografo comprendeva però, alla fine della stagione teatrale, dei momenti di pausa che in genere si trascorrevano nella città natale, per stare con la famiglia. Durante tali periodi Ugo Gheduzzi pratica la pittura di paesaggio. Tale abitudine è riscontrabile ad esempio anche in Alfonso Goldini ed era piuttosto comune. Così, anche di Gheduzzi si può seguire questa doppia esistenza di scenografo a Torino, dove vive nelle soffitte del Regio, costantemente al lavoro, e a Pragatto, piccola località di Crespellano, nelle vesti di pittore paesista. Come scenografo, il nucleo più consistente di suoi bozzetti è conservato dagli eredi Gheduzzi, dato che le scenografie, già per loro natura opere effimere, sono perdute in seguito a un grave incendio che devasta il Regio nel 1936. Molti di questi bozzetti e disegni sono riprodotti nelle opere di Basso e Viale Ferrero (si veda la bibliografia) e compredono spettacoli quali l'Aida di Verdi, rappresentata al Regio nel 1879, il gran ballo Excelsior (1881-1882) - dato a Torino in onore dell'apertura del traforo del Fréjus -, il Lohengrin (1890) di Wagner, la prima assoluta Manon Lescaut di Giacomo Puccini al Regio nel 1893, Tosca (1900) ancora di Puccini, Sigfrido (1905-1906), ancora di Wagner.

Tuttavia è come pittore di paesaggio che lo ricorda Belluzzi, conservando una fotografia di Campagna Bolognese (n. 132) presentato alla Mostra di San Michele in Bosco nel 1888; a Palermo nello stesso anno è premiato con la medaglia d'oro per Pietra di paragone. Lungo tutti gli anni Ottanta del XIX secolo Gheduzzi si presenta alle esposizioni nazionali: a Roma nel 1883 (Dintorni di Belluno), a Torino nel 1884 (Sul finire d'estate) e nel 1902 (Case rustiche); inoltre partecipa alle mostre delle promotrici (1907: Campagna piemontese, acquistata dai Duchi di Genova) e al Circolo degli artisti della città piemontese (1917: All'ombra dei faggi, Al lavoro). A Bologna con frequenza presenta gran copia di opere alle mostre della Francesco Francia; gli si affianca, nel lavoro al Regio come nella pittura di paesaggio, il primogenito Augusto: alle colline emiliane si aggiungono le Alpi piemontesi. La famiglia Gheduzzi infatti si trasferisce lentamente in Piemonte dato che Augusto si forma prima in Accademia a Bologna ma si trasferisce poi a Torino e che lui, come gli altri fratelli, Giuseppe - anch'egli a Torino in Accademia - e poi Cesare e Mario, lavoreranno come scenografi al Regio per il padre, arrivando ad essere sia Cesare che, soprattutto, Mario, dei pionieri della nuova arte cinematografica. Nel 1889 Ugo Gheduzzi ottiene la nomina ad accademico d'onore a Bologna e nel 1912 a socio ordinario. Due suoi dipinti, due olii, uno su cartone (Paesaggio con borgata), l'altro su tavola (Casa di Ceres), che nei materiali denunciano la loro origine di pittura quasi di svago, svolta nei momenti di pausa, sono al MAMbo di Bologna, ma molte sue opere sono all’Albertina di Torino, in case private o sul mercato. Nella zona di Crespellano lavora poi come pittore decoratore e di lui sono da ricordare almeno le due grandi tele del 1893 rappresentanti La Fiera di Pragatto e Scena di caccia in Palude, destinate a coprire o sostituire le identiche pitture murali realizzate dal pittore nella villa di Giulio Stagni, e la stanza-paese in palazzo Bentivoglio-Grassi ora Garagnani del 1894. A Torino nel 1923 si occupa delle scenografie per l'allestimento della Passione di Cristo allo Stadium di Torino, una grandiosa sacra rappresentazione che prevede la ricostruzione dei luoghi e dei fatti della Passione di Gesù Cristo attraverso dei tableaux vivants. Ugo Gheduzzi muore a Torino nel 1925.

Isabella Stancari

Testo tratto da: Isabella Stancari, 'Il Primo album fotografico Belluzzi e i pittori bolognesi della Seconda metà del secolo XIX', Bollettino del Museo civico del Risorgimento, Bologna, anno LXIII - LXVI, 2018 – 2020, Bologna, 2022. Bibliografia e fonti: L'Arte Bolognese [post 1898]; MAMbo, Archivio fotografico, schede 5146 e 5147; Atti 1868, p. 6; Atti 1870, pp. 10-11; Atti 1871, p. 26; Atti 1872, pp. 10, 12; Esposizione Roma 1883, n. 54, p. 80; Esposizione Torino 1884, n. 931, p. 36; Esposizione Bologna 1888, nn. 23, 54, 58, 60, 72, 80, p. 22; Gatti 1896, pp. 29, 30; Francesco Francia 1898, passim; Francesco Francia 1899, passim; Francesco Francia 1900, passim; Esposizione Torino 1902, n. 383, p. 37; Francesco Francia 1902, passim; Francesco Francia 1903, passim; De Angelis 1938, 117-118; Bénézit 1951, p. 226; Comanducci 1962, pp. 832-833; Viale Ferrero 1980, cap. VII, pp. 415-454; Torino 1991, pp. 457-461; 486- 487, 490-492, 663-665; Catalogo Ottocento 2001, p. 230; Giumanini 2002, p. 174; Crespellano 2010.