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Belisario cieco miserabile

1835

Schede

Particolarmente care alla sensibilità ottocentesca furono le sventure del generale Belisario che, dopo essere stato strenuo difensore dell'Impero Romano d'Oriente contro le invasioni barbariche, secondo una leggenda finì la sua vita cieco e in completa miseria, consegnandosi a una meditazione tipicamente romantica in chiave manzoniana sulla caducità delle glorie terrene (ricordiamo almeno il melodramma di Gaetano Donizetti, rappresentato per la prima volta a Venezia nel 1836 e giunto lo stesso anno a Bologna). Il Serra sottolinea questo aspetto ponendo in mano al vecchio mendico l'elmo, ricordo dei passati splendori. Il richiamo alla statuaria classica, tradotta in insistito calligrafismo, nel volto e l'asettica scenografia da melodramma romantico collocano questa mezza figura in un gelido e astratto limbo formale di stretta osservanza purista, al quale il Serra si manterrà fedele per la più parte della sua produzione, attirandosi di volta in volta i rimproveri o i favori della contemporanea critica bolognese.

Gaetano Serra Zanetti (1807 - 1862), Belisario cieco miserabile. Olio su tela 102 x 79 Concorso Curlandese 1835, piccolo premio di Pittura. MAMbo Bologna, Collezioni storiche.

Daniele Benati

Bibliografia: M. Gualandi, 1836, p. 31; G. Giordani, 1846, p. 14. Testo tratto da "I Concorsi Curlandesi". Bologna, Accademia di Belle Arti 1785-1870, catalogo della mostra, a cura di Renzo Grandi, Bologna, Galleria d’Arte Moderna, marzo-maggio; Museo Civico, giugno-luglio, 1980.