















Durante la Prima guerra mondiale gli Ospedali da campo ricevevano i feriti sopravvissuti ai primi posti di medicazione situati in prossimità del fronte. Gli Ospedali da campo erano sistemati in baraccamenti o in vere e proprie tendopoli atte ad accogliere feriti gravi o che necessitavano al massimo trenta giorni di convalescenza (i casi più urgenti erano invece trasportati direttamente presso gli Ospedali militari).
Ogni Ospedale da campo era munito di 100 letti (ma la capienza poteva aumentare a seconda della località in cui era stanziato) e possedeva lo stesso equipaggiamento di un Ospedaletto da 50 letti. Solitamente il personale a disposizione constava di 6 ufficiali (di cui 5 medici), 47 uomini di truppa (fra i quali 1 farmacista, 5 aiutanti di sanità, 7 portaferiti, 15 infermieri) ed un ecclesiastico: naturalmente, questi dati potevano variare a seconda delle esigenze del tempo di guerra. La salmeria, infine, constava di 19 quadrupedi, 8 carri a due ruote ed uno a quattro ruote.
L'Ospedale da campo 022 fu dato in gestione alla 2a Compagnia di Sanità di Alessandria. Esso fu dislocato in diverse zone del fronte durante il quadriennio di guerra:
Diverse furono le visite che la duchessa Elena d'Aosta, ispettrice generale delle Infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana, compì presso questa struttura (diretta inizialmente dal capitano medico patavino Ettore Paolo Truffi, a cui subentrò successivamente il maggiore Rivalta) quand'era distaccata presso San Giovanni di Manzano.
Durante la prima di queste visite la duchessa ne ricavò la seguente impressione: «In tutte le sale vi sono i feriti sulle brande. Impossibile mantenere l'ordine qui dove è un continuo avvicendarsi di feriti. La sala d'operazione è ripugnante. Trovo un ferito affetto da tetano che mi sembra manchi di cure necessarie: [...]. Il bisogno dell'assistenza femminile si fa tanto sentire che qui, dove non sono infermiere, hanno chiamato due donne di buona volontà in aiuto». Le infermiere in questione erano Maria Vittoria Roberti di Castelvero-Schmidt (1877-1970) e Marianna (o Maria Anna) Giacomelli.
Una seconda visita occorse il 28 febbraio 1916: «Ho trovato l'ospedale più sporco che nell'ottobre. In quattro mesi nessun miglioramente, nessuna misura igienica. Sui comodini residui di pane e di formaggio. Quattro ufficiali sono pigiati in una brutta camera senz'aria. Triste impressione» appuntò sul suo diario personale.
La terza visita della duchessa d'Aosta si ebbe il 14 ottobre 1916: in quel periodo le infermiere distaccate presso questa struttura erano Ida Ceresole, Margherita Perrone, Delfina Garrone e Teresa de Moll.
La quarta visita si ebbe il 7 novembre 1916, quando al comando della struttura era stato posto il maggiore Rivalta, mentre per una quinta si dovette attendere fino al 21 maggio 1917 (alla quale seguirono ulteriori passaggi molto ravvicinati: il 22, 23, 28 e 30 maggio).
Cronologia dei Direttori (incompleta):
Andrea Spicciarelli
BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA: A. Gradenigo, P. Gaspari (a cura di), Accanto agli eroi. Diario della Duchessa d'Aosta, vol. I, Maggio 1915-Giugno 1916, Udine, Gaspari editore 2016, pp. 106-107, 151-152, 218; A. Gradenigo, P. Gaspari (a cura di), Accanto agli eroi. Diario della Duchessa d'Aosta, vol. II, 1916-1917, Udine, Gaspari editore 2017, pp. 18, 50-51, 54, 59; http://www.sanitagrandeguerra.it/