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Alberto Marzoli detto/a Giglioli

8 marzo 1903 - [?]

Scheda

Alberto Marzoli, «Giglioli», da Gaetano ed Armida Pedretti; nato l’8 marzo 1903 a Bazzano. Nel 1943 residente a Bologna. Licenza elementare. Falegname.
Attivista del sindacato del legno svolse, dal 1920, attività antifascista. Si iscrisse alla FGCI nel novembre 1922, e si impegnò ulteriormente nell'azione antifascista.
Divenne segretario della FGCI di Bologna e poi della federazione provinciale.
Venne fermato per 3 giorni in occasione dello sciopero dei falegnami nel 1925. Costretto ad allontanarsi da Bologna nel luglio dello stesso anno, riparò a Milano dove fece parte del comitato direttivo della FGCI. Ritornato a Bologna nel settembre 1926, fu arrestato dopo l'attentato a Mussolini, compiuto a Bologna il 31 ottobre 1926 e, assieme ad altri 12 esponenti socialisti e comunsiti, il 27 novembre 1926, inviato al confino per 3 anni. Venne liberato il 24 novembre 1929.
Nel marzo 1930 espatriò in Francia e lavorò presso il centro estero del PCI. Rimpatriò più volte, come corriere, dopo il IV Congreso del PCI svoltosi a Colonia (Germania).
Nel maggio 1931 fu di nuovo arrestato ed imputato di essere membro dell'organizzazione comunista attiva nelle grandi fabbriche milanesi, fra le quali la «Radaelli», «l'Alfa Romeo» e la «Marelli». Con sentenza istruttoria del 23 dicembre 1931 fu rinviato al Tribunale speciale che l’8 aprile 1932 lo condannò a 12 anni e 8 mesi di carcere per associazione e propaganda sovversiva. Venne liberato a seguito dell'amnistia del decennale fascista. Riprese l'attività antifascista nel Bolognese e fu arrestato nel novembre 1936.
L'11 novembre 1937 dalla Commissione provinciale fu condannato a 4 anni di confino e inviato alle isole Tremiti (FG). Nell'estate 1938, avendo partecipato a una rivolta contro l'imposizione del saluto romano, fu trasferito, con un centinaio di compagni, nelle carceri di Lucera (FG). Qui rimase a disposizione dell'autorità giudiziaria per un anno, con l'imputazione di ribellione ed oltraggio alla forza politica.
Il 2 dicembre 1940 gli fu rinnovata la condanna al confino e venne inviato a Matera. Nel gennaio 1942 fu liberato per motivi di salute ed inviato a Bologna sotto sorveglianza.

Dopo l’8 settembre 1943 divenne componente del CUMER con funzione di ufficiale di collegamento del CLN per il Nord Emilia.
Durante una missione, in località Bettola (PC), fu arrestato dai tedeschi. Venne carcerato a Piacenza dall'1 gennaio al 7 gennaio 1945, quando riuscì a fuggire e a tornare a Bologna. Qui riprese la sua attività. Il fratello Giovanni cadde nella Resistenza.
Riconosciuto partigiano nella 63a brigata Bolero Garibaldi con il grado di maggiore dal 9 settembre 1943 alla Liberazione. Fu designato consigliere comunale a Bologna dal CLN in rappresentanza del PCI.
Ha pubblicato: Metodi persuasivi alla questura di Milano, in Il prezzo della libertà, Roma, ANPPIA, 1968, pp.143-5.[AR] Testimonianza in RB1.