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Ulisse Lucchesi

15 marzo 1886 - [?]

Scheda

Ulisse Lucchesi, da Teofilo e Benedetta Dini; nato il 15 marzo 1886 a Firenze. Giornalista. Iscritto al PSI e al PSUI. Redattore de “La Squilla”, il settimanale bolognese socialista, si dimise dal giornale e dal partito nell'estate 1914 perché favorevole all'intervento italiano in guerra. Entrò nel “Giornale del Mattino”, il quotidiano bolognese della massoneria. Il 18 dicembre 14 fu tra i fondatori del Fascio democratico di resistenza. Fece parte della redazione de “La Riscossa”, il periodico del Fascio, sino alla primavera del 1915, quando partì volontario per il fronte. Fu fatto prigioniero. Nel dopoguerra entrò nella redazione de “il Resto del Carlino”. Il 9 aprile 19 fu uno dei fondatori del Fascio di combattimento di Bologna e venne eletto nella commissione stampa. Fece parte del gruppo - formato da Pietro Nenni, Guido* e Mario Bergamo*, Adelmo Pedrini* e altri - che diede un indirizzo democratico, non antioperaio e antimussoliniano al Fascio bolognese. Quando, al suo interno, prevalse il gruppo reazionario guidato da Leandro Arpinati, uscì dal Fascio divenendo oppositore del nuovo corso politico. Entrò nella redazione de “La Riscossa dei legionari fiumani” e dalle colonne di questo periodico condusse una dura polemica contro il Fascio bolognese. Pubblicò le sue note nella rubrica «Sull'incudine» firmandole «il fabbro» e «L'ex scribacchino della Squilla». Pubblicò articoli contro il fascismo anche su “L'Iniziativa”, il settimanale regionale del PRI. Per questa sua attività pubblicistica antifascista subì varie aggressioni. Il 13 febbraio 1922, mentre si trovava nel caffè Medica, il ritrovo dei fascisti bolognesi, fu aggredito da alcuni squadristi guidati da Gino Baroncini. L'Associazione stampa protestò contro l'aggressione, a differenza de “il Resto del Carlino”, il giornale dove lavorava, che cercò di minimizzare. La sera del 10 marzo 1922 - al termine di una celebrazione di Giuseppe Mazzini, organizzata dal PRI - stava camminando sotto le logge del Pavaglione con alcuni amici, quando fu aggredito e picchiato a sangue, con una spranga di ferro, da una squadra fascista guidata da Arconovaldo Bonacorsi. Questi incitava gli squadristi gridando: «Dalli al fabbro!». Per le gravissime ferite riportate, rimase in ospedale quasi un mese. Qualche tempo dopo abbandonò Bologna e si recò a Milano dove divenne redattore de “La Giustizia”, il quotidiano del PSUI. Nel 1927 fu espulso dall'Albo dei giornalisti perché non iscritto al PNF. Il 17 febbraio 1938 fu radiato dall’elenco dei sovversivi.

Nazario Sauro Onofri

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Figlio di Teofilo e Benedetta Dini. Trasferitosi a Bologna da Firenze nel 1913, quando cessarono le pubblicazioni del giornale “Fieramosca”, risultava professare a quel tempo sentimenti anarchici. Una volta giunto nel capoluogo emiliano, Lucchesi si iscrisse alla locale Unione Socialista, “senza però mettersi troppo in vista”, cominciando a collaborare anche con il settimanale del partito “La Squilla”. Già favorevole al conflitto libico del 1911-12, Lucchesi si pose su posizioni interventiste anche all'alba della Grande Guerra: coerentemente ai suoi principî cercò di arruolarsi nella Legione Garibaldina in via di formazione nel Sud della Francia nella seconda metà del 1914, ma una volta giunto a Montélimar (Nizza?) una malattia là contratta lo rese temporaneamente inabile ai servizi di guerra. Rientrato in Italia ed assunto dal felsineo “Giornale del Mattino”, Lucchesi – che era legato alla Massoneria – nel dicembre 1914 fu tra i fondatori del Fascio democratico di resistenza (la versione bolognese del Fascio d'azione rivoluzionario di Milano) assieme a Mario Bonzani, Gino Bondanini, Dante Calabri, Pietro Martinelli e M. Muratori. Ad esso aderirono in seguito il PRI, l'Associazione radicale e quel Circolo Socialista Indipendente – che si formò dopo il Congresso di Ancona del PSI, in cui nell'aprile precedente si era stabilita l'incompatibilità fra l'iscrizione al partito e l'adesione alla Massoneria – di cui lo stesso Lucchesi era divenuto membro. Difatti, nel gennaio 1915 Lucchesi – vista la sua adesione al neonato Fascio interventista – era stato oggetto di espulsione da parte del Partito Socialista bolognese assieme al suo correligionario Bonzani.

Dopo la dichiarazione di guerra dell'Italia agli Imperi Centrali, Lucchesi si offrì volontario al Regio Esercito, divenendo bersagliere ciclista nel 6° Reggimento di stanza a Bologna. Nel gennaio 1916, nel corso di una dura controffensiva italiana nel settore di Oslavia, cadde prigioniero degli austriaci, che lo condussero nel campo di Mauthausen, poco distante dalla città di Linz.

Una volta liberato, nel primo dopoguerra entrò nella redazione del “Resto del Carlino” ed il 9 aprile 1919 fu tra i fondatori del Fascio di Combattimento di Bologna, venendo eletto nella commissione stampa. Assieme a Pietro Nenni, i fratelli Guido e Mario Bergamo ed Adelmo Pedrini, Lucchesi fu colui che riuscì ad imporre un indirizzo democratico, filo-operaio ed antimussoliniano al Fascio bolognese – almeno finché non prevalse la reazione guidata da Leandro Arpinati. Da questo momento Lucchesi si distinse come oppositore del nascente regime fascista, anche dalle colonne de “La Riscossa dei legionari fiumani” – egli partecipò difatti all'impresa del 1919-20 – che sfruttò come tribuna per criticare aspramente il cuore del fascismo bolognese. Ciò gli costò però diverse aggressioni, tra cui quelle delle squadracce di Gino Baroncini, il 13 febbraio 1922, e di Arconovaldo Bonarcorsi, nel marzo successivo. Per questo, Lucchesi fu costretto ad abbandonare il capoluogo petroniano per Milano, dove divenne redattore de “La Giustizia”, l'organo del Partito Socialista Unitario. Dopo il giro di vite imposto dal fascismo tra il 1925 ed il 1926, nel 1927 Lucchesi fu espulso dall'Albo dei Giornalisti poiché non iscritto al PNF.

Si ignorano data e luogo di morte.

FONTI E BIBLIOGRAFIA: A. Albertazzi, L. Arbizzani, N. S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), vol. III, Dizionario biografico: D-L, Bologna, Istituto per la Storia di Bologna 1986, ad nomen; A. Albertazzi, L. Arbizzani, N. S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945), vol. I, Bologna dall'antifascismo alla Resistenza, Bologna, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nella provincia di Bologna “Luciano Bergonzini” 2005, pp. 89, 126, 237; Ulisse Lucchesi fra i dispersi, “Giornale del Mattino” (5 febbraio 1916); ASBo, PPSS, Radiati, b. 88, Lucchesi Ulisse (1915-1931)