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Lapide di Rinaldo De Duglioli

1571 ca.

Schede

Tra le diverse memorie murate nel portico est del Cortile della Chiesa della Certosa di Bologna, diverse provengono da edifici dismessi con le  soppressioni napoleoniche, salvate collocandole nel cimitero. Una delle più interessanti è quella dedicata a Rinaldo De Duglioli, morto nel 1571. La lapide è il risulttato del riutilizzo di una lastra bifacciale proveniente dall'antico Cimitero ebraico di Bologna, poi tagliata in due. L'altra faccia è attualmente esposta nel cortile del Museo Civico Medievale. La memoria è stata restaurata nel 2012 insieme a tutte le altre lapidi del portico dal Laboratorio degli Angeli. Così viene ricordata:

RAINALDO DE DVGLIVOLIS ALBITIVS / F. P. ANNO DNI MDLXXI. Questo monumento era collocato prima, con altra iscrizione storica del Rabbino Gioabbo da Rieti, nel Cimitero degli Ebrei; il quale quando fu disfatto fu dato per orto alle Monache di san Pietro martire: ed a loro profitto vendute le lapidi che vi erano, questa venne da Albizio di Rinaldo Duglioli comperata, e toltavi la iscrizione dell'Ebreo nel disco in mezzo, vi sostituì la iscrizione su riportata; mentre, come d'uso nei cippi degli ebrei, essendo dall'altro lato la parte poetica della iscrizione del Rabbino, la lasciò starvi, benché murata nella chiesa degli Osservanti, ove i Duglioli avevano i loro sepolcri e monumenti. Soppreso il convento e la chiesa dell'Osservanza, e qui portato, fra gli altri monumenti Duglioli, questo di Rinaldo, si osservò la iscrizione ebraica che vi era, con bel contorno d'ornato, nella parte posteriore; e si collocò in un muro a tal modo che si leggesse da un lato la cristiana, e dall'altro la epigrafe ebraica. Ma, onorando la sua visita questo Cimitero l'immenso Professor Mezzofanti bolognese, oggi dalla gloriosa persona del Pontefice GREGORIO XVI fatto cardinale, egli trovò sconveniente che una epigrafe di ebreo fosse nel luogo sacro degli estinti cristiani. Per la qual cosa fu elevato un muro dinanzi alla ebraica, il quale vi durò sino all'epoca in cui mutato il posto di quel monumento nell'attuale, si pensò di segarlo nella grossezza, e farne due, uno de' quali, il cristiano, è quello di cui ora parliamo, e l'ebraico, che collocato nell'atrio dell'abitazione dell'Ispettore e Custode dello stabilimento, ne fu da alcuni tradotta la iscrizione: e fra gli altri del celebre Professor Lanci di lingue orientali in Roma, nella Sapienza, del seguente modo: Gioabbo figliuolo di Serujà, al tempo del figliuolo d'Isai, fu capitano d'esercito: Gioabbo uomo di Rieti fu principe fra tutti i figliuoli della salute del mondo avvenire. Il Gioabbo d' allora cercò di cessare fra le corna dell'altare la morte: Questo Gioabbo fermò il suo ricovero in cielo, statagli di eccelso muro la sua giustizia. Il perché dell'uomo desideratissimo farà questo monumental testimonio." (Il Piccol Reno - Foglio settimanale. Bologna, 1845-1846)

"Marmo del rabbino Gioabbo da Rieti, e lapide curiosa. Intorno al 1571, le povere monache di S. Pietro martire in Bologna dovevano qualche volta rabbrividire lavorando, ovvero giuocando nell'orto, se discoprivano delle ossa di morto; ossa tanto più schifose a' loro occhi perché di Ebrei, essendo l'orto medesimo poco dianzi un cimitero israelitico. Ma in breve pensando all'utile che ne traevano, all'abbondanza dei legumi nascenti in quella terra, dovettero avvezzarsi a calpestar quegli avanzi, come più tardi si dovevano calpestare i loro da' soldati francesi, napolitani e tedeschi aquartierati nello stesso ricinto. E fu in quell'anno appunto, 1571, che certo Albizio de' Duglioli comprò dalle medesime suore un marmo sepolcrale bellissimo, in cui da una parte la narrazione della vita di un certo rabbino da Rieti per nome Gioabbo, e dall'altra alcuni versetti in lingua ebraica. Duglioli volse la prima parte del monumento alla memoria del padre suo Rinaldo, e lasciò intatta la parte opposta: ma quel che non osò fare Duglioli, ordinò il prof. Card. Mezzofanti, sono pochi anni, e segatosi il marmo nella sua grossezza, la memoria del rabbino si trasportò dal cimitero all'abitazione del custode. Il celebre orientalista prof. M. Lanci così tradusse la memoria suaccennata, scritta a modo biblico: GIOABBO FIGLIUOLO DI SERCIA', AL TEMPO DEL FIGLIUOLO D'ISAI, FU CAPITANO DI ESERCITO; GIOABBO, UOM DA RIETI, FU PRINCIPE FRA TUTTI I FIGLIUOLI DELLA SALUTE DEL MONDO AVVENIRE. IL GIOABBO D'ALLORA CERCO' DI CESSARE FRA LE CORNA DELL'ALTARE LA MORTE; QUESTO GIOABBO FERMO' IL SUO RICOVERO IN CIELO, STATAGLI DI ECCELSO MURO LA SUA GIUSTIZIA. IL PERCHE' DELL'UOMO DESIDERATISSIMO FARA' FEDE QUESTO MONUMENTAL TESTIMONIO." (Savino Savini in “Il mondo illustrato – Giornale universale”, 1847)