1800 | 1900
Scheda
Le simbologie illustrate in questo dizionario rappresentano, sotto un certo punto di vista, una particolare declinazione del rapporto della cultura ottocentesca con l’antichità classica e la tradizione giudaico-cristiana che si viene a cristallizzare su un supporto particolare: la tomba.
Quest’ultima non è solo il riflesso della memoria privata e familiare in cui giacciono “i resti di umanità” di cui si vuole conservare il ricordo, ma è un condensato di significati, un contenitore grazie al quale il defunto continua ad avere una vita sociale attraverso il ricordo. La tomba è il luogo di una duplice soglia. Essa segna il passaggio tra il mondo terreno e un mondo altro, un aldilà più o meno strutturato, dominato dal nulla, dalla luce divina, dove regna la vita eterna o l’eterna dannazione, popolato di spettri, di angeli, di persone amate, etc. Ma la tomba è anche luogo di soglia tra passato e presente che assorbe cultura e “discorsi” non solo individuali, ma anche di una collettività ristretta, come la famiglia o l’organizzazione professionale, fino ad includere tutta la società, la quale spesso affida proprio al monumento funebre il compito di svolgere un discorso su se stessa e su quel sistema di valori in cui si riconosce e sul quale si struttura. I cimiteri, particolarmente quelli ottocenteschi, racchiudono una fitta vegetazione di segni, di varietà epigrafiche e morfologiche che raccontano e che danno voce ai defunti. Attraverso il monumento, che fa da garante alla sopravvivenza dell’identità di un individuo o di un’intera famiglia, si ottiene “per se e i propri cari” più una condizione di a-mortalità che di immortalità. Per decenni queste tombe sono state estremamente loquaci, ricche di segni e di immagini, hanno raccontato le fortune, le virtù civili e familiari dei trapassati e i dolori e le speranze di chi è restato. Questa loquacità probabilmente potrebbe quantomeno stupire, far sorridere o anche scandalizzare molti nostri contemporanei abituati a tombe spesso mute, dove i morti non parlano, le immagini scompaiono assorbite in un’unica fotografia e le parole si contraggono in due date. Il cimitero, come già notava Jean-Didier Urbain, è una sorta di enorme biblioteca, dove si possono consultare le biografie di migliaia di persone, i loro alberi genealogici, cercare informazioni sulla storia economica, politica e culturale di una città o di una nazione, e sfogliare i volumi enciclopedici della loro storia dell’arte e del costume. I più antichi volumi di questa metaforica biblioteca, prodotti in gran parte dalla borghesia ottocentesca, sono corposi e ricchi di informazioni, i più recenti invece, frutto di una società che ha fatto della morte naturale un tabù, si riducono a dei singoli fogli in cui si trova spesso solo un cognome.
In molte di queste città ottocentesche dei morti, è anche spesso documentano il rapporto della società con l’arte e la cultura classiche ed “orientali”. Sotto molti aspetti, questo rapporto non è sempre diretto, ma è mediato da precedenti letture dell’antico come quella rinascimentale e neoclassica. Declinati in migliaia di statue, rilievi, particolari architettonici e pitture si ritrovano simboli, forme, iconografie e formule epigrafiche appartenenti alla cultura greco-romana, etrusca e all’antico Egitto che si giustappongono o si mescolano a quelli derivanti dalla tradizione giudaicocristiana. Quest’ultimi sembrano essere minoritari nei molti decenni che seguirono la costruzione dei primi cimiteri extra-moenia italiani, ad esclusione della croce, del crisma e dell’alfa-omega che sono impiegati più come “marchi” funerari che come simboli religiosi. Per oltre un secolo, le tombe sono popolate da un caleidoscopio di fiaccole rovesciate, piramidi, farfalle, fiori e capsule di papavero, lucertole, porte semi-aperte, sfere alate, civette, caducei, etc. Nell’Ottocento, la maggiore “conoscenza del passato”, quell’incessante “messa a fuoco dell’ antichità” di cui parla Salvatore Settis, dovuta alle scoperte archeologiche, ai nuovi studi antiquari, alla creazione di accademie e di collezioni pubbliche d’arte antica, non elimina totalmente quella mobilità di idee e di forme, quei fraintendimenti e quelle contaminazioni che attivano i meccanismi di persistenza e latenza, di sopravvivenza ed oblio caratteristici di ogni rapporto fecondo con un passato reinterpretato in funzione del presente. Questi apparati, sia fotografati in un determinato momento, sia visti nella loro evoluzione, non si presentano in un sistema organico, ordinato e monolitico, ma compongono una semiologia complessa che presenta stratificazioni diverse, alcune recenti e altre di origine molto antica.
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Gian Marco Vidor
Opere

Cappella della famiglia Melloni
cappella
















Monumento Bernardi
cippo



Monumento Caprara
monumento composito




Monumento commemorativo a Salvatore Viganò
lapide con base e cimasa

Monumento dei fratelli Giacomelli
edicola a parete

Monumento della famiglia Brunetti
monumento composito

Monumento della famiglia Conti Castelli
lapide con base e cimasa

Monumento della famiglia Fantuzzi
monumento composito
Monumento della famiglia Isolani Lupari
bassorilievo

Monumento della famiglia Marescotti
monumento composito

Monumento della famiglia Mazzacorati
monumento composito


Monumento di Alessandro Casali
monumento composito

Monumento di Andrea Nicoli
pittura murale
Monumento di Andrea Pesci
pittura murale


Monumento di Angelo Tabboni
pittura murale


Monumento di Antonia Carolina Caselli
pittura murale


Monumento di Antonio Bovi Silvestri
monumento composito

Monumento di Attilio Negri
lapide
Monumento di Barbara Fieschi
monumento composito
Monumento di Bernardino Bargellini
pittura murale
Monumento di Brigida Giorgi
pittura murale


Monumento di Camillo Zambeccari Zanchini
bassorilievo
Monumento di Carlo Bianconi
pittura murale

Monumento di Carlo Chiesa e Vitale Bini
pittura murale

Monumento di Carlo Mondini
pittura murale

Monumento di Clotilde Tambroni
monumento composito

Monumento di Domenico Rossi
edicola a parete

Monumento di Domenico Tesi
monumento composito





Monumento di Francesco Sampieri
monumento composito
Monumento di Francesco Tartagni Marvelli
pittura murale

Monumento di Francesco Tinti
monumento composito


Monumento di Gaspare Garatoni
monumento composito

Monumento di Gertrude Gnugni
pittura murale


Monumento di Giacomo Malvezzi Campeggi
sarcofago

Monumento di Ginevra Castelli
pittura murale

Monumento di Ginevra Gozzadini
pittura murale

Monumento di Ginevra Pepoli e Marina Grimani
pittura murale

Monumento di Giorgio Cospi
pittura murale
Monumento di Giovan Battista Cattaneo De Volta
monumento composito

Monumento di Giovan Domenico Atti
pittura murale

Monumento di Giovan Giuseppe Fabbri
pittura murale

Monumento di Giovanna Marulli
pittura murale


Monumento di Giovanni Donati
monumento composito
Monumento di Giovanni Ferrari
pittura murale
Monumento di Giovanni Marchetti
monumento composito


Monumento di Giulio Cesare Cingari
pittura murale

Monumento di Giuseppe Salaroli
pittura murale

Monumento di Ignazio Magnani
pittura murale

Monumento di Isabella Ranuzzi
pittura murale

Monumento di Jacopo Alessandro Calvi
monumento composito
Monumento di Luigi Grassi e Leopolda Neri
pittura murale





Monumento di Michele Galitzin
monumento composito

Monumento di Paolo Spada
monumento composito
Monumento di Petronio Buratti
monumento composito


Monumento di Prospero Ranuzzi Cospi
monumento composito


Monumento di Salvatore Santini
pittura murale

Monumento di Sebastiano Tanari
pittura murale
Monumento di Sebastiano Tattini
monumento composito


Monumento di Taddeo Matuszewic
monumento composito
Monumento di Teodoro Galitzin
monumento composito

Monumento di Vincenzo Rusconi
pittura murale















Monumento Sampieri - De Gregorio
pittura murale


Monumento Trionfi - Pepoli
monumento composito














Eventi



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