Schede
Il progetto dell'imponente cappella ispirata a modelli classici quali il Pantheon di Roma, venne affidato all’architetto Angelo Venturoli (1749-1821) al quale nel 1793 era stato già assegnato anche l’ampliamento del palazzo di famiglia in Strada Maggiore, oggi sede di facoltà dell’Università di Bologna. Il Palazzo in stile cinquecentesco vede, al suo interno, interessanti testimonianze artistiche scultoree e pittoriche ad opera di molti artisti tra i quali Giacomo De Maria, Jacopo Alessandro Calvi, Filippo Pedrini, Flaminio Minozzi, Serafino Barozzi, Gianbattista Frulli, Luigi Buratti, Pietro e Petronio Fancelli, Antonio Basoli, Rodolfo Fantuzzi, Gaetano e Giuseppe Caponeri, Gian Battista Sangiorgi, peraltro quasi tutti attivi nel cimitero per diverse famiglie. Il principe Filippo Hercolani, deceduto nel 1810, è rappresentato al centro della cappella sopra un alto cippo con un marmo colossale eseguito dallo scultore Cincinnato Baruzzi (1790-1878). Negli sguinci alla base della cupola compaiono quattro grandi stemmi araldici in stucco bipartiti: a sinistra il simbolo araldico degli Hercolani ed a destra quello delle famiglie con cui si erano imparentati.
Sara Benuzzi
L’immenso patrimonio di opere d’arte presente nella Certosa di Bologna, è ricco di manufatti araldici che, attraverso i simboli e l’iconografia tutta particolare di questa scienza documentaria della storia, ci svelano i nomi delle famiglie e dei personaggi che qui riposano. Per conoscere e comprendere l’araldica, basta iniziare ad osservare con attenzione e con alcune semplici cognizioni, i numerosi stemmi così diffusamente presenti in questo luogo. Nella maggior parti dei casi, essi sono collocati all’interno di una Cappella, identificando la Famiglia o il personaggio ivi sepolto precisato dalle epigrafi che abitualmente riportano nomi e cognomi dei defunti. Gli stessi stemmi si possono facilmente incontrare in molti altri luoghi della città: su palazzi antichi e su monumenti, nelle chiese, alle pareti dell’Archiginnasio, nei musei cittadini; inoltre nel materiale conservato presso le biblioteche come gli armoriali e numerosi diversi documenti storici. Una difficoltà nel riconoscimento e nell’attribuzione di un reperto araldico può essere rappresentata dal fatto che nella Certosa gli stemmi sono in larga parte privi di colori ma ciò solo in apparenza, perché in molti casi i colori sono presenti sotto forma dei “tratteggi convenzionali” tipici dell’araldica. Talora nel medesimo contesto si osservano due o più stemmi: spesso si tratta della rappresentazione araldica di entrambi i coniugi oppure di una famiglia i cui componenti hanno adottato stemmi diversi, ma l’identificazione o l’attribuzione di un manufatto araldico diventa particolarmente difficile in assenza di epigrafi.
Come esemplificazione di queste difficoltà e della metodologia che è possibile adottare per dare risposta a questo tipo di quesiti, analizziamo il caso della Cappella Hercolani la cui progettazione venne affidata dal principe Filippo Hercolani all’architetto Angelo Venturoli, il medesimo a cui Filippo aveva commissionato la trasformazione del Palazzo di famiglia. Sulle pareti di questa Cappella sono presenti quattro grandi stemmi di stucco, ognuno dei quali è “partito”, ossia diviso a metà in senso verticale: lo stemma della famiglia Hercolani è rappresentato nella destra araldica (la sinistra di chi osserva); a chi appartiene l’altra metà? Senza le epigrafi, come possiamo risalire ai titolari di quegli stemmi? La risposta a questo quesito ci può venire attraverso la ricostruzione genealogica.
Filippo Hercolani era figlio di Marco Antonio († 1772), Patrizio di Bologna, del Magistrato degli Anziani nel 1745, 3° Principe del S.R.I., Conte Palatino e Marchese di Blumberg, titoli rinnovati e trasferiti alla sua linea nel 1765. Nel 1727 sposa Silvia Barbazza, figlia del Marchese Giovanni Antonio, Patrizio di Bologna († 1783). Stemma HERCOLANI: Palato d’azzurro e d’oro, alla banda del primo, caricata di tre corone del secondo, attraversante sul tutto; col capo d’Angiò. Questo è il blasone dello stemma Hercolani, descritto con il linguaggio piuttosto particolare dell’araldica. “Traducendo”, possiamo dire che lo scudo è diviso in sei parti in senso verticale, coi colori alternati dell’azzurro e del giallo (oro) partendo sempre dalla destra araldica, sovrapposta alle quali vi è una banda obliqua azzurra con tre corone d’oro. Il “capo d’Angiò”, molto comune negli stemmi bolognesi come segno di appartenenza alla parte guelfa e risalente a Carlo d’Angiò, occupa il terzo superiore dello scudo e mostra il suo colore azzurro con tre gigli d’oro posti fra quattro pendenti di un lambello (figura araldica simile ad un rastrello) rosso.
Filippo Astorre Hercolani (1736 † 1810), 4° Principe del S.R.I. e Conte Palatino, Marchese di Blumberg e Patrizio di Bologna; Senatore nel 1775, Ciambellano Imperiale, fece edificare la villa di Belpoggio presso Bologna. Sposò nel 1774 Corona Maria Anna Cavriani (1751 † 1830), figlia del Marchese Ferdinando e di Maria Rosa Bentivoglio d’Aragona dei Marchesi di Gualtieri. Stemma CAVRIANI: Inquartato: nel 1° e 4° d’argento, a tre bande di nero; nel 2° e 3° d’argento, all’aquila bicipite di nero, coronata d’oro; con una croce patente alle estremità di rosso, attraversante sulla partizione. Infatti a questa descrizione corrisponde una metà di uno degli stemmi.
Il figlio Astorre Enrico (1779 † 1829), 5° Principe del S.R.I. e Conte Palatino, Marchese di Blumberg, Patrizio di Bologna, creato Conte del Regno Italico 1810, nel 1798 sposò Maria Malvezzi, (1780 † 1865), figlia di Piriteo Marchese di Castelguelfo, Patrizio di Bologna, e di Anna Maria dei Marchesi Malvezzi Angelelli Dama della Vice Regina d’Italia fino al 1814. Stemma MALVEZZI: D’azzurro, alla banda d’oro, attraversata nel cuore da uno scudetto dello stesso, caricato da un’aquila di nero, coronata, rostrata e membrata d’oro; col capo d’Angiò. Ed anche a questa descrizione, corrisponde una metà di un altro degli stemmi.
Concludiamo questo esempio di analisi, con un caso altrettanto emblematico offertoci da un altro degli stemmi presenti sempre nella Cappella Hercolani. Il Conte Don Filippo (1811 † 1847), Patrizio di Bologna, si sposò due volte: nel 1830 con Donna Luigia Pallavicini, (1811 † 1835) figlia del Marchese Don Pietro Ercole 1° Principe Pallavicini e della N.D. Maria Gradenigo, Patrizia Veneta. Rimasto vedovo, nel 1836 sposò Teresa Maria Luigia Carolina Anna Malvezzi Angelelli (1820 † 1897), figlia del Marchese Massimiliano Francesco, Patrizio di Bologna, e di Ippolita dei Conti Bentivoglio. Infatti, uno degli scudi è partito semitroncato con gli stemmi delle due consorti, ossia, oltre che ad essere diviso in senso verticale, nella parte sinistra (destra per chi osserva) è diviso anche in senso orizzontale con sopra lo stemma Pallavicini e sotto quello Angelelli. Stemma PALLAVICINI: Cinque punti d’oro, equipollenti a quattro d’azzurro; col capo d’oro, caricato di una staccionata di nero. Stemma ANGELELLI: D’azzurro, al grifo rampante d’oro, con la bordura di rosso, caricata di 14 penne di pavone al naturale.
Maria Cristina Sintoni
Bibliografia: F. Canetoli, Blasone Bolognese, ovvero Arme gentilizie di famiglie bolognesi nobili, cittadinesche e aggregate, Bologna, 1791-1795; IAGI Istituto Araldico Genealogico Italiano, www.iagi.info/genealogienobili; V. Spreti, Enciclopedia Storico-Nobiliare Italiana, Milano, Enciclopedia Storico Nobiliare italiana, 1928-35; G. B. Di Crollalanza, Dizionario Storico-Blasonico, Pisa, presso la Direzione del Giornale Araldico, 1886-1890