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Martino Berti

12 Novembre 1906 - [?]

Scheda

Berti Martino, di Raffaele e Caneti Elena. Nato a Bologna il 12/11/1906, ivi residente in via Marsala 8. Caporalmaggiore della Gnr fu accusato di collaborazionismo e di aver partecipato all’arresto e all'uccisione di diversi partigiani tra cui Remo Nicoli, Sandro Rossi e Giorgio Grotti.
I partigiani che sfortunatamente lo incontrarono, lo ricordano con il nomignolo di "il bastonatore", "lo scagnozzo delle SS" e come colui che durante le torture, faceva applicare una maschera antigas con il boccaglio di aspirazione chiuso.

La sentenza della Cas di Bologna rivela che Berti per le sue doti di investigazione fu in forza all’Ufficio politico investigativo della Gnr e dal febbraio 1945 fu al servizio del Sicherheitsdienst per la raccolta di informazioni sulla situazione sociale e politica e come informatore.
Pare che facesse arrestare dalla Questura, dalla Gnr o dai tedeschi i partigiani che riteneva responsabili dell’uccisione di due suoi fratelli per vendicarli e che partecipasse agli interrogatori e alle torture inflitte ai prigionieri nella sede della Gnr nella Facoltà di Ingegneria, anche a danno dei partigiani della 1ª brigata Irma Bandiera catturati nel febbraio 1945 e poi uccisi a San Ruffillo il 01/03/1945.
Nella sentenza di condanna si parla di una ventina di persone arrestate insieme ad Augusto Diolaiti e alla sorella di Sandro Rossi, Evelina, recluse a ingegneria, interrogate e torturate e poi passate alle SS, dieci delle quali furono ritrovate uccise a San Ruffillo.
La Corte d’Assise straordinaria di Bologna con sentenza del 17/08/1945 condannò Berti alla pena di morte mediante fucilazione alla schiena. Berti presentò ricorso e la Cassazione il 21/09/1945 annullò la sentenza rinviando gli atti per un nuovo giudizio alla Corte d’Assise straordinaria di Modena. - Procedimento davanti alla Corte d’Assise straordinaria di Modena contro Berti Martino conclusosi con sentenza 16/04/1946.
La Corte modenese ritenne Berti colpevole, ma gli concesse le attenuanti per il fatto che le sue azioni contro i partigiani, pur gravi, erano state dettate dal desiderio di vendicare i suoi fratelli uccisi. 
Venne quindi condannato alla reclusione per tredici anni e quattro mesi, cinque dei quali condonati nel luglio 1946; altri quattro anni, cinque mesi e 10 giorni furono condonati nel 1948.
Una sentenza della Corte d’Appello di Bologna del 14/01/1955 dichiarò Berti riabilitato