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Carlo Alpi

18 ottobre 1909 - [?]

Scheda

Carlo Alpi, da Mario e Sofia Lamieri; nato il 18 ottobre 1909 a Monghidoro; ivi residente nel 1943. 3a elementare. Operaio meccanico.
Iscritto al PCI e poi al PdA.
Nel 1923 emigrò in Belgio con la madre e cinque fratelli per raggiungere il padre, un antifascista fuoriuscito. Si iscrisse giovanissimo al PCI e divenne direttore de "La Riscossa", il giornale dei giovani comunisti residenti in Lussemburgo.
Nel 1930 - anno in cui il console italiano in Belgio lo denunciò al governo per la sua attività politica - si recò a Mosca (URSS) per seguire un corso politico. Nell'aprile 1931 il partito lo inviò in Italia con documenti falsi - in tasca aveva anche una tessera del PNF e la "cimice" all'occhiello della giacca - per organizzare una rete politica in Emilia-Romagna. Dopo un paio di mesi espatriò clandestinamente e rientrò in Italia, sempre con documenti falsi, il 2 luglio 1931.
Fu arrestato a Parma, con altri 24 militanti antifascisti, e deferito al Tribunale speciale con l'accusa di «ricostruzione del PCI e propaganda sovversiva».
Rinviato a giudizio il 28 gennaio 1932, con sentenza del 5 aprile fu condannato a 20 anni che scontò in parte nel carcere di Civitavecchia (Roma).
Durante la detenzione venne seviziato e riportò un danno permanente al cervello, per cui dovette subire più di un intervento.
Nonostante l'amnistia del decennale fascista, non venne scarcerato sino al 6 agosto 1934, quando fu assegnato al confino per 5 anni perché «ancora pericoloso».
Andò a Ponza (LT) dove il 5 marzo 1935 venne arrestato e condannato a 10 mesi di reclusione per avere partecipato a una manifestazione di protesta contro il duro trattamento.
Nel 1937 fu espulso dal PCI e nel 1938 arrestato e condannato a un mese per «avere detenuto un libro di carattere sovversivo». Lo stesso anno subì un nuovo arresto e venne deferito al Tribunale speciale dal quale, il 3 novembre 1938, fu condannato a 8 anni e 4 mesi. Non si conosce la natura dell'accusa perché non fu emessa sentenza istruttoria. Andò nuovamente a Civitavecchia e vi rimase sino al 20 agosto 1943.
Secondo una pubblicazione del 2004, nell’aprile 1940 iniziò a collaborarae con l’Ovra e svolse la funzione di informatore della polizia segreta del regime fascista fino al settembre 1943, quando fu scarcerato ( M. Canali, Le spie del regime, pp. 333-4, 352, 460, 615 e 782). Nel 1943 o nel 1944 aderì al PdA.

Prese parte alla lotta di liberazione, sull'Appennino tosco-emiliano, con la funzione di ufficiale di collegamento tra la brg GL Montagna e l'8a brg Masia GL.
Il 14 ottobre 1944 l'AMG, su designazione del CLN, lo nominò sindaco di Monghidoro, pochi giorni dopo la liberazione. Abbandonò la carica il 13 febbario 1945 per contrasti con l'AMG.
Riconosciuto partigiano, con il grado di maggiore, dal 10 ottobre 1943 alla Liberazione.[O]
Ha pubblicato: Il "fuoriuscitismo", in Storia dell'antifascismo italiano, a cura di L. Arbizzani e A. Caltabiano, Roma, Editori riuniti, 1964, vol.II, pp.127-30.