Salta al contenuto principale Skip to footer content

La cacciata degli Austriaci da Bologna nel 1848

1894 - 1896

Schede

La costruzione della celebre Scalea della Montagnola si deve alla collaborazione fra numerosi ed eminenti artisti che cooperarono nella direzione e realizzazione delle opere che ancora oggi si possono ammirare al ‘Pincio’ bolognese. In occasione dei lavori di sistemazione di via Indipendenza, arteria di collegamento tra la stazione ferroviaria e Piazza Maggiore, il Comune di Bologna, con contratto del 19 febbraio 1892, affidò agli architetti Attilio Muggia e Tito Azzolini il compito di dirigere i lavori di costruzione della grande scalinata, per la quale si palesò ben presto la necessità di completare la parte appaltata con opere decorative che richiamassero importanti avvenimenti ispirati alla storia di Bologna. Nacque così un progetto che collocava al centro della struttura architettonica una grande fontana e, come ornamento, cinque grandi bassorilievi da realizzarsi impiegando il marmo ravaccione di Seravezza.

Stando alla corrispondenza avvenuta nel 1894 tra i due direttori dei lavori e l’ingegnere Filippo Buriani, allora capo dell’Ufficio di Edilità ed Arte del Municipio di Bologna, la spesa preventivata fu di Lire 40.000. Pertanto, in ottemperanza alle necessità avanzate, il 15 novembre 1894 il Comune di Bologna emanò un bando di gara per la realizzazione dei cinque bassorilievi: i primi tre, da collocarsi in un attico prospiciente la scalinata, dovevano commemorare avvenimenti cittadini gloriosi quali L’8 agosto 1848, Il ritorno dei bolognesi vittoriosi da Fossalta (con Re Enzo Prigioniero) e La demolizione del Castello di Galliera; i restanti due, invece, da porre ai lati della fontana della Ninfa realizzata da Diego Sarti, dovevano essere di soggetto allegorico e rappresentanti Bononia Mater Studiorum e Bononia Libertas (Bologna tradizionalmente custode della propria libertà). La gara si distingueva così in due concorsi per ciascuno dei quali i partecipanti, liberi di scegliere tra i soggetti indicati, dovevano presentare un bozzetto ed un particolare dello stesso entro il 31 dicembre dello stesso anno. Solo in seguito, una commissione composta da Enrico Panzacchi, Enrico Barberi, Gustavo Bernardini, Alfonso Rubbiani ed Attilio Muggia e Tito Azzolini, avrebbe esaminato le proposte pervenute e individuato i cinque scultori più meritevoli, assegnando loro un compenso di Lire 4.000 comprensivo del marmo necessario per l’esecuzione. Il successivo 19 febbraio 1895 la commissione stessa, riunita a Palazzo del Podestà, ebbe modo di visionare i bozzetti presentati dai 14 artisti partecipanti e tra questi spiccarono immediatamente quelli del Golfarelli raffiguranti l’8 agosto 1848 e la demolizione del Castello di Galliera.

Come si evince dalla documentazione archivistica pervenuta, tra i due si preferì il primo «per l’efficacia della scena e per la saggia distribuzione dei gruppi», lodando in particolar modo il dettaglio presentato dall’artista per la «maestria non comune nella plastica» e la «rigorosa espressione nelle figure». Tra le sole migliorie suggerite dalla Commissione, venne avanzata la richiesta «che fossero evitati alcuni scorci che mal si possono rendere in un bassorilievo dal carattere adottato dall’artista e che si reputa lodevole: e s’indica p.e. la gamba sinistra del popolano che è nel primo piano – e si desidererebbe che l’austriaco ferito che si dibatte sul terreno, fosse nei suoi piani generali più simile al bozzetto». Con ogni probabilità il bozzetto ammirato dalla commissione è quello poi donato al Museo civico del Risorgimento di Bologna dallo scultore stesso nel 1916. La rappresentazione proposta dal Golfarelli, dunque, ottenne l’immediata e unanime approvazione dell’Onorevole Commissione, ed assieme a lui anche Ettore Sabbioni fu designato con la maggioranza dei voti per l’esecuzione del bassorilievo allegorico Bononia Libertas, a differenza degli altri scultori interessati che furono sottoposti ad un secondo esame prima della decisione finale. Tutti i lavori presentati alla gara furono esposti al pubblico dal 6 al 10 marzo presso il Palazzo del Podestà e il successivo 30 marzo il Sindaco Dall’Olio approvò in via definitiva le scelte operate dalla Commissione designata dando inizio alla fase di modellazione delle opere. Nel rispetto delle disposizioni elencate nel bando, con lettera del 17 luglio, lo scultore cesenate avanzò richiesta che la Commissione verificasse la modellatura del bassorilievo così da finirlo e tradurlo in gesso appena ottenuta l’approvazione necessaria che non tardò ad arrivare. Lo stesso giorno, infatti, lo scultore Enrico Barberi si recò presso il suo laboratorio di Via degli Angeli n° 20 e vi riscontrò nell’insieme un buon equilibrio, tale da autorizzare il Golfarelli a completare quest’opera che ancora oggi si contraddistingue per la grande immediatezza della scena. Dopo soli tre anni dall’inizio dei lavori, la monumentale scalinata di accesso alla Montagnola venne ultimata ed inaugurata alla presenza dei reali il 28 giugno 1896, divenendo espressione dell’orgoglio municipale e, al tempo stesso, parte di un luogo dedicato al piacere di una città che nell’arco di pochi anni attuerà grandi interventi urbanistici. In richiamo alla valenza patriottica del complesso, non stupisce che il Golfarelli abbia accettato con grande celerità di partecipare al concorso, come si evince da una lettera dello stesso indirizzata al Sindaco di Bologna. La possibilità di realizzare questo bassorilievo rappresentante la gloriosa giornata risorgimentale in cui gli austriaci furono respinti oltre Porta Galliera, infatti, deve averlo certamente stimolato ed entusiasmato, data la sua predilezione per i temi sociali che tanto sono presenti nella sua produzione. Nel Museo del Risorgimento di Bologna si conservano altri due rilievi dello scultore: Boldrini insultato dalla plebe bolognese e La distruzione del Castello di Galliera donati rispettivamente nel 1911 e nel 1923. Ambedue sono in evidente relazione con il concorso della scalea, ed anzi il secondo è poi il tema che verrà assegnato ad Arturo Orsoni. Un altro bozzetto conservato nel Museo, simile per materiale e dimensioni, è L’incontro di Teano, datato 1897 e quindi non riferibile al concorso della Montagnola.

La cacciata degli Austriaci da Bologna nel 1848, 1894 - 1896. Bologna, Via Indipendenza, Scalea della Montagnola.

Emanuela Lamborghini

Testo tratto da: Silvia Bartoli, Paolo Zanfini, Tullo Golfarelli (1852 - 1928), Minerva Edizioni, 2016. Fonti: BMRBo, Album Golfarelli; ASCBo, Fondo Ufficio Eredità ed Arte. Bibliografia: Le strade di Bologna. Una guida alfabetica alla storia, ai segreti, all’arte, al folclore. La vita millenaria della città rivisitata nella fitta intelaiatura delle vie e delle piazze dei quartieri tra curiosità, leggende, monumenti e avvenimenti memorabili, III, Nadalini-Torinoi, a cura di F. RAFFAELLI e A. VIANELLI, Roma, Newton Periodici, 1989; M.G. MUROLO, Architettura eclettica a Bologna tra Ottocento e Novecento. L’opera di Attilio Muggia, “Strenna storica bolognese”, XLI (1991), pp. 259-276; Bologna cambia volto. La storia per immagini di una città che si trasforma. Dal 1900 al 1920, la nuova urbanistica cittadina nelle fotografie di Arnaldo Romagnoli, Bologna, Pendragon, 2006 (I grandi libri fotografici della città, 5); R. MARTORELLI, Cento anni di scultura bolognese. L’album fotografico Belluzzi e le sculture del Museo civico del Risorgimento, “Bollettino del Museo del Risorgimento di Bologna”, LIII (2008); P. BORRI, Tullo Golfarelli da Carducci alle commissioni pubbliche, Tesi di Laurea in Restauro, Accademia di Belle Arti di Bologna, relatore A. PANZETTA, A.A. 2009/2010; O. SANGIORGI, Scheda n. 57, Pannello in altorilievo: La cacciata degli Austriaci da Bologna, in Monumenti tricolori. Sculture celebrative e lapidi commemorative del Risorgimento in Emilia e Romagna, a cura di O. PIRACCINI, Bologna, Editrice Compositori, 2012. (Immagini e documenti), pp. 93-94.