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Lazzaro Pallavicino (Pallavicini)

1603 - 21 Aprile 1680

Scheda

ARMA: Cinque punti d'azzurro equipollenti a quattro d'oro ed il capo del 2° caricato da una fascia scorciata e contromerlata di nero di tre pezzi.
Lo scudo è sormontato da un cappello cardinalizio con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante dice: Cardinale Lazzaro Pallavicino. Legato. 1670.
L'arma dei Pallavicino di Genova è: Cinque punti d'oro equipollenti a quattro d'azzurro quindi i colori sul muro sono invertiti.

Questa celebre famiglia ghibellina era originaria di Piacenza, forse risalente al ceppo degli Obertenghi. 
Adalberto, sceso in Italia con Ottone I e nominato suo Vicario in Lombardia, si fermò nel Piacentino e di lì la sua discendenza si diramò in varie parti d'Italia. Oberto, famoso capitano soprannominato Pellavicinus, da cui originò poi il cognome, divenne signore di molte terre e città di Lombardia. Suo figlio Alberto, assieme al fratello Guglielmo, diede origine a due grandi rami della famiglia suddivisa poi in varie linee. 
I Pallavicini discendenti da Guglielmo, divennero signori di un vasto territorio tra Parma, Piacenza e Cremona che venne chiamato «Stato Pallavicino» e la cui capitale fu Busseto. La famiglia seguì costantemente la legge longobarda per cui i suoi feudi vennero sempre divisi fra tutti i figli maschi e ciò fu causa di indebolimento e di accaniti contrasti. 
I Pallavicini ebbero titolo di Marchesi nel 1395 e ottennero il Patriziato Veneto nel 1427. Tra i loro membri innumerevoli sono i condottieri, i podestà, cavalieri di Malta, capitani, ecc.
L'arma dei Pallavicini di Lombardia era: 5 punti d'argento equipollenti a 4 di rosso ed il capo d'oro all'aquila spiegata di nero (capo dell'Impero).
Nel 1220 Niccolò, probabilmente figlio dell'altro fratello Alberto, si stabilì in Genova. 
I Pallavicini di Genova si aggregarono poi, secondo il costume genovese, ad altre famiglie quali i Buzzenghi, i Frascolati ed i Guarachi e di questi ultimi adottarono lo stemma: «D'oro alla fascia doppio merlata di nero».
Nel 1460 Babilano Pallavicino, ricco commerciante in Pera (Costantinopoli), entrò nell'«albergo» Gentile assumendone il cognome e lo stemma che fu da allora: «5 punti d'oro equipollenti a 4 d'azzurro ed il capo d'oro alla fascia scorciata e doppio merlata di nero».
Il figlio di Babilano, Antoniotto, allorché divenne cardinale, volle ripristinare l'antico cognome con il quale la famiglia nel 1528, costituì uno dei 28 «alberghi» della città. I Pallavicini occuparono ripetutamente le più alte cariche della Repubblica: 52 furono i senatori, 3 i dogi, molti gli uomini d'arme, gli ammiragli, i diplomatici, i letterati, ecc. 
Numerosi furono i vescovi ed i prelati, 5 i cardinali del ramo genovese, 2 del ramo lombardo.

Nacque a Genova nel 1602 dal marchese Niccolò e da Maria Lomellini, dal cui matrimonio nacquero ben 22 figli.
Non si hanno notizie riguardo alla sua infanzia, a parte gli studi giuridici compiuti prima di trasferirsi a Roma. Diventato Referendario delle due Signature, nel 1643 divenne chierico della Camera apostolica. Dal primo agosto del 1648 al 31 agosto del 1663 fu prefetto dell’Annona e della grascia, nel 1656 governatore delle Terre Arnolfine e dal 1657 al 1668 prelato della Congregazione dei baroni e dei monti. Nel 1657 e nel 1667 divenne prefetto degli archivi e nel 1677 decano dei chierici della Camera apostolica. Nel 1669 Clemente IX lo creò cardinale. Partecipò al conclave del 1669-70 dal quale risultò eletto Clemente X, che gli assegnò il titolo diaconale di S. Maria in Aquiro.
Fu fatto legato a Bologna e rimase in quella carica fino al settembre del 1673. La sua legazione, durata dal novembre del 1670 al novembre del 1673, fu travagliata: in seguito ad una carestia egli fu costretto a ridurre il peso del pane, la disposizione provocò una rivolta popolare alla quale si sottrasse a stento. Il suo carattere duro ed orgoglioso gli provocò poi lo sfavore del ceto nobiliare cittadino. Al termine della sua legazione tornò a Roma e nel 1676 partecipò al conclave che elesse Innocenzo XI.
Morì a Roma il 21 aprile del 1680 e fu sepolto nella chiesa di S. Francesco a Ripa.