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I contadini bolognesi rifiutano i vecchi patti colonici

1 Gennaio 1920

Schede

Gli agrari della provincia di Bologna cominciano a ricevere dai loro mezzadri lettere tutte uguali e con il timbro in calce della Federterra.
I contadini dichiarano di respingere il patto colonico in vigore dal 1908 e preannunciano la proposta di un nuovo accordo.
I proprietari rispondono con lo sfratto dei coloni dal 31 ottobre.
Il conflitto che si apre ha al centro, oltre al contenuto del patto, il riconoscimento dell'Agraria e la sua facoltà di trattare per i proprietari.
La vertenza assume valore emblematico e importanza nazionale per la presenza a Bologna della Segreteria nazionale della Federterra.
Da febbraio cominciano anche scioperi di braccianti: a Medicina e in altri comuni della Bassa gli avventizi invadono i poderi incolti.
In alcuni comuni dell'imolese sono attivate "guardie rosse" per evitare defezioni tra gli scioperanti.
E' questo un provvedimento controverso nel campo socialista: alcune personalità di spicco, come Zanardi e Massarenti, si dichiarano contrari.
La vertenza si concluderà, dopo dieci mesi di scioperi, con la firma del cosiddetto concordato Paglia-Calda, chiamato anche il "capitolato rosso", favorevole ai mezzadri.

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