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Leonello Grossi

4 gennaio 1880 - 25 agosto 1934

Scheda

Leonello Grossi, da Giovanni e Carolina Fiocchi; nato il 4 gennaio 1880 a Finale Emilia (MO). Farmacista. Iscritto al PSI. Nel 1904 fu eletto al consiglio provinciale di Bologna e l'anno dopo a quello comunale. Fece parte del consiglio provinciale ininterrottamente sino al 1920 (salvo una breve interruzione dal 1906 al 1908) e dal 1914 al 1920 ricoprì la carica di vice presidente. Nel 1914, quando il PSI conquistò il comune di Bologna, fu eletto nuovamente in consiglio e per alcuni anni fu assessore nella giunta presieduta da Francesco Zanardi. Fu mobilitato allo scoppio della 1a guerra mondiale, al termine della quale fu congedato con il grado di tenente farmacista. In vari periodi, prima e dopo la guerra, fece parte della redazione del settimanale socialista “La Squilla”. Per qualche tempo fu anche presidente della Congregazione di carità. Nel novembre 1919 fu eletto deputato per il PSI nel collegio di Bologna. Il 21 novembre 1920 era presente, come consigliere, alla seduta di insediamento del consiglio comunale nel corso della quale, a seguito dell'assalto fascista, si ebbero gravissimi incidenti con morti e feriti. Non fu arrestato - forse perché deputato - come altri consiglieri e dirigenti socialisti, ma subì egualmente gravi persecuzioni. Il consiglio dell'Ordine dei farmacisti, senza interpellarlo, prese un grave provvedimento disciplinare nei suoi confronti e a carico dell'on. Zanardi, pure lui farmacista. Anziché attendere la conclusione dell'inchiesta giudiziaria i farmacisti bolognesi sostennero, in un documento, che i due «non sentirono il dovere con l'autorità di deputato di dir parola o compiere un gesto che valesse in qualche modo ad evitare il predisposto eccidio e non portarono poi, a strage compiuta, ai feriti gravi quel soccorso cui erano strettamente tenuti come sanitari se non come uomini civili». I farmacisti bolognesi ignorarono volutamente che l'assalto a Palazzo d'Accursio era stato sferrato dai fascisti per cui il «predisposto eccidio» non poteva essere addebitato al PSI; così come ignorarono che negli incidenti non era morto solo il consigiere di minoranza Giulio Giordani, ma avevano perduto la vita anche dieci lavoratori. Poiché il regolamento dell'Ordine non prevedeva pene disciplinari, il consiglio dei farmacisti espresse «piena deplorazione pel contegno assunto» dai due colleghi. Grossi protestò rilevando che i farmacisti bolognesi «con metodo nuovo, si sono affrettati a pronunciare la mia condanna senza interrogarmi» e che pertanto il giudizio non poteva «essere sereno e imparziale». Il 24 gennaio 1921 alcuni fascisti lo sequestrarono e lo trasportarono nella «prigione» della sede del Fascio - una cantina che si trovava nello stabile di via Marsala 30 - dove fu bastonato da Leandro Arpinati e da altri fascisti. Il 18 febbraio 1921 alcuni membri delle squadre Sempre pronti per la patria e per il re lo aggredirono all'interno della farmacia cooperativa, in via Oberdan 24, della quale era direttore, e gli intimarono di lasciare subito Bologna. Non si piegò mai alla violenza e, in quegli anni, assunse numerosi incarichi direttivi all'interno del PSI. Ripresentatosi candidato alle elezioni del maggio 1921, non fu rieletto. Rientrò alla Camera nell'aprile 1924 quando, primo dei non eletti, subentrò ad Arturo Piccinini di Reggio Emilia ucciso dai fascisti. Nel 1925 fu schedato. Dichiarato decaduto da deputato, il 27 novembre 1926 fu arrestato e inviato al confino per 1 anno a Lipari (ME). Fu liberato il 25 novembre 1927. Tornato a Bologna, non si piegò al regime fascista. Nel 1929 fu dichiarato pericoloso in linea politica. Morì il 25 agosto 1934. Il suo nome è stato dato a una strada di Bologna. [O]