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Castiglione Dei Pepoli, (BO)

1919 | 1943

Insediamento

Schede

Nel comune era presente da molti anni una forza attiva sul piano sindacale e politico influenzata dai socialisti. Negli anni del primo dopoguerra si rafforzò ulteriormente, a causa dei problemi sindacali e politici posti dalla presenza in zona di una gran massa di lavoratori locali e immigrati ingaggiati per la ripresa su vasta scala dei lavori di costruzione della ferrovia Bologna-Firenze, denominata "Direttissima". Difatti proprio nella frazione castiglionese di Baragazza doveva nascere il fulcro della Grande Galleria, i cui lavori, si prevedeva, sarebbero durati diversi anni. Nel consiglio comunale del 16 marzo 1916 venne eletto a sindaco Mariano Girotti che era già consigliere fin dal 1906. Nelle elezioni amministrative del 10 ottobre 1920 i socialisti ottennero la maggioranza e nella prima riunione del consiglio, tenutasi il 24 successivo, venne rieletto sindaco il Girotti. Nella primavera del 1921, con decreto del Prefetto, venne imposto lo scioglimento del consiglio comunale e la nomina di un Commissario prefettizio. Il 10 agosto dello stesso anno, squadristi di Prato e di Ferrara piombarono a Castiglione ed attaccarono un gruppo di socialisti a fucilate e a colpi di mazza ferrata, ma vennero respinti. Girotti ebbe modo di dire: "Hanno tentato di romperci la spina dorsale, ma non ci sono riusciti". I fascisti mandarono poco dopo un sicario per attentare alla sua vita, ma egli lo affrontò personalmente costringendolo ad abbandonare il paese.

Il 29 agosto 1921 fu organizzata una nuova aggressione armata ai socialisti di Baragazza. Nel corso degli scontri restò uccisa incidentalmente la madre di un fascista del luogo che faceva parte del gruppo degli aggressori. Gli squadristi incendiarono anche numerose case di operai e bruciarono i pagliai di contadini socialisti. Per il fatto vennero denunciati 72 abitanti di Baragazza e dell'attigua frazione di Roncobilaccio. Due anni dopo, 42 dei 72 denunciati, tra i quali erano i consiglieri comunali della frazione eletti nel 1920, nel corso di un processo "monstre" con l'accusa di strage, vennero condannati a complessivi 495 anni di galera. Nel dicembre del 1922 si svolsero le nuove elezioni amministrative nelle quali furono presentate le sole liste fasciste. Il consiglio così eletto dette inizio alla gestione totalitaria del comune. Le violenze continuarono. Nel marzo 1923 a Castiglione un gruppo di "fascisti uccidono certo Venturoli (o Venturi) Giuseppe, che li aveva rimproverati di aver gettato una bottiglia di inchiostro contro il muro della propria casa" (Matteotti, 60). Durante gli anni del regime, Giuseppe Baldi (classe 1893), operaio, che aveva avuto una pena di 15 anni di reclusione per i "fatti di Baragazza", ma, nel 1928, era stato rimesso in libertà, fu immediatamente assegnato al confino per 5 anni. Prosciolto per condono nel 1932, militò poi nella brigata "Stella rossa" e restò ferito (Confinati e Dizionario).
Tra gli espatriati per ragioni politiche o per lavoro in Francia ed in altri paesi d'Europa, diversi castiglionesi svolsero attività politica e sindacale fra gli emigrati italiani. Allo scoppio in Spagna della rivolta capeggiata dal generale Francisco Franco, tesa ad abbattere la repubblica e ad instaurare un regime reazionario, sei castiglionesi attraversarono i Pirenei e si arruolarono nelle file degli internazionali antifascisti: Arturo Fogacci, Fiovo o Fiobo Masi, Giuseppe Poli, Giovanni Cerbai "Giannetto", Francesco Gasperini e Giuseppe Degli Esposti. I primi tre caddero in terra iberica: Fogacci, al suo primo combattimento a Morata de Tajuna; Masi sul fronte di Saragozza e Poli a Casa de Campo (Spagna). Il Cerbai (classe 1912, nato a Camugnano, ma diventato poi castiglionese), dopo l'esperienza spagnola e dopo essere stato rinchiuso in un campo di concentramento in Francia, tornò in Italia, fece il gappista, il comandante partigiano e fu catturato il 4 dicembre 1944 nel corso di un rastrellamento, poi rinchiuso nel carcere di San Giovanni in Monte a Bologna. Di lui non si ebbero più notizie. Si presume che sia stato prelevato dal carcere il 10 febbraio 1945 e fucilato alle Fosse di San Ruffillo (v. Bologna). Gasperini, che aveva preso parte allo scontro di Baragazza con i fascisti e per questo era stato condannato a 20 anni di reclusione, combatté a Monte Pelato. Il Degli Esposti, dopo aver partecipato a diversi combattimenti, nel 1938, infermo, fu rinviato in Francia e più tardi partecipò alla resistenza in Corsica, dove risiedeva.
In seguito all'occupazione tedesca della Francia, quattro castiglionesi combatterono nelle file della resistenza francese: Cesare Luccarini (classe 1922) fece parte della brigata gappista che nel 1943 giustiziò il comandante tedesco di Parigi, Von Schaumburg e, pochi mesi dopo, Julius Ritter, quindi fu catturato e fucilato; Domenico Fabbri (classe 1907), catturato per rappresaglia, fu torturato e fucilato a Metz, il 13 gennaio 1944; Pietro Poli (classe 1898) cadde il 25 agosto 1944 durante la battaglia per la liberazione della capitale francese e Giuseppe Mattei (classe 1924), in esilio in Francia con la famiglia, fra il 1941 e il 1943 partecipò alla resistenza nella regione di Arras, dove fu arrestato e seviziato fino a morire il 23 aprile 1944. Sua madre, Elisa Giusti, fu arrestata e carcerata, poi deportata in Germania dove morì (Dizionario).